Segue da...
Oltre al Quinto Stato (quello dei non-lavoratori o dei lavoratori senza diritti), esiste un potenziale Diciassettesimo Stato europeo, costituito dai lavoratori stranieri regolari in Italia.
Ma nessuno ha ancora parlato del Sesto Stato.
Il Sesto Stato sta crescendo e crescerà in modo preoccupante nei prossimi anni in Italia, paese civile sempre pronto a scandalizzarsi e a guardare con disprezzo i paesi sottosviluppati che prevedono caste di intoccabili, schiavi, lavoro minorile e discriminazione delle donne, ma che non si accorge di stare creando una nuova e folta schiera di senzatetto, senzadignità, senzadiritto, senzidentità e senzafuturo.
Si tratta del popolo dei Senzadocumenti, tenenti nell’Esercito dei Nullatenenti.
Questi individui “diversamente uguali” sono i migranti arrivati negli ultimi anni in Italia, dove però la situazione è cambiata rispetto a 5 anni fa perchè durante il governo della “sinistra” non ci sono state sanatorie (nè modifiche alla legge Bossi-Fini, che evidentemente piaceva così com’era).
L’unica strada da percorrere per avere un permesso di soggiorno in Italia oggi è quindi quello di essere riconosciuti come profughi, processo lungo e intricato dal momento che richiede la valutazione di una commissione che deve analizzare caso per caso. L’attesa può essere di oltre due anni. E’ considerato rifugiato - e può quindi ottenere i documenti - solo chi può dimostrare che tornare in patria comporterebbe la morte o un grave rischio per la vita, una volta ottenuto il riconoscimento non è più possibile fare ritorno al proprio paese (coerentemente, del resto). Esistono poi altre forme di tutela come la “protezione per motivi umanitari”, che concede il permesso di soggiorno a chi non è propriamente un rifugiato, ma ha una storia drammatica alle spalle.
Questi individui “diversamente uguali” sono i migranti arrivati negli ultimi anni in Italia, dove però la situazione è cambiata rispetto a 5 anni fa perchè durante il governo della “sinistra” non ci sono state sanatorie (nè modifiche alla legge Bossi-Fini, che evidentemente piaceva così com’era).
L’unica strada da percorrere per avere un permesso di soggiorno in Italia oggi è quindi quello di essere riconosciuti come profughi, processo lungo e intricato dal momento che richiede la valutazione di una commissione che deve analizzare caso per caso. L’attesa può essere di oltre due anni. E’ considerato rifugiato - e può quindi ottenere i documenti - solo chi può dimostrare che tornare in patria comporterebbe la morte o un grave rischio per la vita, una volta ottenuto il riconoscimento non è più possibile fare ritorno al proprio paese (coerentemente, del resto). Esistono poi altre forme di tutela come la “protezione per motivi umanitari”, che concede il permesso di soggiorno a chi non è propriamente un rifugiato, ma ha una storia drammatica alle spalle.
Tutti quelli che non hanno una storia sufficientemente strappalacrime sono quindi spinti a inventarsene una, che però viene solitamente smascherata dalla Commissione che del resto è lì per questo. Chi dichiara la verità, e cioè che è venuto in Europa a cercare lavoro, viene buttato sulla strada.
La Commissione non prende in considerazione, nella sua valutazione, tutte le violenze subite in Libia, la prigionia, le torture, gli stupri (esperienze che accomunano praticamente tutte le persone che arrivano dall’Africa in Italia) e da una parte è giusto così, perchè è rifugiato chi è perseguitato nel proprio paese e non chi si fa perseguitare all’estero.
Per la Commissione non conta il fatto che nei due anni di attesa una persona abbia studiato l’italiano, abbia rispettato tutte le regole imposte dalla Prefettura (come quella di potersi allontanare dal centro di accoglienza per un massimo di due notti, previa richiesta che può essere rifiutata senza addurre spiegazioni, non più di una volta ogni tre mesi, regola che rende praticamente impossibile a chi vive in albergo a 1000 metri di altitudine disperso sull’Appennino non raggiunto dai mezzi pubblici di coltivare una rete di relazioni con qualsiasi amico o conoscente che non sia raggiungibile in giornata),
non conta che uno abbia fatto volontariato e nemmeno che abbia un lavoro con tanto di contratto, non conta che uno abbia una professionalità spendibile, o che, arrivato analfabeta, abbia imparato a leggere, scrivere e parlare correttamente dimostrando in ogni modo di essere rispettoso e volenteroso di integrarsi.
Per la Commissione non conta il fatto che nei due anni di attesa una persona abbia studiato l’italiano, abbia rispettato tutte le regole imposte dalla Prefettura (come quella di potersi allontanare dal centro di accoglienza per un massimo di due notti, previa richiesta che può essere rifiutata senza addurre spiegazioni, non più di una volta ogni tre mesi, regola che rende praticamente impossibile a chi vive in albergo a 1000 metri di altitudine disperso sull’Appennino non raggiunto dai mezzi pubblici di coltivare una rete di relazioni con qualsiasi amico o conoscente che non sia raggiungibile in giornata),
non conta che uno abbia fatto volontariato e nemmeno che abbia un lavoro con tanto di contratto, non conta che uno abbia una professionalità spendibile, o che, arrivato analfabeta, abbia imparato a leggere, scrivere e parlare correttamente dimostrando in ogni modo di essere rispettoso e volenteroso di integrarsi.
E da una parte è giusto così, perchè questi elementi non c’entrano niente con il rischio di morte connesso al ritorno in patria.
Così chi non è rifugiato o non ha ricevuto la protezione umanitaria, non potrà mai avere i documenti, nemmeno se trova un lavoro e un datore disposto a fargli un contratto.
Tutte queste persone piene di speranze e di buona volontà, che sognano solo di poter essere all’altezza delle aspettative della famiglia che ha investito tutto per poter pagare il viaggio e che hanno pagato pesanti riscatti ai criminali libici che facevano fare telefonate a casa durante strazianti sessioni di tortura per essere più convincenti, tutte queste persone, se non
riescono a dimostrare che non potrebbero sopravvivere tornando in patria, non avranno mai il permesso di soggiorno, non potranno mai lavorare, affittare una casa, avere un medico della mutua.
Queste persone sono scarti della società, gente che non potrà mai pagare le tasse o arrivare, dopo dieci anni di onesto lavoro, ad essere cittadino italiano. Non si tratta di cittadini di serie B o C, si tratta di individui senza diritti e senza identità.
Naturalmente, accanto ai migranti educati e desiderosi di lavorare, vengono buttate per strada anche persone che avrebbero potuto egregiamente competere con i mafiosi, falsari ladri e criminali italiani emigrati in America che tanto hanno colpito l’immaginario hollywoodiano.
Questi personaggi, che pure sono una minima percentuale e che non meritano certo di avere un permesso di soggiorno, si troveranno per strada e faranno meno fatica di altri ad integrarsi, trovando facilmente lavoro come spacciatori, protettori di prostitute e criminali più o meno organizzati. Saranno loro a troneggiare sui nostri giornali tra pochi anni, saranno loro a impersonificare magistralmente l’Uomo Nero, perfetto per le campagne elettorali.
Il colore della loro pelle li renderà facilmente riconoscibili tra la folla, sarà facile differenziarli per gettarli nei cassonetti della raccolta differenziata, insieme a tutta l’umanità silenziosa e paziente che lotta umilmente per una sopravvivenza dignitosa e che ha la sfortuna di condividere la pigmentazione della pelle con questi esemplari criminali.
Questi personaggi, che pure sono una minima percentuale e che non meritano certo di avere un permesso di soggiorno, si troveranno per strada e faranno meno fatica di altri ad integrarsi, trovando facilmente lavoro come spacciatori, protettori di prostitute e criminali più o meno organizzati. Saranno loro a troneggiare sui nostri giornali tra pochi anni, saranno loro a impersonificare magistralmente l’Uomo Nero, perfetto per le campagne elettorali.
Il colore della loro pelle li renderà facilmente riconoscibili tra la folla, sarà facile differenziarli per gettarli nei cassonetti della raccolta differenziata, insieme a tutta l’umanità silenziosa e paziente che lotta umilmente per una sopravvivenza dignitosa e che ha la sfortuna di condividere la pigmentazione della pelle con questi esemplari criminali.
E così, nel Soprasviluppato Primo Mondo che vede nella Ricchezza la soluzione di tutti i mali e che è pronto a rinunciare ai diritti dei lavoratori in favore dei diritti dell’Economia, la merce e il capitale sono i nuovi Cittadini del Mondo e possono circolare liberamente, ma chi viaggia per cercare lavoro è un criminale.
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