mercoledì 28 dicembre 2011

fiaba collettiva


Anni fa su un forum di gente in ricerca abbiamo scritto una fiaba collettiva. La proposta era mia, hanno iniziato gli altri. Ma nessuno aveva il coraggio di infrangere l'idillio creato e così a una certo punto sono intervenuta io con la prepotenza che mi caratterizza, tanto che poi alla fine le ultime puntate sono tutte mie.

Ringrazio Stefano, Fox, Ester e Jane- dei quali conosco solo il primo- per aver scritto con me questa storia e chiedo il permesso di pubblicarla qui. 



fox
C'era una volta, in un paese lontano, ma talmente lontano che molti lo indicavano nel luogo dove il cielo e la terra si incontravano, un vastissimo bosco, verde e lussureggiante...
All'interno del bosco si trovava una cascata, la cui scrosciante acqua creava un arcobaleno che si rifletteva sulle acque del fiume sottostante. Il fiume passava zigzagando all'interno del bosco, e le sue rive erano ricche di piccoli animaletti che camminavano tra i fini ciottoli levigati da migliaia di anni di acqua.
Su una di queste rive, sotto le folte fronde di un verde albero, si riparava dal caldo sole pomeridiano una ragazza dalle lunghe orecchie a punta e con una lunga gonna color fragola. La ragazza era seduta ai piedi dell'albero e cantava.

ste
Il canto si espandeva nell'aria e avvolgeva ogni cosa incontrasse rendendolo luminoso e riequilibrando ogni filo d'erba, ogni foglia, portando pace nel cuore di ogni animaletto, piccolo e grande, tanto che tutti iniziarono a fare un cerchio intorno alla ragazza e girare intorno a lei creando disegni in continua trasformazione, i colori delle loro pellicce, squame, corazze e spine creavano una varietà in totale sintonia con l'arcobaleno. Un arcobaleno circolare tutto intorno a lei, un arcobaleno vivo che cambiava ritmicamente, fluidamente, continuamente. Ogni cosa era sintonizzata con il suono del canto... quel canto, come un unico pensiero...
La vibrazione si adagiava sull'acqua, sul vento, era nella terra, e nei raggi del sole...

Non molto lontano, seguendo il ruscello, scendendo lungo il pendio lungo il quale si estendeva il bosco, c'era una casa, non era nè grande nè piccola, era tutta coperta di vegetazione perchè era lì da molto tempo, un albero cresceva così vicino al muro che le radici e i rami erano entrati tra i sassi che formavano il muro. La casa sorgeva su una piccola radura pianeggiante e appena oltre il pendio tornava a scendere formando una piccola valle in parte coperta di prati e in parte di alberi, da lì si poteva vedere una foresta grandissima arrivare fino all'orizzonte. Da lì si poteva vedere il cielo che si univa con la terra attraverso le fronde degli alberi.

Il ruscello passava proprio accanto alla casa e una grossa ruota da mulino pendeva leggermente storta appoggiata tra il muro e la sponda.
Il suono del canto attraverso l'acqua arrivava fin lì...

ester
Nella casa in riva al fiume e immersa nella vegetazione abitava un vecchio, stava lì da molto tempo...così tanto tempo che lui stesso non ricordava di aver vissuto in un posto diverso da quello. Viveva da solo, lontanissimo dal villaggio più vicino, nessun uomo era mai andato a fargli visita, perché nessuno immaginava che in quel bosco, accanto al fiume che scendeva serpeggiando, potesse esserci una casa abitata...e se qualcuno era mai passato da quelle parti, anche nelle vicinanze della casa, non si era accorto della sua esistenza...questa era infatti in totale armonia con la natura: i rami e le radici degli alberi si intrecciavano con i sassi che formavano le pareti, nel pavimento cresceva l'erba e tutti gli spazi all'interno erano stati forgiati dalla natura stessa, gli animali del bosco potevano entrare, dormire, mangiare e riuscire quando volevano. Il vecchio non rivendicava la proprietà di quella casa, era parte del bosco.
La verità è che nessuno poteva vedere quella casa se non aveva intenzione di cercarla...per questo ancora nessuno ci aveva messo piede, a parte il vecchio.

Quel giorno, mentre faceva il bagno come tutte le mattine nel fiume, sentì sollevarsi dalla fresca acqua quel canto...e fu stupito e felice allo stesso tempo, era come se da sempre avesse aspettato di sentire quel suono, ma in cuor suo temesse che non sarebbe mai arrivato.

fox
I pesci passavano veloci attorno ai suoi piedi creando delle piacevoli correnti d'acqua che lo solleticavano; anche loro, erano in completo ascolto di quella dolce melodia che si trasmetteva nell'acqua e anche loro, danzavano propagando quella stessa melodia.
Il vecchio si guardò attorno, e vide che ogni foglia e persino le nuvole nel cielo stavano danzando al suono di quel canto.
In cuor suo desiderò seguire quel suono fino alla sua origine, ma il suono era ovunque, allo stesso modo e allo stesso tempo, che non seppe proprio dove andare per cercarlo; il suono era già lì, non serviva cercarlo altrove.

ester
Il suono era lì, il vecchio uscì dall'acqua e chiuse gli occhi per sentirlo meglio...prese a camminare, lentamente, facendosi assorbire totalmente da quella melodia...arrivò nella casa e quando aprì gli occhi il suo cuore ebbe un balzo...

charo
piantata in mezzo alla stanza c'era una vecchia bavosa e maleodorante che sbraitò con voce stridula:
"la tua pace è finita, vecchio!è inutile che chiudi gli occhi e vieni a rintanarti nella tua spelonca, non potrai più dormire nè mangiare finchè non troverai la proprietaria di questa voce, questo è l'amore, vecchio santo, adesso vediamo come te la cavi!"

ester
La vecchia bavosa scomparve e il vecchio saggio tremò...era proprio questo che aspettava, infondo aveva trovato l'equilibrio stando da solo per tutti quegli anni, ma ora doveva fare i conti con il mondo e mettere alla prova la sua serenità, l'amore era arrivato e gli aveva tolto sonno e appetito, doveva andare all'origine di quel meraviglioso suono, altrimenti non avrebbe più trovato pace.
Lasciò il suo rifugio e partì senza niente appresso, perchè di nulla aveva bisogno, se non di mettere fine al suo tormento...

jane
Corse sotto la pioggia e sotto il sole, non badando ai rovi che gli laceravano la pelle, ai sassi che lo facevano inciampare, corse e continuò a correre finchè il respiro gli venne meno...
Si fermò dunque per riposare pochi attimi e solo allora si accorse che il canto che stava inseguendo si era affievolito come se si fosse allontanato, scappando da lui che tanto lo inseguiva.
E il vecchio si disperò, tutti erano contro di lui: gli alberi gli limitavano la vista, il sole lo bruciava e anche il suo Io lo sfidava: era schiavo della solitudine e del suo nulla.

Rimase fermo a piangere per giorni interi con la paura che il canto si allontanasse ancora...e si mise a riflettere:
era partito spoglio pensando di non aver bisogno di nulla, aveva dimenticato gli insegnamenti di una vita intera ed era partito senza cibo, senza senno alla ricerca di un suono effimero. Che stupido era stato...
Abbassò la testa, stringendola tra le mani per la disperazione e qualcosa attirò il suo sguardo: un piccolo sasso bianco luminescente lo abbagliava con i suoi mille riflessi, lo prese e se lo legò tra i capelli come un pedolo.... e subito si alzò e riprese a camminare: aveva ritrovato la sua forza interiore.
Un altro sasso allora lo attirò...un bel sasso blu, di un blu profondo come l'oceano e di nuovo lo prese e se lo legò tra i capelli ritrovando l'umiltà del suo piccolo Io alla ricerca di una cosa tanto vasta come l'amore.

charo
Si sforzava di percepire quel flebile suono che la foresta sembrava volergli nascondere, per la prima volta sentì un sentimento ostile verso quel bosco che era ormai parte di lui, cercava con lo sguardo una sagoma leggera e seducente ma i suoi occhi inciampavano nei riflessi di una ragnatela, nel frusciare cangiante di una foglia al sole o nel frullare fugace di un pettirosso, il grande spettacolo della natura era per lui solo un disturbo che lo distoglieva dalla sua ricerca, per questo decise di chiudere gli occhi.
Procedeva a occhi chiusi, quel suono - o forse ormai il ricordo di quel suono, era così vivido che a volte si girava di scatto o allungava la mano per accarezzare quel corpo levigato e tiepido che sentiva fremente accanto a lui, ma stringeva solo rami e foglie; le carezze, il respiro che sentiva sulla pelle, dita delicate, capelli morbidi, tutto ciò era solo il delirio dei suoi sensi protesi allo spasimo. E decise di non fidarsi più del suo tatto.
Le sue narici frugavano l'aria per scovare il profumo di quella creatura, il suono di quella voce era così avvolgente e morbido che gli sembrava di poter annusare la fragranza che sprigionava da quel corpo... ma la foresta ingannava il suo olfatto con resina fresca, muschi e terra umida, decise di non fidarsi neanche più del suo naso.
Vagava come chi, perso nel deserto, sente la spossatezza e la sete che gli rubano la vita e proprio la sensazione di stare perdendo ogni forza gli dà la forza di procedere oltre le sue possibilità.
Allora veniva preso dalla smania di raggiungerla al più presto, per la prima volta temette la morte, aveva paura che sarebbe morto se non l'avesse trovata e l'idea di non poterla stringere tra le braccia prima di morire gli rodeva l'anima. A volte invece invocava la morte, che lo strappasse dal suo tormento. Ma l'eco di quel suono gli faceva ribollire il sangue nelle vene e veniva preso dall'euforia, benediceva il mondo per quell'emozione nuova e potente che provava, per la bellezza di quella creatura e per la fortuna che aveva avuto di sentire la sua voce. Correva come un pazzo pungolato e trascinato negli abissi dell'euforia e della disperazione al tempo stesso, l'amava e l'odiava per quello che gli faceva patire, la sua anima era lacerata. Correva per sfuggire o buttarsi a capofitto in quel vortice e allora i sassi che aveva legato ai capelli gli sbattevano sulla faccia e gli restituivano un po' di lucidità, ritrovava la sua umiltà e riconosceva che era giusto che lui provasse tutto questo, dopo aver vissuto una vita come un saggio, credeva di aver trovato l'equilibrio perfetto ma forse era stato possibile solo grazie al suo isolamento, credeva di essere felice ma forse si poteva esserlo di più, credeva di essere soddisfatto ma forse non aveva ancora fatto tutto.

ester
Sentiva che correva ma non stava andando da nessuna parte.
Si fermò.
Si sedette ai piedi di un albero.

Aveva perso quasi tutte le sue forze, era pieno di graffi e di lividi, la natura con cui era sempre stato in armonia improvvisamente gli si era rivoltata contro, i sassi gli si erano messi tra le gambe per farlo inciampare, i rami gli avevano segnato il viso, il vento gli soffiava contro..."e tutto questo perchè?" gli venne da chiedersi...
Chiuse gli occhi e cercò di nuovo la pace che aveva sempre trovato dentro di sè, quella non poteva averla persa, era sempre stata lì.
Ad un tratto il canto riprese, la foresta si acquietò, pian piano recuperava le forze...aprì gli occhi e lì davanti stava una fanciulla...

fox
...il riflesso del sole dietro la fanciulla la faceva sembrare un angelo, un bianco, luminoso angelo.
Il vecchio si domandò se questa luce, e questa pace ritrovata, fossero la prova che la morte gli aveva teso la mano strappandolo al tormento dei giorni precedenti.
La fanciulla tese la sua candida mano e muovendo leggermente le labbra disse:


charo
"prendimi"
il vecchio allungò una mano verso di lei.
Ma restò immobile a metà. Qualcosa gli impediva di procedere...c'era come una lastra di cristallo che separava i loro corpi.
Lei lo guardava con un lieve sorriso, immobile.
Il vecchio provò e riprovò ad avvicinarsi a lei ma il suo gesto si fermava a pochi centimetri da lei.
Lei scosse il capo sconsolata, o forse delusa.
Il vecchio non capiva.
"Vedo che non riesci a toccarmi.
Per rompere l'incantesimo dovrai uccidere chi è la causa di tutto ciò."

ester
Il vecchio non sapeva nemmeno cosa volesse dire uccidere qualcuno, iniziò a chiedersi se dietro a quello splendido canto e a quella magnifica ragazza si celasse qualche forza maligna che voleva metterlo alla prova e farlo uscire di senno...

Ripensò alla vecchia bavosa che aveva visto dentro la casa nella foresta, e al modo in cui era scomparsa, "chi era? cosa voleva da me?"

C'era qualcosa che non quadrava, non si ricordava più il motivo per cui aveva corso tanto e si era allontanato dalla pace di tutta una vita...e poi chi era questo qualcuno che doveva eliminare, chi era che gli impediva di toccare la fanciulla?

fox
Le domande si susseguivano nelle mente del vecchio, una dopo l'altra, senza tregua, non gli lasciavano scampo.
Come rialzò lo sguardo, la fanciulla non c'era più...
Del canto non sentiva più traccia, il vento aveva smesso di alitare e la natura tutta sembrava essere immobile davanti ai suoi stanchi occhi.
Anche la sua mente davanti a quello spettacolo irreale cessò di agitarsi, solo la frase della ragazza continuava a risuonargli nella testa; ma chi è che devo uccidere? chi è la causa di tutto ciò? 
"La vecchia bavosa?", pensò, "no no, forse la fanciulla? no no, non so nemmeno se esistano, queste due! Ma allora chi?? Chi è!?"
Si guardò attorno, tutto era immobile, nulla si muoveva a parte il suo respiro, quello era l'unico suono che poteva udire... "ma qui ci sono solo io, non sarò io la causa di tutto ciò??"

charo
"... se sono io la causa di tutto ciò, dovrei forse uccidermi per poter raggiungere ciò che più ho desiderato in vita mia?
no...la verità è che io sto diventando pazzo, la mia mente vacilla, cosa mi succede? come ho potuto arrivare a questo punto?
dovrei tornare alla mia casa e continuare a vivere serenamente gli anni che mi saranno ancora concessi.
...ma all'improvviso tutto mi sembra vuoto, sono arrivato persino a odiare la mia foresta, ho umiliato i miei sensi e il mio corpo per correre dietro a un'illusione, ho disprezzato la mia stessa vita, ho maledetto...
non sono più io.
non mi riconosco più, chi mi dice che non possa riaccadermi? non mi fido più di me...sarei davvero stato disposto ad ammazzare qualcuno pur di poter toccare quella creatura...
forse davvero merito di morire...non potrei vivere con la paura e la vergogna."
Così il vecchio si sfilò la corda che teneva legata in vita, modellò un cappio e lanciò l'altra estremità oltre un robusto ramo.

ester
Il ramo era il più robusto di tutti, ma l'albero non aveva dimenticato...quell'uomo distrutto che aveva davanti era lo stesso che per tanto tempo si era seduto ai suoi piedi a meditare e gli aveva fatto compagnia...così, appena la corda lo sfiorò, il ramo cadde a terra....proprio davanti ai piedi del vecchio.

charo
Quando il vecchio alzò lo sguardo incontrò quello, beffardo, della vecchia.
"A tanto sei arrivato, vecchio? Sei arrivato a insultare la tua vita per una donna? Non riuscirai ad ucciderti per recuperare la tua dignità, nessun albero ti sarà complice.
Te la sei meritata, prenditela."
E così dicendo la vecchia si scostò e agli occhi del vecchio apparve la fanciulla, splendida come non mai.

fox
Il vecchio era confuso, senza pensarci allungò la mano verso la fanciulla ma subito, istintivamente ritirò il braccio e lo strinse a sè, non voleva ripetere quanto successo la volta scorsa, non voleva che la fanciulla sparisse di nuovo.
La ragazza continuava a sorridergli immobile e lui, immobile a sua volta, riusciva a sentire solo il vuoto che c'era dentro di sè. Tutti i suoi pensieri continuavano a roteare confusamente nella sua mente, ma allo stesso tempo sentiva come uno spazio profondo e nero dentro di sè, uno spazio dove nessun pensiero poteva giungere, uno spazio che non aveva inizio, nè fine.
I pensieri presero la forma dei ricordi e delle sensazioni della sua vita, uno ad uno gli passarano tutti davanti.. Il suo ritiro solitario sui monti, la pace della sua casa e del suo animo, l'arrivo nella sua vita della fanciulla, la voglia irrefrenabile di raggiungerla.. e poi la paura di non riuscire a trovarla, l'angoscia di aver perso tutto ciò che credeva di aver raggiunto, l'umiliazione di aver perso la ragione, e la follia di essere disposto a tutto per poterla sfiorare una sola volta..... e dopo? e dopo fu di nuovo la pace.. il vuoto che portava dentro di sè aveva risucchiato ogni singolo ricordo, ogni singolo pensiero, non c'era più nulla, nemmeno la pace poteva trovare posto in quel vortice nero senza fondo.
La natura che gli stava attorno fu testimone della sua morte.





...
Il cuore del vecchio batteva ancora, il sangue scorreva nelle sue vene e i suoi polmoni ancora si riempivano d'aria, ma lui stava lì immobile, come morto, lo sguardo rivolto dentro di sè dove non c'era più nulla da vedere.
La fanciulla non l'aveva mai abbandonato, era ancora lì davanti a lui accennando un'espressione di compiacimento; allungò delicatamente la mano e la posò sul capo del vecchio.
La mano iniziò a brillare intensamente, e un istante dopo il corpo del vecchio cominciò a scuotersi.
Il vortice oscuro che albergava in lui fu come richiamato dalla luce ed iniziò a cambiare il suo senso di rotazione, sempre più velocemente, sempre più in alto, finchè dai suoi infiniti abissi iniziò a penetrare una piccola luce.. sempre più velocemente, sempre più in alto, la luce si faceva sempre più forte, più si avvicinava al capo e più si faceva potente.
La luce cercava la luce.. sempre più in alto.. il vecchio si sentì come sollevare da terra, il capo inclinato all'indietro... infine la luce eruppe, e dove prima c'erano solo oscurità e silenzio, ora vi erano luce e un melodioso canto, lo stesso canto che aveva udito nel bosco quel fatidico giorno.

charo
Il sangue ricominciò a fluire nelle sue vene.
Il vecchio aprì lentamente le palpebre
Si guardò attorno con gli occhi seri e stupiti di un neonato appena uscito dal grembo materno
poi il suo sguardo si fermò negli occhi umani fissi su di lui.
"Adesso sì che è morto quel vecchio.
Adesso finalmente mi vedi.
adesso esisto ai tuoi occhi.
Adesso che hai provato quello che provano i comuni mortali.
Adesso che hai provato quello che io ho provato per te in tutti questi anni.
Ma adesso forse è troppo tardi.
Tu sei vecchio, ma sono diventata vecchia anche io.
Forse volevo solo togliermi lo sfizio di farti provare.
Forse ora dovrei lasciarti tra le braccia della magnifica bambola che ho modellato per te, perchè ti facesse provare quello che io ho provato per te."
Così dicendo la vecchia si voltò e se ne andò zoppicando, lasciando al suo posto la figura limpida e slanciata della fanciulla dalla voce melodiosa.

....
Il vecchio rimase inebetito a fissare quella meraviglia mentre nella mente gli echeggiavano ancora le parole della vecchia.
La fanciulla fece un passo verso di lui, sorridendo.
Lui non si mosse ma sentiva la fresca fragranza della ragazza e non staccava gli occhi dal viso luminoso.
Lei gli tese la mano e solo allora il vecchio si scosse.
"No, scusami, non posso, io...tu...devo parlare con chi ti ha creata, devo trovare quella donna per capire - e con lo sguardo frugò nel bosco come cercando oltre le spalle di lei - devo andare, scusami." e si incamminò nella foresta.

"Aspettami - sussurrò lei ed era quasi un canto. Lui si immobilizzò.- vengo con te"
Il vecchio fece un cenno col capo e proseguì a passo spedito.

Camminarono per giorni, nessuno disse una parola.
Ogni sera il vecchio si fermava perchè temeva che la ragazza si stancasse. In pochi minuti lei aveva acceso il fuoco, creato un giaciglio accogliente e gli offriva dolci frutti selvatici. La mattina da sotto la cenere estraeva un pane fumante che poi mangiavano durante il giorno.

La notte lui non riusciva a dormire, restava immobile obbligandosi a tenere gli occhi chiusi.
Il lieve respiro di lei, il battito ritmato del suo cuore, il profumo e il tepore che emanava quel corpo accanto al suo era un tormento, per la prima volta in vita sua desiderava una donna e sentiva il desiderio in ogni fibra, ma le parole della vecchia lo turbavano e lo frenavano.

Una sera si fermarono sulle rive di un fiume. Stavano per coricarsi quando la fanciulla si alzò, si sfilò la veste e si immerse nell'acqua. Poi uscì, col corpo morbido adornato di mille gocce che brillavano alla luce della luna e si avvicinò a lui...

...
il vecchio guardò la ragazza, poi le disse:
"Io ti desidero, perchè tu sei intessuta di desiderio
Ma sei stata creata anche per frustrazione e per vendetta.
Se prendo te prendo anche tutto questo, mentre adesso mi preme sapere perchè chi ti ha creata ha voluto farmi questo.
Voglio parlare con lei."
La fanciulla rimase immobile, senza espressione. Il vecchio temeva di averla ferita.
Ma mentre la guardava si accorse che i contorni del suo viso si stavano sfumando, poteva vedere le piante dietro di lei, poteva vederle attraverso, stava diventando trasparente.
L'immagine del suo corpo tremò come una candela che sta per spegnersi e poi scomparve nel nulla.
Fu allora che sentì la voce che usciva dall'albero al quale stava appoggiato, era la voce di una donna matura che gli disse
"...

"complimenti, hai rotto l'incantesimo.
E così vuoi sapere la mia storia? - la nostra storia....


La prima volta che ti vidi avevi ancora solo qualche capello grigio, non erano tutti bianchi come ora.
E io...io ero diventata sorella della luna da pochi mesi e il mio corpo era ancora acerbo.
Fu appunto dopo la mia prima festa della luna che cominciai a vagare per i boschi.
Al villaggio tutte noi aspettavamo di essere segnate dalla luna per poter partecipare alla sua festa e anche io quando vidi per la prima volta il sangue tra le mie cosce ero emozionata.
Non che la festa non mi sia piaciuta, era bello muoversi tra i corpi degli uomini del villaggio al chiarore della luna... però nel mese seguente, quando ciascuna di noi aspettava i segni dalla luna per sapere chi di noi sarebbe diventata madre e ognuna sceglieva in cuor suo quali padri avrebbe voluto per il figlio o la figlia che sarebbe arrivata...ecco, io guardavo gli uomini del villaggio e cercavo di immaginarli padri dei miei figli e compagni nella mia capanna, ma non c'era nessuno che fosse come lo desideravo, neanche sommando le varie caratteristiche positive di ognuno veniva fuori un uomo come lo volevo io.
Per questo fui felice di non essere stata scelta dalla luna e di non essere diventata madre.
durante le successive feste della luna stavo molto attenta a scivolare via quando nella danza degli abbracci qualcuno cercava di depositare il suo seme dentro di me, e spesso a un certo punto della festa sgusciavo via di nascosto e vagavo per il bosco pregando di incontrare l'uomo che avrei voluto come padre dei miei figli.
Fu in una di quelle notti che giunsi presso alla tua capanna, e ti osservai seduto immobile circondato dalla luce della luna con gli animali fermi intorno a te.
Dopo quella volta tornai molte altre, all'inizio cercando di nascondermi, poi facendo apposta scricchiolare rami e foglie perchè tu mi notassi. ma non ti giravi mai verso di me.
Una volta mi avvicinai mentre tu eri seduto immobile e aspettai di fronte a te.
dopo un tempo incommensurabile tu apristi gli occhi e li appoggiasti su di me. io sentii un fremito, ma tu mi guardasti con un mezzo sorriso aleggiante sulle labbra, così come guardavi accarezzando con lo sguardo ogni animale ed ogni pianta o pietra intorno a te.
Allora io capii che tu non ti saresti mai degnato di vivere accanto a me e cominciai a studiare il modo per catturarti.
Certo nel frattempo al villaggio si erano accorti della mia strana condotta. convocarono il consiglio e tutti poterono vedere cosa si agitava nei miei pensieri.
Mi chiesero se pensavo che fosse giusto che una persona che si rifiutava di partecipare pienamente alla festa della luna vivesse nel villaggio. Io risposi sinceramente che pensavo di no.
Così me ne andai dal villaggio e mi misi a vivere nel bosco e a studiare come poterti avere....

Mi misi a sbirciare nei tuoi sogni per capire cosa ti piacesse e intanto cominciavo a modellare nella mia mente una figura umana che potesse racchiudere tutte le grazie del creato. Ogni volta che trovavo un suono o un colore lo infilavo nei tuoi sogni per spiare come reagivi e miscelare gli ingredienti per creare la creatura che ti avrebbe stregato.
Ho passato gli anni migliori della mia vita a cercare cose belle, ma solo per poterle usare per avere te, oscillavo tra momenti di entusiasmo per ciò che stavo creando per te e momenti di tristezza senza fondo per la paura di poterti conquistare.
Non ho vissuto la mia vita, ero schiava dei tuoi sogni e tutto ciò che di bello e fresco c'era un me l'ho riversato in quella bambola.
E più mi rendevo conto che mi stavo prosciugando divenendo brutta e vecchia, più cercavo di imprimere bellezza e grazia in quel corpo, il mio cavallo di troia.
Solo adesso, che hai distrutto quell'immagine...solo adesso mi accorgo di quello che ho sprecato.
La luna già sta diradando le sue visite a me, forse già è troppo tardi per essere madre.
Ho sbagliato tutto, devo tornare a onorare la luna alle sue feste, devo tornare al villaggio.
Quell'uomo che cercavo non sei tu, non esiste, era la mia presunzione a farmi credere di dover aspirare alla perfezione.
Invece io sono una donna del villaggio e al villaggio devo tornare.
Grazie per avermi insegnato questo e scusami per averti spiato e insidiato.


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