Anni fa su un forum di gente in ricerca abbiamo scritto una fiaba collettiva. La proposta era mia, hanno iniziato gli altri. Ma nessuno aveva il coraggio di infrangere l'idillio creato e così a una certo punto sono intervenuta io con la prepotenza che mi caratterizza, tanto che poi alla fine le ultime puntate sono tutte mie.
Ringrazio Stefano, Fox, Ester e Jane- dei quali conosco solo il primo- per aver scritto con me questa storia e chiedo il permesso di pubblicarla qui.
fox
C'era una volta, in un paese
lontano, ma talmente lontano che molti lo indicavano nel luogo dove
il cielo e la terra si incontravano, un vastissimo bosco, verde e
lussureggiante...
All'interno del bosco si
trovava una cascata, la cui scrosciante acqua creava un arcobaleno
che si rifletteva sulle acque del fiume sottostante. Il fiume passava
zigzagando all'interno del bosco, e le sue rive erano ricche di
piccoli animaletti che camminavano tra i fini ciottoli levigati da
migliaia di anni di acqua.
Su una di queste rive, sotto le
folte fronde di un verde albero, si riparava dal caldo sole
pomeridiano una ragazza dalle lunghe orecchie a punta e con una lunga
gonna color fragola. La ragazza era seduta ai piedi
dell'albero e cantava.
ste
Il canto si espandeva nell'aria e
avvolgeva ogni cosa incontrasse rendendolo luminoso e riequilibrando
ogni filo d'erba, ogni foglia, portando pace nel cuore di ogni
animaletto, piccolo e grande, tanto che tutti iniziarono a fare un
cerchio intorno alla ragazza e girare intorno a lei creando disegni
in continua trasformazione, i colori delle loro pellicce, squame,
corazze e spine creavano una varietà in totale sintonia con
l'arcobaleno. Un arcobaleno circolare tutto intorno a lei, un
arcobaleno vivo che cambiava ritmicamente, fluidamente,
continuamente. Ogni cosa era sintonizzata con il suono del canto...
quel canto, come un unico pensiero...
La vibrazione si adagiava
sull'acqua, sul vento, era nella terra, e nei raggi del sole...
Non molto lontano, seguendo il
ruscello, scendendo lungo il pendio lungo il quale si estendeva il
bosco, c'era una casa, non era nè grande nè piccola, era tutta
coperta di vegetazione perchè era lì da molto tempo, un albero
cresceva così vicino al muro che le radici e i rami erano entrati
tra i sassi che formavano il muro. La casa sorgeva su una piccola
radura pianeggiante e appena oltre il pendio tornava a scendere
formando una piccola valle in parte coperta di prati e in parte di
alberi, da lì si poteva vedere una foresta grandissima arrivare fino
all'orizzonte. Da lì si poteva vedere il cielo che si univa con la
terra attraverso le fronde degli alberi.
Il ruscello passava proprio accanto alla casa e una grossa ruota da mulino pendeva leggermente
storta appoggiata tra il muro e la sponda.
Il suono del canto attraverso
l'acqua arrivava fin lì...
ester
Nella casa in riva al fiume e
immersa nella vegetazione abitava un vecchio, stava lì da molto
tempo...così tanto tempo che lui stesso non ricordava di aver
vissuto in un posto diverso da quello. Viveva da solo, lontanissimo
dal villaggio più vicino, nessun uomo era mai andato a fargli
visita, perché nessuno immaginava che in quel bosco, accanto al
fiume che scendeva serpeggiando, potesse esserci una casa abitata...e
se qualcuno era mai passato da quelle parti, anche nelle vicinanze
della casa, non si era accorto della sua esistenza...questa era
infatti in totale armonia con la natura: i rami e le radici degli
alberi si intrecciavano con i sassi che formavano le pareti, nel
pavimento cresceva l'erba e tutti gli spazi all'interno erano stati
forgiati dalla natura stessa, gli animali del bosco potevano entrare,
dormire, mangiare e riuscire quando volevano. Il vecchio non
rivendicava la proprietà di quella casa, era parte del bosco.
La verità è che nessuno poteva
vedere quella casa se non aveva intenzione di cercarla...per questo
ancora nessuno ci aveva messo piede, a parte il vecchio.
Quel giorno, mentre faceva il bagno
come tutte le mattine nel fiume, sentì sollevarsi dalla fresca acqua
quel canto...e fu stupito e felice allo stesso tempo, era come se da
sempre avesse aspettato di sentire quel suono, ma in cuor suo temesse
che non sarebbe mai arrivato.
fox
I pesci passavano veloci attorno ai
suoi piedi creando delle piacevoli correnti d'acqua che lo
solleticavano; anche loro, erano in completo ascolto di quella dolce
melodia che si trasmetteva nell'acqua e anche loro, danzavano
propagando quella stessa melodia.
Il vecchio si guardò attorno, e
vide che ogni foglia e persino le nuvole nel cielo stavano danzando
al suono di quel canto.
In cuor suo desiderò seguire quel
suono fino alla sua origine, ma il suono era ovunque, allo stesso
modo e allo stesso tempo, che non seppe proprio dove andare per
cercarlo; il suono era già lì, non serviva cercarlo altrove.
ester
Il
suono era lì, il vecchio uscì dall'acqua e chiuse gli occhi per
sentirlo meglio...prese a camminare, lentamente, facendosi assorbire
totalmente da quella melodia...arrivò nella casa e quando aprì gli
occhi il suo cuore ebbe un balzo...
charo
piantata in mezzo alla stanza c'era una
vecchia bavosa e maleodorante che sbraitò con voce stridula:
"la tua pace è finita,
vecchio!è inutile che chiudi gli occhi e vieni a rintanarti nella
tua spelonca, non potrai più dormire nè mangiare finchè non
troverai la proprietaria di questa voce, questo è l'amore, vecchio
santo, adesso vediamo come te la cavi!"
ester
La vecchia bavosa scomparve e il
vecchio saggio tremò...era proprio questo che aspettava, infondo
aveva trovato l'equilibrio stando da solo per tutti quegli anni, ma
ora doveva fare i conti con il mondo e mettere alla prova la sua
serenità, l'amore era arrivato e gli aveva tolto sonno e appetito,
doveva andare all'origine di quel meraviglioso suono, altrimenti non
avrebbe più trovato pace.
Lasciò il suo rifugio e partì
senza niente appresso, perchè di nulla aveva bisogno, se non di
mettere fine al suo tormento...
jane
Corse sotto la pioggia e sotto il sole,
non badando ai rovi che gli laceravano la pelle, ai sassi che lo
facevano inciampare, corse e continuò a correre finchè il respiro
gli venne meno...
Si fermò dunque per riposare pochi
attimi e solo allora si accorse che il canto che stava inseguendo si
era affievolito come se si fosse allontanato, scappando da lui che
tanto lo inseguiva.
E il vecchio si disperò, tutti erano
contro di lui: gli alberi gli limitavano la vista, il sole lo
bruciava e anche il suo Io lo sfidava: era schiavo della solitudine e
del suo nulla.
Rimase fermo a piangere per giorni
interi con la paura che il canto si allontanasse ancora...e si mise a
riflettere:
era partito spoglio pensando di non
aver bisogno di nulla, aveva dimenticato gli insegnamenti di una vita
intera ed era partito senza cibo, senza senno alla ricerca di un
suono effimero. Che stupido era stato...
Abbassò la testa, stringendola tra le
mani per la disperazione e qualcosa attirò il suo sguardo: un
piccolo sasso bianco luminescente lo abbagliava con i suoi mille
riflessi, lo prese e se lo legò tra i capelli come un pedolo.... e
subito si alzò e riprese a camminare: aveva ritrovato la sua forza
interiore.
Un altro sasso allora lo attirò...un
bel sasso blu, di un blu profondo come l'oceano e di nuovo lo prese e
se lo legò tra i capelli ritrovando l'umiltà del suo piccolo Io
alla ricerca di una cosa tanto vasta come l'amore.
charo
Si sforzava di percepire quel flebile
suono che la foresta sembrava volergli nascondere, per la prima volta
sentì un sentimento ostile verso quel bosco che era ormai parte di
lui, cercava con lo sguardo una sagoma leggera e seducente ma i suoi
occhi inciampavano nei riflessi di una ragnatela, nel frusciare
cangiante di una foglia al sole o nel frullare fugace di un
pettirosso, il grande spettacolo della natura era per lui solo un
disturbo che lo distoglieva dalla sua ricerca, per questo decise di
chiudere gli occhi.
Procedeva a occhi chiusi, quel suono -
o forse ormai il ricordo di quel suono, era così vivido che a volte
si girava di scatto o allungava la mano per accarezzare quel corpo
levigato e tiepido che sentiva fremente accanto a lui, ma stringeva
solo rami e foglie; le carezze, il respiro che sentiva sulla pelle,
dita delicate, capelli morbidi, tutto ciò era solo il delirio dei
suoi sensi protesi allo spasimo. E decise di non fidarsi più del suo
tatto.
Le sue narici frugavano l'aria per
scovare il profumo di quella creatura, il suono di quella voce era
così avvolgente e morbido che gli sembrava di poter annusare la
fragranza che sprigionava da quel corpo... ma la foresta
ingannava il suo olfatto con resina fresca, muschi e terra umida,
decise di non fidarsi neanche più del suo naso.
Vagava come chi, perso nel deserto,
sente la spossatezza e la sete che gli rubano la vita e proprio la
sensazione di stare perdendo ogni forza gli dà la forza di procedere
oltre le sue possibilità.
Allora veniva preso dalla smania di
raggiungerla al più presto, per la prima volta temette la morte,
aveva paura che sarebbe morto se non l'avesse trovata e l'idea di non
poterla stringere tra le braccia prima di morire gli rodeva l'anima.
A volte invece invocava la morte, che lo strappasse dal suo tormento.
Ma l'eco di quel suono gli faceva ribollire il sangue nelle vene e
veniva preso dall'euforia, benediceva il mondo per quell'emozione
nuova e potente che provava, per la bellezza di quella creatura e per
la fortuna che aveva avuto di sentire la sua voce. Correva come un
pazzo pungolato e trascinato negli abissi dell'euforia e della
disperazione al tempo stesso, l'amava e l'odiava per quello che gli
faceva patire, la sua anima era lacerata. Correva per sfuggire o
buttarsi a capofitto in quel vortice e allora i sassi che aveva
legato ai capelli gli sbattevano sulla faccia e gli restituivano un
po' di lucidità, ritrovava la sua umiltà e riconosceva che era
giusto che lui provasse tutto questo, dopo aver vissuto una vita come
un saggio, credeva di aver trovato l'equilibrio perfetto ma forse era
stato possibile solo grazie al suo isolamento, credeva di essere
felice ma forse si poteva esserlo di più, credeva di essere
soddisfatto ma forse non aveva ancora fatto tutto.
ester
Sentiva che correva ma non stava
andando da nessuna parte.
Si fermò.
Si sedette ai piedi di un albero.
Aveva perso quasi tutte le sue
forze, era pieno di graffi e di lividi, la natura con cui era sempre
stato in armonia improvvisamente gli si era rivoltata contro, i sassi
gli si erano messi tra le gambe per farlo inciampare, i rami gli
avevano segnato il viso, il vento gli soffiava contro..."e tutto
questo perchè?" gli venne da chiedersi...
Chiuse gli occhi e cercò di nuovo
la pace che aveva sempre trovato dentro di sè, quella non poteva
averla persa, era sempre stata lì.
Ad un tratto il canto riprese, la
foresta si acquietò, pian piano recuperava le forze...aprì gli
occhi e lì davanti stava una fanciulla...
fox
...il riflesso del sole dietro la
fanciulla la faceva sembrare un angelo, un bianco, luminoso angelo.
Il vecchio si domandò se questa
luce, e questa pace ritrovata, fossero la prova che la morte gli
aveva teso la mano strappandolo al tormento dei giorni precedenti.
La fanciulla tese la sua candida
mano e muovendo leggermente le labbra disse:
"prendimi"
il vecchio allungò una mano verso
di lei.
Ma restò immobile a metà. Qualcosa gli impediva di procedere...c'era come una lastra di
cristallo che separava i loro corpi.
Lei lo guardava con un lieve
sorriso, immobile.
Il vecchio provò e riprovò ad
avvicinarsi a lei ma il suo gesto si fermava a pochi centimetri da
lei.
Lei scosse il capo sconsolata, o
forse delusa.
Il vecchio non capiva.
"Vedo che non riesci a
toccarmi.
Per rompere l'incantesimo dovrai
uccidere chi è la causa di tutto ciò."
ester
Il vecchio non sapeva nemmeno cosa
volesse dire uccidere qualcuno, iniziò a chiedersi se dietro a
quello splendido canto e a quella magnifica ragazza si celasse
qualche forza maligna che voleva metterlo alla prova e farlo uscire
di senno...
Ripensò alla vecchia bavosa che
aveva visto dentro la casa nella foresta, e al modo in cui era
scomparsa, "chi era? cosa voleva da me?"
C'era qualcosa che non quadrava,
non si ricordava più il motivo per cui aveva corso tanto e si era
allontanato dalla pace di tutta una vita...e poi chi era questo
qualcuno che doveva eliminare, chi era che gli impediva di toccare la
fanciulla?
fox
Le domande si susseguivano nelle
mente del vecchio, una dopo l'altra, senza tregua, non gli lasciavano
scampo.
Come rialzò lo sguardo, la
fanciulla non c'era più...
Del canto non sentiva più traccia,
il vento aveva smesso di alitare e la natura tutta sembrava essere
immobile davanti ai suoi stanchi occhi.
Anche la sua mente davanti a quello
spettacolo irreale cessò di agitarsi, solo la frase della ragazza
continuava a risuonargli nella testa; ma chi è che devo uccidere? chi è la causa di tutto ciò?
"La vecchia bavosa?",
pensò, "no no, forse la fanciulla? no no, non so nemmeno se
esistano, queste due! Ma allora chi?? Chi è!?"
Si guardò attorno, tutto era
immobile, nulla si muoveva a parte il suo respiro, quello era l'unico
suono che poteva udire... "ma qui ci sono solo io, non sarò io
la causa di tutto ciò??"
charo
"... se sono io la causa di
tutto ciò, dovrei forse uccidermi per poter raggiungere ciò che più
ho desiderato in vita mia?
no...la verità è che io sto
diventando pazzo, la mia mente vacilla, cosa mi succede? come ho
potuto arrivare a questo punto?
dovrei tornare alla mia casa e
continuare a vivere serenamente gli anni che mi saranno ancora
concessi.
...ma all'improvviso tutto mi
sembra vuoto, sono arrivato persino a odiare la mia foresta, ho
umiliato i miei sensi e il mio corpo per correre dietro a
un'illusione, ho disprezzato la mia stessa vita, ho maledetto...
non sono più io.
non mi riconosco più, chi mi dice
che non possa riaccadermi? non mi fido più di me...sarei davvero
stato disposto ad ammazzare qualcuno pur di poter toccare quella
creatura...
forse davvero merito di
morire...non potrei vivere con la paura e la vergogna."
Così il vecchio si sfilò la corda
che teneva legata in vita, modellò un cappio e lanciò l'altra
estremità oltre un robusto ramo.
ester
Il ramo era il più robusto di
tutti, ma l'albero non aveva dimenticato...quell'uomo distrutto che
aveva davanti era lo stesso che per tanto tempo si era seduto ai suoi
piedi a meditare e gli aveva fatto compagnia...così, appena la corda
lo sfiorò, il ramo cadde a terra....proprio davanti ai piedi del
vecchio.
charo
Quando il vecchio alzò lo sguardo
incontrò quello, beffardo, della vecchia.
"A tanto sei arrivato, vecchio? Sei
arrivato a insultare la tua vita per una donna? Non riuscirai ad
ucciderti per recuperare la tua dignità, nessun albero ti sarà
complice.
Te la sei meritata, prenditela."
E così dicendo la vecchia si scostò e
agli occhi del vecchio apparve la fanciulla, splendida come non mai.
fox
Il vecchio era confuso, senza
pensarci allungò la mano verso la fanciulla ma subito,
istintivamente ritirò il braccio e lo strinse a sè, non voleva
ripetere quanto successo la volta scorsa, non voleva che la fanciulla
sparisse di nuovo.
La ragazza continuava a sorridergli
immobile e lui, immobile a sua volta, riusciva a sentire solo il
vuoto che c'era dentro di sè. Tutti i suoi pensieri continuavano a
roteare confusamente nella sua mente, ma allo stesso tempo sentiva
come uno spazio profondo e nero dentro di sè, uno spazio dove nessun
pensiero poteva giungere, uno spazio che non aveva inizio, nè fine.
I pensieri presero la forma dei
ricordi e delle sensazioni della sua vita, uno ad uno gli passarano
tutti davanti.. Il suo ritiro solitario sui monti, la pace della sua
casa e del suo animo, l'arrivo nella sua vita della fanciulla, la
voglia irrefrenabile di raggiungerla.. e poi la paura di non riuscire
a trovarla, l'angoscia di aver perso tutto ciò che credeva di aver
raggiunto, l'umiliazione di aver perso la ragione, e la follia di
essere disposto a tutto per poterla sfiorare una sola volta..... e
dopo? e dopo fu di nuovo la pace.. il vuoto che portava dentro di sè
aveva risucchiato ogni singolo ricordo, ogni singolo pensiero, non
c'era più nulla, nemmeno la pace poteva trovare posto in quel
vortice nero senza fondo.
La natura che gli stava attorno fu
testimone della sua morte.
...
Il cuore del vecchio batteva
ancora, il sangue scorreva nelle sue vene e i suoi polmoni ancora si
riempivano d'aria, ma lui stava lì immobile, come morto, lo sguardo
rivolto dentro di sè dove non c'era più nulla da vedere.
La fanciulla non l'aveva mai
abbandonato, era ancora lì davanti a lui accennando un'espressione
di compiacimento; allungò delicatamente la mano e la posò sul capo
del vecchio.
La mano iniziò a brillare
intensamente, e un istante dopo il corpo del vecchio cominciò a
scuotersi.
Il vortice oscuro che albergava in
lui fu come richiamato dalla luce ed iniziò a cambiare il suo senso
di rotazione, sempre più velocemente, sempre più in alto, finchè
dai suoi infiniti abissi iniziò a penetrare una piccola luce..
sempre più velocemente, sempre più in alto, la luce si faceva
sempre più forte, più si avvicinava al capo e più si faceva
potente.
La luce cercava la luce.. sempre
più in alto.. il vecchio si sentì come sollevare da terra, il capo
inclinato all'indietro... infine la luce eruppe, e dove prima c'erano
solo oscurità e silenzio, ora vi erano luce e un melodioso canto, lo
stesso canto che aveva udito nel bosco quel fatidico giorno.
charo
Il sangue ricominciò a fluire
nelle sue vene.
Il vecchio aprì lentamente le
palpebre
Si guardò attorno con gli occhi
seri e stupiti di un neonato appena uscito dal grembo materno
poi il suo sguardo si fermò negli
occhi umani fissi su di lui.
"Adesso sì che è morto quel
vecchio.
Adesso finalmente mi vedi.
adesso esisto ai tuoi occhi.
Adesso che hai provato quello che
provano i comuni mortali.
Adesso che hai provato quello che
io ho provato per te in tutti questi anni.
Ma adesso forse è troppo tardi.
Tu sei vecchio, ma sono diventata
vecchia anche io.
Forse volevo solo togliermi lo
sfizio di farti provare.
Forse ora dovrei lasciarti tra le
braccia della magnifica bambola che ho modellato per te, perchè ti
facesse provare quello che io ho provato per te."
Così dicendo la vecchia si voltò
e se ne andò zoppicando, lasciando al suo posto la figura limpida e
slanciata della fanciulla dalla voce melodiosa.
....
Il vecchio rimase inebetito a fissare
quella meraviglia mentre nella mente gli echeggiavano ancora le
parole della vecchia.
La fanciulla fece un passo verso di
lui, sorridendo.
Lui non si mosse ma sentiva la fresca
fragranza della ragazza e non staccava gli occhi dal viso luminoso.
Lei gli tese la mano e solo allora il
vecchio si scosse.
"No, scusami, non posso,
io...tu...devo parlare con chi ti ha creata, devo trovare quella
donna per capire - e con lo sguardo frugò nel bosco come cercando
oltre le spalle di lei - devo andare, scusami." e si incamminò
nella foresta.
"Aspettami - sussurrò lei ed era
quasi un canto. Lui si immobilizzò.- vengo con te"
Il vecchio fece un cenno col capo e
proseguì a passo spedito.
Camminarono per giorni, nessuno disse
una parola.
Ogni sera il vecchio si fermava perchè
temeva che la ragazza si stancasse. In pochi minuti lei aveva acceso
il fuoco, creato un giaciglio accogliente e gli offriva dolci frutti
selvatici. La mattina da sotto la cenere estraeva un pane fumante che
poi mangiavano durante il giorno.
Il lieve respiro di lei, il battito
ritmato del suo cuore, il profumo e il tepore che emanava quel corpo
accanto al suo era un tormento, per la prima volta in vita sua
desiderava una donna e sentiva il desiderio in ogni fibra, ma le
parole della vecchia lo turbavano e lo frenavano.
Una sera si fermarono sulle rive di un
fiume. Stavano per coricarsi quando la fanciulla si alzò, si sfilò
la veste e si immerse nell'acqua. Poi uscì, col corpo morbido
adornato di mille gocce che brillavano alla luce della luna e si
avvicinò a lui...
...
il vecchio guardò la ragazza, poi
le disse:
"Io ti desidero, perchè tu sei
intessuta di desiderio
Ma sei stata creata anche per
frustrazione e per vendetta.
Se prendo te prendo anche tutto
questo, mentre adesso mi preme sapere perchè chi ti ha creata ha
voluto farmi questo.
Voglio parlare con lei."
La fanciulla rimase immobile, senza
espressione. Il vecchio temeva di averla ferita.
Ma mentre la guardava si accorse
che i contorni del suo viso si stavano sfumando, poteva vedere le
piante dietro di lei, poteva vederle attraverso, stava diventando
trasparente.
L'immagine del suo corpo tremò
come una candela che sta per spegnersi e poi scomparve nel nulla.
Fu allora che sentì la voce che
usciva dall'albero al quale stava appoggiato, era la voce di una
donna matura che gli disse
"...
"complimenti, hai rotto
l'incantesimo.
E così vuoi sapere la mia storia? - la
nostra storia....
La prima volta che ti vidi avevi ancora solo qualche capello grigio, non erano tutti bianchi come ora.
E io...io ero diventata sorella della
luna da pochi mesi e il mio corpo era ancora acerbo.
Fu appunto dopo la mia prima festa
della luna che cominciai a vagare per i boschi.
Al villaggio tutte noi aspettavamo di
essere segnate dalla luna per poter partecipare alla sua festa e
anche io quando vidi per la prima volta il sangue tra le mie cosce
ero emozionata.
Non che la festa non mi sia piaciuta,
era bello muoversi tra i corpi degli uomini del villaggio al chiarore
della luna... però nel mese seguente, quando ciascuna di noi aspettava
i segni dalla luna per sapere chi di noi sarebbe diventata madre e
ognuna sceglieva in cuor suo quali padri avrebbe voluto per il figlio
o la figlia che sarebbe arrivata...ecco, io guardavo gli uomini del
villaggio e cercavo di immaginarli padri dei miei figli e compagni
nella mia capanna, ma non c'era nessuno che fosse come lo desideravo,
neanche sommando le varie caratteristiche positive di ognuno veniva
fuori un uomo come lo volevo io.
Per questo fui felice di non essere
stata scelta dalla luna e di non essere diventata madre.
durante le successive feste della luna
stavo molto attenta a scivolare via quando nella danza degli abbracci
qualcuno cercava di depositare il suo seme dentro di me, e spesso a
un certo punto della festa sgusciavo via di nascosto e vagavo per il
bosco pregando di incontrare l'uomo che avrei voluto come padre dei
miei figli.
Fu in una di quelle notti che giunsi
presso alla tua capanna, e ti osservai seduto immobile circondato
dalla luce della luna con gli animali fermi intorno a te.
Dopo quella volta tornai molte altre,
all'inizio cercando di nascondermi, poi facendo apposta scricchiolare
rami e foglie perchè tu mi notassi. ma non ti giravi mai verso di
me.
Una volta mi avvicinai mentre tu
eri seduto immobile e aspettai di fronte a te.
dopo un tempo incommensurabile tu
apristi gli occhi e li appoggiasti su di me. io sentii un fremito, ma
tu mi guardasti con un mezzo sorriso aleggiante sulle labbra, così
come guardavi accarezzando con lo sguardo ogni animale ed ogni pianta
o pietra intorno a te.
Allora io capii che tu non ti saresti
mai degnato di vivere accanto a me e cominciai a studiare il modo per
catturarti.
Certo nel frattempo al villaggio si
erano accorti della mia strana condotta. convocarono il consiglio e
tutti poterono vedere cosa si agitava nei miei pensieri.
Mi chiesero se pensavo che fosse giusto
che una persona che si rifiutava di partecipare pienamente alla festa
della luna vivesse nel villaggio. Io risposi sinceramente che pensavo
di no.
Così me ne andai dal villaggio e mi
misi a vivere nel bosco e a studiare come poterti avere....
Mi misi a sbirciare nei tuoi sogni per
capire cosa ti piacesse e intanto cominciavo a modellare nella mia
mente una figura umana che potesse racchiudere tutte le grazie del
creato. Ogni volta che trovavo un suono o un colore lo infilavo nei
tuoi sogni per spiare come reagivi e miscelare gli ingredienti per
creare la creatura che ti avrebbe stregato.
Ho passato gli anni migliori della
mia vita a cercare cose belle, ma solo per poterle usare per avere
te, oscillavo tra momenti di entusiasmo per ciò che stavo creando
per te e momenti di tristezza senza fondo per la paura di poterti
conquistare.
Non ho vissuto la mia vita, ero
schiava dei tuoi sogni e tutto ciò che di bello e fresco c'era un me
l'ho riversato in quella bambola.
E più mi rendevo conto che mi
stavo prosciugando divenendo brutta e vecchia, più cercavo di
imprimere bellezza e grazia in quel corpo, il mio cavallo di troia.
Solo adesso, che hai distrutto
quell'immagine...solo adesso mi accorgo di quello che ho sprecato.
La luna già sta diradando le sue
visite a me, forse già è troppo tardi per essere madre.
Ho sbagliato tutto, devo tornare a
onorare la luna alle sue feste, devo tornare al villaggio.
Quell'uomo che cercavo non sei tu,
non esiste, era la mia presunzione a farmi credere di dover aspirare
alla perfezione.
Invece io sono una donna del
villaggio e al villaggio devo tornare.
Grazie per avermi insegnato questo
e scusami per averti spiato e insidiato.
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