mercoledì 17 novembre 2021

Regole di libertà

Regole per essere liberi e felici (perfino in coppia)


Ci prendiamo quattro giorni solo per noi, mentre i bimbi sono al mare coi nonni.
E’ da anni che vorremmo fare la Via del Sale, da Varzi a piedi fino al mare.
Però il mare come direzione, non come obbiettivo che poi se piove o ci si vuole fermare a fare un bagno la fiume e non si arriva al mare ci si incazza.

Regola Numero Uno: niente aspettative, facciamo il patto che tutto quello che arriva a bene, va bene?
L'importante per me è solo stare bene insieme. E stare fuori casa 4 giorni. E camminare. E non usare la macchina. E non portarsi la tenda che pesa troppo. E fare il bagno nel fiume. E fare il fuoco. E fare l'amore.
Insomma a me va bene tutto, escluso il caso in cui non si faccia tutto quello che voglio io. (la regola numero uno la butto nel cesso prima ancora di partire). Ma tu giurami che se qualcosa non va come vuoi tu non ti prendi male perchè volevi per forza andare al mare e se non si arriva al mare che senso aveva tutto il cammino. Perchè non c'è una strada per l'amore. L'amore è la strada.
Il primo giorno non partiamo presto perchè preferiamo iniziare l’idillio con una mezza giornata per litigare su cosa fare dal momento che probabilmente pioverà e questo scasina tutto, anche se invece non scasina niente perché va bene tutto, ma un minimo bisogna prevedere dove andare passando per dove con o senza saccoapelo con o senza macchina per un pezzo, con o senza fornelletto e spesa, con o senza cartina, con o senza fiducia nella provvidenza. Alla fine optiamo per i tutti i "senza" possibili e immaginabili e dopo estenuanti discussioni ci incamminiamo esattamente lungo la via del sale, come avevamo stabilito da sempre, seguendo il percorso che ciascuno dei due avrebbe fatto se fosse stato da solo ma siccome non sei da solo è giusto discuterne fino allo sfinimento perchè non ha senso rinunciare a una una bella litigata solo per il fatto che si è d'accordo.

venerdì 29 maggio 2020

La Ballata del Sistema Immunitario

CI HANNO DETTO DI STARE MOLTO ATTENTI
DI INDOSSARE SEMPRE MASCHERINE E GUANTI
DI NON TOCCARCI, NIENTE ABBRACCI O BACI
SOLO TELEFONATE E SALUTI FUGACI

E' MOLTO GIUSTO AVERE QUESTE PRECAUZIONI
PER PROTEGGERE MALATI E ANZIANI
MA NON DOBBIAMO AVERE PAURA:
IL NOSTRO CORPO E' UNA CASA SICURA

PER QUESTO NON DOBBIAMO AVERE PAURA:

IL NOSTRO CORPO E' UNA CASA SICURA

LA PELLE MI AVVOLGE INTERAMENTE

SE LEI STA BENE NON PUO' ENTRARE NIENTE
SE ENTRA QUALCOSA DAL NASO O DALLA BOCCA
LO SCACCIO CON TOSSE, STARNUTI E ... CACCA



giovedì 14 maggio 2020

Nostalgia di seconda mano

Noi no.
Noi non abbiamo fatto il viaggio.
Non siamo stati sradicati o esiliati dalla nostra terra.
Non abbiamo vissuto l'insicurezza, le umiliazioni e la solitudine 
di essere muti e sordi a una lingua straniera, 
bambini balbuzienti trattati da dementi.
Non abbiamo dovuto ad adattarci a cibi alieni, usanze bizzarre,
nuove relazioni ruvide o scivolose, imperscrutabili.
Non abbiamo lottato, spaccandoci la schiena e patendo la fame,
 per ottenere un briciolo di dignità,
 per costruire questa fortuna su cui noi ora possiamo adagiarci.
Loro hanno fatto tutto questo per noi.
Noi siamo nati qui,
siamo a casa in questa lingua più che nella loro, 
ci riconosciamo nei sapori e nei gusti di questo paese, 
noi siamo come gli altri,
quelli nati e cresciuti qui da generazioni.
Siamo come loro...
 viziati e inconsapevoli.
Abbiamo avuto la vita facile, noi.
 La pappa pronta.
Non ci è stato fatto mancare niente, 
nè cibo nè vestiti, e abbiamo potuto studiare.


Ma insieme al colore degli occhi, alla statura, alla dose di melanina 
e alla predisposizione per la cellulite o i brufoli, 
abbiamo ereditato anche tutto il resto,
un dolore sordo,
 trauma altrui, 
indicibile perchè non vissuto,
incurabile,
perchè dovremmo essere noi stessi,
figli integrati,
la ricompensa e la consolazione a tutte quelle sofferenze.
Nel nostro sangue scorre non filtrata la stessa nostalgia.
Otherbook - Frase di Milan Kundera - La nostalgia è la sofferenza ...Ma nostalgia di cosa?
Di un paese mai visto? Di parenti sconosciuti?
Nostalgia ereditata, appresa
Nostalgia orfana di oggetto
Nostalgia incomprensibile, ingiustificata
Nostalgia di seconda mano,
 incurabile,
perchè l’altrove a cui aneliamo 
è un paese straniero.
Loro sì, forse, possono sentirsi a casa
tornando al paese,
riassaporando i suoni e gli affetti.


Ma noi no,
noi non abbiamo sofferto quello che hanno sofferto loro 
per offrirci questo benessere.
Loro hanno barattato la loro felicità per la nostra.
Ora noi glielo dobbiamo.
Dobbiamo essere felici. 
E’ obbligatorio.
Noi non possiamo stare male, non possiamo fallire.
Non possiamo avere nostalgia.

Noi no.



Citazioni-Nostalgia | Citazioni nostalgia, Citazioni, Citazioni da ...

lunedì 4 maggio 2020

Il ricamo perfetto


Risultato immagini per weaver painting middle easr"“C’era una volta una ragazza che viveva in cima a una torre molto alta. Passava le giornate a ricamare ed era bravissima, ma lasciava sempre un particolare incompiuto...cosi’ le avevano insegnato, perche’, diceva sua nonna, la perfezione non e’ di questa terra e noi dobbiamo ricordarcelo.
Solitamente ritraeva animali, piante o paesaggi, ma un giorno, mentre stava ricamando un cavallo, penso’ che ci sarebbe stato bene un cavaliere.

Ci stava molto bene, infatti e le venne molto bene, naturalmente.

Cosi’ bene che se ne innamoro’.
Passava la notte a guardarlo e lo sguardo continuava a caderle sul lobo dell’orecchio, che aveva lasciato incompiuto.
E’ un vero peccato, penso’, lasciarlo cosi’...e aggiunse il punto mancante.
Knight and lady | Waterhouse paintings, John william waterhouse ...In quel preciso momento il giovane la guardo’ negli occhi e scese da cavallo.
Lei sobbalzo’ spaventata, ma lui la prese tra le braccia e lei si senti’ la donna piu’ felice del mondo.

I due vivevano d’amore e d’accordo, nessuno usciva mai dalla torre perche’ se avevano fame lei ricamava una pizza e se la mangiavano, se volevano andare a fare un giro lei prendeva uno dei suoi lavori incompiuti e bastava che aggiungesse un punto perche’ il paesaggio prendesse tridimensionalita’ intorno a loro.
E ogni volta che lei creava qualcosa lui si rallegrava e la baciava con passione.

giovedì 30 aprile 2020

Scuola per guardie del corpo invisibili

linfocita

In un tempo vicino vicino, in un paese vicino vicino, viveva un piccolo linfocita.



linfociti
Era una piccola pallina e aveva tantissimi fratellini e sorelline.
Globuli Bianchi Alti: Scopri Tutte le Cause!
globlui bianchi e globuli rossi

Erano nati da pochi
secondi ed erano tutti contenti, rotolavano e scherzavano tra loro.
Erano piccolissimi, così piccoli che nessun essere umano potrebbe mai vederli a occhio nudo.

domenica 17 marzo 2019

Le disfunzioni di Propp e la Bussola del Sè

Compito del corso di scrittura creativa presso la Biblioteca di Rivanazzano:
Rielaborare in chiave moderna la celebre fiaba di Cenerentola.
Nel testo potranno comparire elementi nuovi,
funzioni di Propp non presenti nel testo originale,
ma sarà necessario mantenere inalterata la trama.

(Ricerca immagini a cura di Mimmi)

Cenerentola era una brava ragazza, gentile e servizievole, faceva dei turni assurdi in un call center per portare i casa quei pochi soldi che poi venivano spesi in belletti, vestiti e gratta&vinci dalla compagna di suo padre e dalle sue due figlie, che passavano la giornata stravaccate sul divano facendo zapping davanti alla tv. La loro massima aspirazione era ricevere il reddito di cittadinanza e diventare famose partecipando a un programma televisivo.
Cenerentola invece sognava in grande, come sua madre, che infatti l’aveva chiamata così proprio in onore della sua fiaba preferita. La madre, che aveva sposato un metalmeccanico, sperava che sua figlia incontrasse un principe azzurro, ricco, bello e gentile.
Un giorno, mentre cercava di sturare il lavandino da un grumo appiccicoso di capelli, Cenerentola vide una pantegana che stava mangiando le briciole sotto al tavolo. Per lei quello fu un segno del cielo: quel topolino era senz’altro il suo aiutante magico! Da quel giorno l’avrebbe aiutata nei lavori domestici pulendo come per incanto gli avanzi della cena…
Cenerentola si era studiata e ristudiata tutte le opere di Vladimir Propp, con particolare attenzione per Morfologia della fiaba, si leggeva e rileggeva la descrizione di tutte le funzioni cercando di immaginare in che modo si sarebbero sviluppate nella sua vita.
Quel giorno lei presentì chiaramente che l’Equilibrio Iniziale stava per avvicinarsi alla Rottura e che presto sarebbero iniziate le Peripezie dell’Eroe o dell’Eroina (Propp parlava solo di “Peripezie dell’eroe”, senza menzionare mai l’eroina, perchè era un po’ puritano e all’antica e aveva pudore ad ammettere che molto spesso l’eroina giocava un ruolo fondamentale nelle fiabe). Quella sera Cenerentola si fece una dose doppia e si mise ad aspettare di ricevere l’invito al rave party dove finalmente avrebbe incontrato il suo tronista miliardario.

lunedì 4 febbraio 2019

Amare, prima coniugazione



Questa è la nostra prima coniugazione plurale.
Tu non ti eri mai coniugato prima, singolare, riflessivo,
solido, responsabile e con un cuore grande.
Io non mi ero mai coniugata prima,
singolare, riflessiva,
creativa, dispersiva
e con un cuore un po’ troppo grande.
Questa è la nostra prima coniugazione plurale,
riflessiva:
ci siamo coniugati,
anche se da definizione, riflettendoci,
si è coniugi solo
se uniti dal sacro vincolo del matrimonio,
e noi non lo siamo.
Ma siamo coniugi nella definizione etimologica del termine,
siamo uniti dallo stesso giogo,
da una casa in comune, tre figli in comune, un letto in comune.


Se mal comune, mezzo gaudio,
allora ben comune, doppio gaudio!

E se ci siamo aggiogati è perchè siamo soggiogati,
siamo soggiogati dalle responsabilità di un’economia familiare
e dell’allevamento di esseri umani che costruiranno il futuro,
ma siamo soggiogati ancora di più da un’altra forza.

mercoledì 23 gennaio 2019

Sia lodato l'antisemitismo

Come sempre nei tempi di crisi servono capri espiatori, gli Altri servono a questo.
Dio ha creato gli stranieri apposta, credo. Oppure ci sono gli ebrei.
Tu puoi anche dimostrare che la tua famiglia è italiana dal 1492, da quando è stata scacciata dalla Spagna, ma se il tuo cognome è ebraico, sarai sempre più straniero del nipote di uno statunitense nato in Italia.
Tuttavia, studiando la mia autogenealogia ho realizzato che senza l'antisemitismo, la scoperta dell'America e ancora prima le Invasioni Barbariche, io non mi chiamerei Charo Segrè, non avrei i capelli biondi e, in definitiva, non esisterei nemmeno.
Infatti, se i Segrè non fossero stati cacciati dalla Spagna durante la Reconquista, non sarebbero mai arrivati in Italia e se il nazifascismo non avesse deciso di fare fuori tutti gli ebrei per purificare la razza, mio nonno non sarebbe scappato in Cile, non avrebbe conosciuto mia nonna e mio padre non sarebbe nato.
A rigor di logica dovrei quindi ringraziare l'Eterno per la "Reconquista" spagnola, la "scoperta" dell'America e il mito della "Purezza della Razza". E allora perchè invece quando sento nominare uno a caso di questi fenomeni mi ribolle il sangue nelle vene e ho l'impulso di allungare una mano alla ricerca di un randello?
Per oggi mi concentrerò sulla cosiddetta "Reconquista" - termine che già mi fa saltare i nervi, ma non entrerò nel merito di questa scaltra trovata propagandistica che lascia intendere che i cattolicissimi Re di Spagna si stavano giustamente riprendendo ciò che spettava loro da sempre.
Facendo ricerche sulle mie origini con tutti i mezzi a mia disposizione (wikipedia), apprendo che forse c'erano già ebrei in Spagna dai tempi di Salomone e pare che molti vi fossero arrivati dopo la distruzione del Primo Tempio di Gerusalemme ad opera di Nabucodonosor (che a quanto pare non si era solo limitato a distruggere il tempio), nel 586 a.C. Tuttavia qualcuno insinua che questa bufala sia stata inventata dagli ebrei spagnoli per tirarsi fuori dall’accusa di deicidi, dal momento che quando c’era da crocifiggere Gesù loro erano già in Spagna.
Per altro questa accusa di aver ucciso Dio è stata sposata dalla Chiesa per un paio di millenni. Solo nel 1962 (nel 1962!!!!!) Giovanni XXIII pensò che non fosse tanto carino continuare a leggere, ogni venerdì di pasqua, “et pro perfidis judaeis”.  Evidentemente a nessun cristiano, nemmeno dopo la shoah, era suonato sinistro e potenzialmente pericoloso questo passaggio in cui la crocifissione di Nostro Signore viene attribuita ai perfidi ebrei, giustificando per due millenni persecuzioni e violenze che, mi si contesterà, per altro erano iniziate già molto prima e non pare siano finite dopo l’emerita correzione del papa.
Così per due millenni ogni cristiano incontrando un ebreo vedeva un essere capace di crocifiggere non solo un essere umano, ma Dio stesso, senza poter sapere - a causa di quella riservatezza ebraica dovuta all’inesistente interesse per il proselitismo - che la legge ebraica è sempre a favore della vita e in nessun caso si prevede la pena di morte per un essere umano, nè la sofferenza e la morte dolorosa per una bestia.
Per i gentili (così gli ebrei chiamano i non ebrei, chissà poi in virtù di cosa…) era invece normale immaginare che questa gente che non andava in Chiesa amasse rapire e uccidere bambini per poi crocifiggerli, strappargli il cuore e usare il loro sangue per il pane azzimo che gli ebrei tradizionalmente mangiano durante la festa di Pesach in cui festeggiano la liberazione dalla schiavitù dell'Egitto. Ricorrenza che non a caso cade nei pressi della pasqua cristiana, dal momento che quella che i cristiani chiamano “ultima cena” era in realtà il seder di Pesach che Gesù stava celebrando con i suoi discepoli. Così quando i gentili (e intelligentissimi) cristiani vedevano gli ebrei festeggiare proprio nei giorni in cui loro, i figli di Dio, cioè i cristiani, piangevano il "loro" Gesù, erano convinti che i sadici giudei stessero celebrando quella perfida vittoria e non erano certo in grado di capire che invece stavano facendo proprio la stessa cena, con tanto di pane spezzato e vino versato, che loro scimmiottavano ogni domenica a messa.
E' buffo ricordare che anche i primi cristiani venivano accusati di deicidio. Del resto il loro rito culmina con un atto di cannibalismo in cui i fedeli mangiano insieme il corpo del loro dio umano e bevono il suo sangue - mutuando appunto il gesto dal seder di pesach in cui però il pane e il vino non hanno simbologie splatter.
La cosiddetta “accusa del sangue”, che vede gli ebrei come uccisori recidivi di bambini innocenti e di divinità (o di innocenti che diventano divinità per il fatto di essere uccisi) non è solo una leggenda medioevale, ma era ancora in auge ai tempi del nazismo, quando il Terzo Reich aveva bisogno dei soldi degli ebrei e l’argomento della purezza della razza avrebbe potuto non essere sufficiente per giustificare agli occhi di tutta la popolazione il programma di pulizia del sangue su larga scala.
Ma non è tutto, l’anno seguente la sconfitta del nazismo, in Polonia, gli stessi ebrei che avevano avuto la sventura di tornare vivi dai campi di concentramento vennero ancora accusati di infanticidio e linciati nelle loro case e per le strade, senza suscitare nelle forze dell’ordine la benchè minima reazione.
Perseguitati dai visigoti cristiani fino al 681 d.C., e in seguito invece rispettati e riconosciuti come sapienti durante la dominazione islamica fino all’incirca all’anno 1000 (e smettetela con questa storia che i musulmani sono intolleranti, perchè, se dobbiamo fare una gara su chi è stato più intollerante e aggressivo dalla nascita dei monoteismi a oggi, credo che i cristiani potrebbero vincere) gli ebrei di Spagna si sentivano spagnoli nel sangue e non avevano altra patria da almeno un millennio.
Capirete anche voi che scoprire di punto in bianco che metà dei tuoi vicini di casa dovranno essere scacciati con la forza, può suscitare delle perplessità in un paese civile.
Per questa ragione, al fine di favorire una buona accoglienza all’editto di Granada del 1492 che sanciva l’espulsione degli ebrei dal suolo spagnolo, venne chiesto il sapiente intervento di Torquamada - grande inquisitore dedito a scovare i marrani (ossia gli ebrei che avevano finto di - o erano stati costretti a - convertirsi al cristianesimo pur mantenendo le antiche tradizioni e che in virtù di ciò venivano definiti marrani, ossia “maiali”) e in seguito anche i moriscos (ossia i musulmani che si erano convertiti o erano stati convertiti, che venivano chiamati simpaticamente “marroncini”, prima di essere definitivamente espulsi anche loro con tutti i musulmani circa un secolo dopo). Torquemada trovò una soluzione piuttosto semplice, che funzionava bene perfino senza i social network: mise in piedi un processo contro alcuni ebrei con la sempreverde accusa di infanticidio a scopo rituale.
Il fatto che non sia mai stato rinvenuto il cadavere e, fatto ancora più increscioso, non ci fosse stata nessuna denuncia di minore smarrito, non scoraggiò l’indomito inquisitore, che dopo un anno di torture riuscì a cavare fuori dagli imputati varie confessioni, tutte assolutamente inconciliabili tra loro (benchè fosse stata data a quegli zucconi la possibilità di confrontarsi e accordarsi per bene).
Fu celebrato così un pubblico autodafè, letteralmente “atto di fede”, che consiste in una sacra messa, una processione e poi un bel falò dove i colpevoli di infanticidio - e anche di deicidio, in quanto ebrei - vennero dilaniati con tenaglie incandescenti.
Questo happening splatter non ha solo lì per lì spianato la strada affinchè, pochi mesi dopo, potesse essere salutata con gioia e sollievo la cacciata degli ebrei, ma ha anche ispirato il culto del Santo Niño de La Guardia (il famoso minore di cui nessuno denunciò la scomparsa e di cui non si trovò il cadavere) che rimase in voga fino al XX secolo, nonchè varie opere letterarie e teatrali che nei secoli hanno reso sempre più credibile e dunque vera a questa panzana che ancora nell’Ottocento era considerata veritiera non solo dai critici letterari delle suddette opere, ma anche da insigni storici.
All'inizio del Novecento invece, uno scrittore russo ritenne necessario dare una rinfrescata all'odio contro gli ebrei scrivendo un simpatico pamphlet, noto come "I Protocolli dei Savi di Sion", nel quale dei vecchi ebrei spiegano alle giovani leve come impadronirsi del mondo controllando i media, la finanza e sovvertendo l'ordine sociale. Questo testo, benchè sia stato quasi immediatamente riconosciuto come falso, è stato diffuso e apprezzato e ancora oggi è una fonte che viene citata a mezza voce dai più colti tra gli amanti del complottismo pluto-giudaico-massonico.
Ad avere fegato, potete aggiornarvi sulle recenti teorie che circolano in rete rispetto al complotto cabalistico-talmudico-sionistico-sporco-ebreo che naturalmente vede gli ebrei artefici dell'immigrazione in Europa, pagando e deportando negri sani (per rubarci il lavoro) e malati (per infettarci tutti) con lo scopo di distruggere la razza bianca. (Scoprire che gli ebrei sono accusati di voler distruggere la razza bianca mi ha fatto comprendere all'improvviso che io in quanto ebrea non appartengo alla razza bianca, ma alla razza semitica. Non so perchè questa notizia mi mette di buon umore.)
La prova schiacciante di questo piano diabolico è l'affermazione di uno storico statunitense (Noel Ignatiev, ebreo e comunista) che ha affermato che bisognerebbe abolire il concetto di razza bianca e i privilegi che ad essa sono associati.
Orbene, dopo questa confortante panoramica, io dovrei ringraziare l'antisemitismo senza il quale non si sarebbero verificati tutti fatti violenti e dolorosi che hanno creato le condizioni per la mia esistenza.

... va bene, ok, quello che è stato è stato, però cazzo per favore non possiamo imparare qualcosa dal passato e provare a non rifare proprio gli stessi identici errori all'infinito? Chiederei un po' più di fantasia all'umanità.

vedi anche
Per dimenticare la giornata della memoria
Razza ebraica (parte 1)
I pre-giudizi, la "patria" e quell'imbecille di Aristotele (parte 2)
Il complotto giudaico e gli italiani brava gente (parte 3)

lunedì 12 novembre 2018

Discorrendo di teologia con un treenne

Ci sono momenti di crisi esistenziale in cui si mette tutto in dubbio, ma proprio tutto.
In quei casi un bambino di tre anni può fornire oracoli illuminanti



- Mamma, oggi mi porti all’asilo?
- No, oggi niente asilo perchè è domenica
e non si va a lavorare nè a scuola
- Perchè?
- Perchè il settimo giorno si riposò
- Chi si riposò?
- Dio
- Chi è Dio?
- Secondo la tradizione ebraica e cristiana
da cui è tratta la citazione
“il settimo giorno si riposò”,
Dio è il creatore del cielo e della terra
e di tutte le cose visibili e invisibili
- No, Dio ha creato solo il Sole
- Ah, tu quindi sostieni con Eraclito
che l'archè primigenio sia il fuoco?
- La notte non l'ha creata
- Quindi affermi che la notte non è alto che la mancanza di luce, come direbbe Newton?
- Tra la notte e il sole cambia
- Che cosa cambia?
- Cambia la strada
- In che senso cambia la strada?
- Cambia la strada per arrivare
- Ah, beh, quella cambia sempre,
del resto tutto cambia, o no, Martin?
che cosa non cambia?
- Quello che è rotto non cambia,
quello che è sbagliato non cambia
- Ma quello che è rotto si può aggiustare,
e a volte anche quello che è sbagliato si può aggiustare,
quindi che cosa c'è che non cambia?
- Quello che è rotto e non si può aggiustare non cambia.
- Ah, beh, sì, forse hai ragione, figlio mio...

5 minuti dopo
- Accipicchia!
- Che cosa c'è mamma?
- Si è rotto questo coso (la cerniera della gonna)
- Che cosa si è rotto, mamma, il paradiso?
- Il paradiso? Sì, a volte anche il paradiso si può rompere, credo.
- Quale paradiso?
- Giusto, figlio mio, quale paradiso? Ce ne sono tanti di paradisi,
hai ragione tu, forse ognuno ha il suo
e ognuno dovrebbe stare attento a non rompere il proprio
e nemmeno quello altrui.