mercoledì 25 gennaio 2012

Fango in movimento

La piccolina in primo piano è di Luisa, quella sulla destra- che nella foto sotto è a sinistra - è la mia riposta epica alla sua lirica. Una versione monumentale ed essenziale della prima (questa era la consegna)

Per me era una mamma che risponde al piccolino.
Sorella maggiore- ha suggerito il maestro.











 Forse come mamma non è abbastanza accogliente e totalmente dedicata al suo piccolo?
..beh, invece ci gioca e c'è in caso di bisogno, però tutte le sue energie non sono concentrate su di lui, si vede è stato svezzato da un pezzo...

poi quella terza figura (sempre di Luisa) riporta equilibrio nella relazione - il papà serve.

Invece nella foto qui sotto, quella specie di cervello in fondo a sinistra era tutta una cosa all'ombra riparata da custodire e proteggere tanto che alla fine ho chiuso tutto perchè non volevo che nessuno guardasse dentro e disturbasse ciò che ci sta crescendo e non vuole essere giudicato e analizzato da sguardi estranei.

La consegna dei tredici piccolini era quella di modellare forme della dimensione di una o due falangi e di metterle in relazione tra loro nello spazio: parto da una sfera dalla quale emergono testa coda e becco, da una sfera analoga prolugata in orizzontale si sviluppa un cagnolino o un umano...insomma questa sfera-semino potrebbe diventare qualsiasi cosa. O meglio: all'origine di tutto c'è l'Uno che si è differenziato in tante forme di vita perchè ciascuno trovasse la sua strada che lo ricondurrà all'Uno ma su un altro livello. (sì, lavorando in punta di dita la testa si mette in moto, mentre smuovendo grandi masse di creta è tutto il corpo che entra in gioco e la testa non sa sempre che cosa ne uscirà)


Poi quando c'era da tenere tra le mani della creta da coccolare e ognuno se ne stava in silenzio ripiegato sul proprio lavoro, quella sfera palpitante ha preso le sembianze di un feto che potrebbe ancora diventare, ha ancora la coda e le branchie ce le deve avere avute fino a poco fa.



Quando poi si doveva fare la versione monumentale di uno di quelli piccolini era normale che mi mettessi a fare un bambino.
Ma non è desiderio di maternità come tutti hanno velocemente diagnosticato, forse è desiderio di cose nuove, che nascono che crescono che possono ancora tutto.



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