lunedì 20 settembre 2010

Canzone di Giona

La nonna (di Jonas) -non la mia mamma, naturamente- ci ha detto che oggi è San Giona.
Per festeggiare ha comprato delle formine di biscotti della fattoria e Jonas ha fatto 10 mucche ed era molto contento.
Io mi sono limitata a cantargli questa canzone che ho improvvisato molte sere per lui cantandola molto lentamente con l'esplicito intento di annoiarlo e farlo dormire.
Col tempo ha acquisito una sua forma, anche se ogni strofa segue una melodia più o meno ebraica, ma sempre a sè stante rispetto alle altre.
Non viene molto bene letta, ma se avete problemi di insonnia posso sempre cantarvela.



Un giorno a Giona disse Dio
quel che devi fare te lo dirò io:
“Devi andare alla città di Ninive
e dire agli abitanti che
si stanno comportando male,
la punizione sarà fatale.”

Ma Giona rispose: “NO, no, no!
Non voglio aiutare quelli là
mi stanno antipatici, si sa!”
Così Giona salpò sopra una nave
per fuggire lontano sul mare,
le parole del Signore allontanò dalla sua testa
ma in mezzo al viaggio....scoppiò una gran tempesta.



“Giona, Giona, cosa possiamo fare?
Qui finiremo tutti in fondo al mare!”
“il problema ho capito, sì:
il fatto è che non dovrei essere qui.
La soluzione la so, ascoltate:
buttatemi in mare e vi salverete”

“Ma Giona, se ti buttiamo in mare
tu presto o tardi dovrai annegare”
“Voi fatelo comunque, è giusto:
se c'è tutto questo trambusto
è solamente colpa mia
perchè non ho detto così sia”

Quando Giona fu buttato in mare
la tempesta si vide placare
la nave scivolò lontano
mentre Giona salutava con la mano
poi si mise a nuotare e nuotare
...ma dopo un po' non sapeva cosa fare.


Allora il Signore mandò....una balena
una balena
che aprì la sua bocca con gran lena......
e Giona.... entrò nella balena!

Tre giorni e tre notti
nel fondo del mare
tre giorni e tre notti
dovette restare
nella balena in fondo al mare

Il terzo giorno la balena fece un rutto
e Giona si ritrovò all'asciutto.
Allora così parlò il Signore
“Adesso lo farai questo favore:
devi andare alla città di Ninive
e dire agli abitanti che
si stanno comportando male
la punizione sarà fatale.
Ma se si pentiranno con umiltà
Io salverò la città.


E Giona andò dagli abitanti:
“Di errori ne avete fatti tanti,
ma se vi pentirete con onestà...
il Signore salverà la città.”
E gli abitanti ascoltarono
e si vergognarono.
Ciascuno si pentì con umiltà
...e il Signore perdonò la città.

Ma Giona aveva da ridire:
“io piuttosto vorrei morire!
Quelli là sono i miei nemici
e non sopporto vederli felici”
Allora se ne andò sdegnato
e poi si addormentò in un prato.

Il Signore fece crescere un alberello
di ricino, che gli faceva da cappello.
Giona era molto contento
di quel riparo dal sole e dal vento.
Ma il Signore fece seccar la pianta
e la tristezza di Giona fu tanta.

Allora così parlò il Signore.
“questa pianta è cresciuta in poche ore.
Non l'hai piantata, non l'hai curata
ed è durata solamente una giornata.
Eppure ti disperi per quest'alberello
che per un'ora ti è sembrato tanto bello.

E io non dovrei soffrir per Ninive
città molto grande e antica che
ospita milioni di esseri umani
che io creai con le mie mani?”

Allora Giona ci pensò su
poi disse “hai ragione tu:
gli esseri umani belli o brutti
hanno il diritto di vivere tutti
di sbagliare e capire i propri errori
per poter poi essere migliori."

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