Questa è la storia che una mamma si sta inventando giorno per giorno, arrampicandosi talvolta sui vetri, per spiegare al suo bambino di tre anni le strane prove che deve superare mentre i medici lo rivoltano come un calzino per capire come mai abbia dei linfonodi ingrossati sotto la mascella
C’era una volta un piccolo linfonodo che viveva sotto la mascella di un bambino. Una mattina sentì delle grida di allarme “che cosa succede?” chiese “non si sa, c’è stata un’invasione, qualcuno è entrato e si è nascosto da qualche parte qui intorno, bisogna difendere il bambino!”
“Ma che cosa vuoi fare tu? Non vedi che piccolino che sei?”
Il linfonodo non si lasciò scoraggiare e chiese che gli venissero portati 10 piatti di pastasciutta, 5 forme di formaggio, 4 pizze, 7 brioche, 3 uova di cioccolato e un cucchiaio di cereali con le verdure per fare piacere a sua madre. Con questa dieta crebbe molto velocemente e divenne grande grosso e muscoloso.
Era così incredibile che tutti volevano toccarlo per vedere se era proprio vero, quasi ogni giorno nonni, nonne, mamme, papà, medici, pediatri, infermieri, amici e parenti volevano toccare con mano quel forzutone. Una signora vestita di bianco che aveva un elefantino di plastica, un bambolotto e una pupazzo che suonava, guardò tutto il bambino da capo a piedi davanti dietro sopra e sotto, poi gli guardò in bocca ma non trovò niente, allora disse al bambino di bere una pozione magica bianca e dolce per aiutare il linfonodo a combattere contro quel nemico misterioso e soprattutto gli regalò la spada di legno con cui gli aveva tenuto giù la lingua durante la visita. Prima di prendere la pozione magica però un altro signore vestito di bianco si mise a guardare e guardare le braccia del bambino, gli mise un braccialetto sopra il gomito - ma era di un brutto colore giallastro e per di più era troppo stretto - poi tirò fuori una
farfallina verde con un gran pungiglione che punse il bambino e si prese del sangue per vedere come mai il piccolo linfonodo si fosse preparato alla guerra.
farfallina verde con un gran pungiglione che punse il bambino e si prese del sangue per vedere come mai il piccolo linfonodo si fosse preparato alla guerra.
La farfallina (la prima di una lunga serie) non trovò niente e così il bambino si prese quella pozione magica che però non era così dolce come sperava…
Poi altri signori vestiti di bianco lo vollero vedere, uno perfino lo invitò nella sua casa a Rivanazzano Terme, dove c’erano un bruco con le scarpe e un pagliaccio. Dopo la mamma e il papà gli fecero una sorpresa e tornarono tutti a Milano a trovare i nonni, senza neanche fare le valige ma per fortuna si erano portati dietro il libro delle ruspe (quello che gli aveva regalato Angelo e che aveva mostrato alla Viola quando era venuta a trovarlo anche se lei non era in grado apprezzare la differenza tra l’escavatrice con braccio lungo e la minipala cingolata).
A Milano andarono in un posto dove c’erano tanti bambini che piangevano, poverini, ma lui pianse solo un po’ quando vide ancora quella farfallina antipatica. La mattina dopo a casa dei nonni alle 8 di mattina suonò la porta. Chi sarà mai?
Lì sullo zerbino c’è la Mucca Punturina che è morbida e cicciottina, spiega al bambino che questa pozione magica è un po’ buffa perché invece di berla bisogna metterla…nelle chiappe! E gli dice che se sente un pochino male può stringerla anche forte.
Lì sullo zerbino c’è la Mucca Punturina che è morbida e cicciottina, spiega al bambino che questa pozione magica è un po’ buffa perché invece di berla bisogna metterla…nelle chiappe! E gli dice che se sente un pochino male può stringerla anche forte.
Il bambino la stringe anche forte per mezz’ora piangendo perché è troppo piccolo per prendere l’anestetico che normalmente accompagna l’iniezione di antibiotico.
Il secondo giorno, quando suona il campanello, il bambino dice “mamma, io non voglio aprire, mi vado a nascondere”. Poi dopo tre minuti torna indietro e le bisbiglia “mi ero nascosto ma adesso sono tornato”.
Il terzo giorno il bambino non ha voglia di aprire la porta ma la mucca gli spiega che è l’ultima puntura che gli farà, e gli chiede se può venire a vivere con lui e le altre mucche a Sagliano. Il bambino- quando gli passa il male al sedere- fa anche lui delle punture nel sedere alla mucca punturina e poi le mette un cerotto, ma solo una volta, perché poi lei è guarita subito.
Quando ritornano in ospedale guardano ancora con tutti i tipi di macchine la sua gola, la pancia e il torace, lo salutano e gli dicono ci vediamo tra qualche giorno.
Il bambino, con la mamma, il papà, la sorellina e la mucca punturina tornano a Sagliano. La mattina dopo però vogliono fare ancora un giretto all’ospedale di Varzi, lui, la mamma e la sorellina.
Girano per tante porte e chiedono a molte persone “dove possiamo fare il Test per la tubercolina?” ma tutti dicono “noi non lo facciamo, provate a chiedere di là”
Alla fine il signore che se ne sta nell’acquario dell’ingresso dice alla mamma che lì non lo fanno e che se al telefono gli hanno detto diversamente si erano sbagliati e che devono andare a Voghera.
“Mamma, perché hai buttato lo zaino e la giacca per terra? E chi è la Tubercolina?” chiese il bambino “Non li ho buttati, tesoro, mi sono caduti per la sorpresa perché mi hanno appena detto che c’è una maga dottoressa che vive oltre le montagne, oltre il fiume, nella grande pianura e che conosce tutti i trucchi di quella birichina della Fatina Tubercolina. Ci ha invitati da lei, ha detto di andare subito”
Durante il viaggio oltre le montagne e oltre il fiume verso la grande pianura la sorellina vorrebbe cantare “la bella lavanderina”, lancia il cuccio in giro per la macchina e poi grida disperata “ciuccioooo!!!”, invece il bambino vuole sapere tutto della Fatina Tubercolina e della maga dottoressa che tanti anni prima andava in giro con la sua scopa e il gatto nero, conosceva tutte le piante e curava tutti i mali, ma poi la gente cominciò a dire che era una strega e per salvarsi lei si mise un vestito bianco e si fece chiamare Dottoressa. Conosceva la Fatina Tubercolina fin da piccola ed era l’unica che sapeva come costruire delle trappole per vedere se era entrata nel corpo di un bambino per fargli degli scherzetti birboni oppure no.
“ma come fa a entrare la fatina dentro ai bambini?”
“Lei è così piccola che può entrare dal naso quando si respira”
“Non può entrare dal naso! Perché nel naso ci sono dei peletti che la fermano!” gridò esultante il bambino che qualche giorno prima aveva chiesto alla mamma che cosa volesse dire “respirare”
“Hai ragione… Ma lei è una furba: fa venire il raffreddore ai bambini, così loro devono respirare con la bocca e zac!”
La Maga Dottoressa era nascosta in un posto che dovevi girarci intorno in macchina molte molte volte, poi dovevi camminare e camminare, poi entrare in un portone, poi in un cortile, poi ancora corridoi, scale, ascensori, porte e stanze. Quando stremati arrivarono, lei disse “bravi, mi avete trovato, ma prima di aiutarvi dovrete superare ancora alcune prove” così la mamma, il bambino e la sorellina rifecero tutto il percorso al contrario, andarono in un altra casa dove staccarono un fogliettino piccolo su cui c’era disegnato una seggiola a testa in giù e un serpente e aspettarono e aspettarono finchè non comparve in alto il numero 42, allora il bambino gridò “la seggiola al contrario e il serpente!!”
e poterono dare un foglietto rosso per averne in cambio uno bianco. “Certo non è stato un grande scambio, piccolo mio, ma la prova era proprio questa: fare quello che ci dicono di fare senza perdere la pazienza”
e poterono dare un foglietto rosso per averne in cambio uno bianco. “Certo non è stato un grande scambio, piccolo mio, ma la prova era proprio questa: fare quello che ci dicono di fare senza perdere la pazienza”
La Maga Dottoressa finalmente spiegò il suo piano: avrebbe messo un pochino di marmellata di fragole nel braccio del bambino e dopo due giorni avrebbe guardato, se non c’erano segni voleva dire che non c’era nessuna fatina in giro, ma se la Tubercolina si fosse trovata nel corpo certamente-golosa come è- sarebbe accorsa e la Maga avrebbe visto le sue impronte delle sue manine impiastricciate.
Due giorni dopo la Maga tolse il cerotto e…. ti abbiamo scoperta, bricconcella! Era tutta una grande macchia di marmellata di fragole! La mamma passò un po’ di tempo al telefono e poi disse ai suoi bambini “Ci hanno invitati ancora a Milano! Dobbiamo andare subito e questa è una bella fortuna perché non faccio le valige nemmeno questa volta e poi non le devo disfare!”
Ancora una volta tornarono in quel posto dove c'erano tanti bambini che piangevano, ma perchè non fossero disturbati dalle grida, il bambino e la sua famiglia venne messa in una saletta separata da cui non potevano uscire neanche per scherzo. Invece le infermiere per scherzo si mettevano una mascherina davanti alla bocca quando entravano nella saletta.
Dopo un po' di favole, di pizzette e di ruspe (ormai era notte) la mamma prese in braccio il bambino e gli disse: “ti ricordi la storia della Befana che ti avevo raccontato? Di quella vecchina che a volte si fa chiamare Signora Holle, ed è bella e luminosa e quando sprimaccia i cuscini sulla terra nevica? E che la notte vola con il corteo di anime luminose, seguita da fatine, bambini mai nati, lucciole, gatti...” “e pure un'oca cicciona e delle scarpe senza dentro nessuno?” “sì, lei” “e pure una mucca? E pure una ruspa?” “forse una mucca sì, una ruspa non so...ad ogni modo lo scopriremo presto perchè la Signora Holle è amica delle Maghe Dottoresse che vivono qui dentro e ha detto che ci invita a dormire qui così la notte quando passa di qui cura anche te.”
La Signora Holle era proprio magica infatti aveva preparato una stanza tutta per il bambino e fuori dalla finestra aveva messo due gru, ma come faceva a sapere che a lui piacevano tanto?
Ogni mattina arrivavano delle fatine tutte vestite di un tulle verde trasparente (ma sotto avevano degli altri vestiti perchè mica era Arcore!), con le mascherine verdi che volevano vedere se dentro la pancia del bambino stava facendo il bagno quella birichina della Fatina Tubercolina e per questo gli infilavano un tubo nel naso fino allo stomaco e poi aspiravano con una siringa. Poi ancora farfalline col pungiglione e signore in bianco che volevano tutte fare delle carezzine sul collo del bambino.
Una mattina la Signora Holle fece un regalo bellissimo: delle calzine di arcobaleno... Era un invito ad unirsi al corteo delle anime luminose! Per poter viaggiare e volare però il bambino doveva essere addormentato e siccome erano le 9 del mattino e lui non aveva ancora abbastanza sonno perchè si era appena svegliato, una gentile Maga Dottoressa gli mise una nuova farfallina (questa volta nella mano perchè le braccia erano già tutte viola e verdi) e gli infilò dentro una pozione magica che lo fece addormentare in un minuto netto, poi lo misero in un tubo e lo guardarono dentro accuratamente.
Al risveglio però lui non si ricordava più nulla e anzi disse che non gli era piaciuto tanto, la mamma gli spiegò che volare nel corteo era così bello che poi quando si tornava ci si sentiva un pochino strani ma poi passava.
Il giorno dopo dissero che non c'era traccia nè della Tubercolina nè del Terribile Micobatterio Atipico e che forse era solo passata di lì una simpatica Mononucleosi, col suo monocolo e i suoi capelli oleosi... nel dubbio però il giorno successivo dei signori vestiti di arancione con le strisce gialle caricarono il bambino su un furgoncino scassato con su scritto AZNALUBMA e lo portarono in un posto coi muri scrostati e i neon penzolanti che era la casa di Polliclinico.
Lì un signore vestito di verde come i folletti e una signora con dei lunghissimi capelli neri come la Signora Holle lo fecero sdraiare su un lettino e cominciarono a dire “Io farei una punturina, sì, mi sa che ci vuole una punturina, ma perchè piangi, bambino? Non ti sto facendo niente!” Il bambino sapeva che quel giorno dovevano fare un'intervista al linfonodo però la mamma non aveva parlato di punturine!
Lì un signore vestito di verde come i folletti e una signora con dei lunghissimi capelli neri come la Signora Holle lo fecero sdraiare su un lettino e cominciarono a dire “Io farei una punturina, sì, mi sa che ci vuole una punturina, ma perchè piangi, bambino? Non ti sto facendo niente!” Il bambino sapeva che quel giorno dovevano fare un'intervista al linfonodo però la mamma non aveva parlato di punturine!
Ma come, non si ricordava più la storia di quella bambina che era andata a vivere dalla Signora Holle e poi era tornata tutta luminosa perchè le era caduta addosso una pioggia d'oro sottile? Non si ricordava che prima di incontrarla si era punta il dito col fuso e proprio mentre stava lavando il sangue dall'arcolaio era caduta nella fonte e al suo risveglio si era trovata in quel prato dove poi aveva incontrato la Signora?
La punturina serviva proprio per non sentire male quando il signore vestito da folletto gigante gli avrebbe ficcato aghi ancora più grossi nel collo e poi anche una lametta che alla mamma del bambino sembrava un coltello da salumiere e le evocava più una tortura medioevale che un' intervista...
La punturina serviva proprio per non sentire male quando il signore vestito da folletto gigante gli avrebbe ficcato aghi ancora più grossi nel collo e poi anche una lametta che alla mamma del bambino sembrava un coltello da salumiere e le evocava più una tortura medioevale che un' intervista...
Poi il bambino tornò nella sua stanzetta affacciata sulle gru e la mamma preparò tutte le valige mentre il papà stava sulla poltrona e si alzava solo per vomitare.
Una signorina simpatica entrò e disse: “Oggi potrebbe uscire perchè tanto gli esiti della biopsia arriveranno solo tra 10 giorni, ma visto che il piccolo ha qualche linea di febbre la Signora Holle vorrebbe tenerlo qui ancora qualche giorno e dargli ancora la sua pozione bianca e dolce”
La mamma allora annodò un po' di lenzuola e tutti e tre si calarono dalla finestra; sul comodino lasciarono una ferrari testa rossa per i bambini che sarebbero venuti dopo e un bigliettino “Gentile Signora Holle, sappiamo che sarà un po' dispiaciuta per la nostra partenza come lo era quando quella bambina le disse che voleva tornare a casa, ma sappiamo anche che capirà che adesso che non siamo più pericolosi per il prossimo preferiamo stare un po' a casa insieme. Torneremo tra qualche settimana e poi speriamo in futuro si accontenterà di qualche cartolina. Grazie molto anche per la pozione dolce, ma ne abbiamo presa abbastanza per i prossimi venti o trent'anni. Un abbraccio affettuoso.”
A casa la sorellina aveva la febbre, proprio come il nonno, anche il bambino aveva la febbre, il papà il malditesta e il vomito e la mamma maldipancia, malditesta e “la pipì rossa”, la povera nonna invece stava bene e doveva fare tutto lei... MA ERANO TUTTI TANTO, TANTO FELICI!
6 commenti:
E' talmente bella che quasi quasi un po' vi invidio!! Anch'io voglio avere almeno un po' di febbre!!!
E io che ti ho chiamato perchè volevo proporti di venire a trovarvi domani...!!!
Orsù, catorci! Ripigliatevi in fretta! E ricordatevi di essere tutti pronti e sani entro il 21 c.m.!
A presto
proprio coraggiosi siete stati
Anche una bambin a di nome Valentina tanto tempo fa visse un'avventura simile, ma nella sua stanza isolata non passavavo nè fatine, nè maghe, nè signoreholle.
La fantasia rende tutto meno drammatico.
Brava!
..sei veramente una persona speciale, un raggio di luce per le persone che ti sono attorno.
Hiro
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