domenica 17 marzo 2019

Le disfunzioni di Propp e la Bussola del Sè

Compito del corso di scrittura creativa presso la Biblioteca di Rivanazzano:
Rielaborare in chiave moderna la celebre fiaba di Cenerentola.
Nel testo potranno comparire elementi nuovi,
funzioni di Propp non presenti nel testo originale,
ma sarà necessario mantenere inalterata la trama.

(Ricerca immagini a cura di Mimmi)

Cenerentola era una brava ragazza, gentile e servizievole, faceva dei turni assurdi in un call center per portare i casa quei pochi soldi che poi venivano spesi in belletti, vestiti e gratta&vinci dalla compagna di suo padre e dalle sue due figlie, che passavano la giornata stravaccate sul divano facendo zapping davanti alla tv. La loro massima aspirazione era ricevere il reddito di cittadinanza e diventare famose partecipando a un programma televisivo.
Cenerentola invece sognava in grande, come sua madre, che infatti l’aveva chiamata così proprio in onore della sua fiaba preferita. La madre, che aveva sposato un metalmeccanico, sperava che sua figlia incontrasse un principe azzurro, ricco, bello e gentile.
Un giorno, mentre cercava di sturare il lavandino da un grumo appiccicoso di capelli, Cenerentola vide una pantegana che stava mangiando le briciole sotto al tavolo. Per lei quello fu un segno del cielo: quel topolino era senz’altro il suo aiutante magico! Da quel giorno l’avrebbe aiutata nei lavori domestici pulendo come per incanto gli avanzi della cena…
Cenerentola si era studiata e ristudiata tutte le opere di Vladimir Propp, con particolare attenzione per Morfologia della fiaba, si leggeva e rileggeva la descrizione di tutte le funzioni cercando di immaginare in che modo si sarebbero sviluppate nella sua vita.
Quel giorno lei presentì chiaramente che l’Equilibrio Iniziale stava per avvicinarsi alla Rottura e che presto sarebbero iniziate le Peripezie dell’Eroe o dell’Eroina (Propp parlava solo di “Peripezie dell’eroe”, senza menzionare mai l’eroina, perchè era un po’ puritano e all’antica e aveva pudore ad ammettere che molto spesso l’eroina giocava un ruolo fondamentale nelle fiabe). Quella sera Cenerentola si fece una dose doppia e si mise ad aspettare di ricevere l’invito al rave party dove finalmente avrebbe incontrato il suo tronista miliardario.

Invece le arrivò un whatsapp da un numero sconosciuto, che diceva così: “Ciao Cene! Sei ancora ferma al Pleisto-Cene (emoticon che si spiscia dalle risate). Io qui alle Canarie me la spasso alla grande (emoticon che fa l’occhionino e la linguaccia). Felice, tua Fenìce (cuoricini ed emoticon che dà i bacini)”.
Ma chi cacchio è questa? “Chi sei?” le scrisse. L’altra però non visualizzò nemmeno il messaggio. Provò a chiamarla, ma lei non rispose.
Il giorno seguente, mentre ancora stava cercando di capire chi fosse Fenice (aveva anche controllato su facebook, ma non era di quelle persone a cui aveva dato l’amicizia senza conoscerla, in un impeto di amore universale e incondizionato) ricevette una strana telefonata al call center. Appena lei rispose: “Buongiorno, sono Cenerentola, come posso aiutarla?” all’altro capo, una voce maschile esclamò: “Ma allora è vero che lavori al call center! Fenice mi ha parlato tanto di te, vorrei conoscerti.”
La mamma di Cenerentola era morta quando lei era piccola, purtroppo ricordava molto poco di lei. Oltre all’imperativo di sposare un principe, le aveva anche raccomandato di non accettare mai caramelle dagli sconosciuti. Per timore che uno sconosciuto potesse offirle una caramella, lei accettava le amicizie su facebook dagli sconosciuti, ma si guardava bene da incontrarli, per questo non conosceva nessuno.
Tuttavia Cenerentola pensò che l’Infrazione del Divieto potesse essere funzionale allo svolgimento della sua fiaba e così accettò di incontrare quell’uomo sconosciuto, che per altro aveva una voce molto intrigante. Il suo scopo, comunque, era solo quello di fare una Ricognizione, ossia di raccogliere informazioni su questa Fenice.
Si erano dati appuntamento al Bar Sport per l’happy hour, lui la riconobbe subito e le venne incontro sorridente: “Siete davvero due gocce d’acqua!” “Ma chi?” - chiese Cenerentola interdetta, guardandosi intorno. “Tu e la tua gemella.” “La mia gemella…?” “Sì, tu e Fenice siete davvero uguali, cioè, vi assomigliate di faccia - aggiunse poi gettando uno sguardo alla felpa che lei indossava sui jeans stirati -  per il resto lei è molto diversa da te.”
Celeste, così si chiamava quell’affascinante giovane, le raccontò di Fenice, una ragazza esuberante e creativa, sempre in viaggio e imprevedibile. Sembrava l’esatto opposto di Cenerentola, o meglio, sembrava tutto quello che Cenerentola non era.
Cenerentola era così felice di essere passata tanto facilmente alla funzione numero 5 (Ottenimento delle informazioni) che quando Celeste le chiese se voleva aiutarlo a cercare Fenice (i due erano molto amici, ma di recente lui aveva perso le sue tracce), lei non si rese conto che si trattava di un Raggiro e che presto si sarebbe trovata ad essere in Connivenza con il suo antagonista.
Riconobbe però in sè, in modo acuto e feroce, la Mancanza, sentì che quella gemella, di cui non ricordava l’esistenza, le mancava terribilmente. Con la Mediazione di quello sconosciuto avvenente, la mancanza si era palesata e lei era pronta per dare il suo Consenso a ribellarsi e ad agire in modo da porre fine alla Mancanza. Stringendo al petto Morfologia della Fiaba, Cenerentola si preparò per la Partenza.
Sapeva, avendo studiato, che adesso sarebbe stato il turno della Funzione del Donatore, che, essendo una fiaba moderna, non poteva essere la solita Vecchina che abitava ai margini del Bosco, ma era una Signora che viveva ai margini della società, indossava un boa rosso e non era facile stabilire se avesse 40 o 90 anni - ma questo era solo uno dei suoi poteri magici, la Signora sapeva infatti anche fare filtri d’amore e trasformare gli uomini in porci come la maga Circe.
Fu lei che si occupò della Fornitura dell’Oggetto Magico, ma non senza avere prima messo alla prova Cenerentola, sfidandola a indossare scarpette di cristallo tacco dodici e dicendole che non avrebbe dovuto mai toglierle finchè non avesse portato a termine la sua missione.
L’Oggetto Magico era una Bussola che aveva la lancetta che indicava sempre verso la lettera S. “Che strana una bussola che punta a Sud” commentò Cenerentola.
“Segui questa bussola e troverai Fenice” le disse la Signora e fu così che Cenerentola e Celeste compirono il Trasferimento, seguendo la bussola verso sud fino a Marrakech e proseguendo poi nel deserto fino a giungere ad un’oasi lussureggiante.
Su un’amaca, una ragazza stava leggendo un libro. “Fenice? Sei tu?” Chiese Cenerentola, stupita di quanto quella fanciulla le assomigliasse nei lineamenti  “Sorella!“ Gridò lei, slanciandosi giù dall’amaca e gettandole le braccia al collo.
Cenerentola si accorse, con una fitta dolorosa, di quanto sua sorella fosse diversa da lei. Il suo sorriso luminoso, il suo corpo abbronzato e sensuale contrastava con le spalle spioventi di Cenerentola e il suo colorito smorto, come se fosse ricoperta da uno strato di cenere.
In quel momento Fenice si accorse di Celeste e il suo sguardo si rabbuiò: “Che diavolo ci fai qui?” “Sono venuto a prenderti - rispose lui, senza sorridere - adesso basta scherzare, vieni a casa.” E fece il gesto di prenderle un braccio. La ragazza si scansò e lo guardò torva: “Non ci vengo con te. Vattene via.” Cenerentola li guardava, sconvolta. “Ma… io non capisco…”

Allora Fenice parlò: “Ma davvero non ti ricordi di me? Non ti ricordi che tu non sei sempre stata così come sei adesso? Non ti ricordi le marachelle, gli scherzi, i capricci, le zuffe con gli altri monelli di strada, i furti di marmellata e le scenate in cui prendevi tutti a calci e pugni e poi ti nascondevi e tutti si preoccupavano e si arrabbiavano e tu ridevi? Non ti ricordi?

Poi la mamma è morta e tu hai deciso che volevi essere una brava bambina e allora mi hai chiuso in uno sgabuzzino. Ma pensavi davvero che sarei rimasta lì dentro?
Sono scappata e mi sono fatta la mia vita. Ho incontrato Celeste, ho pensato che fosse lui il Principe Azzurro che abbiamo sempre sognato fin da piccole. Io credevo fosse amore, ma lui mi ha spiegato che se lo amavo dovevo stare solo e sempre con lui, smettere di uscire a ballare, esplorare boschi e dedicare giornate a dipingere, scrivere e scolpire chiusa in camera da sola. Allora me ne sono andata. E lui non avrebbe mai potuto trovarmi senza di te, perchè solo tu potevi fare funzionare la Bussola che porta a Se Stessa.”
“Ah, allora la S non indicava il Sud! - esclamò Cenerentola.
“Chapeaux” commentò sarcastico Celeste mentre si accendeva una sigaretta e poi, rivolto a Fenice: “Adesso andiamo” e la prese per un braccio con forza.
Solo allora Cenerentola capì improvvisamente tutto. Capì che la sua fiaba iniziava con la Funzione numero 1: l’Allontanamento di quella parte di Sè, e che da lì tutto aveva proceduto con un piano ben preciso, il Divieto, l’Infrazione, la Ricognizione, l’Ottenimento e poi… poi aveva subito un Raggiro e aveva messo in atto una Connivenza con l’Antagonista! “Ma allora davvero in questa fiaba ci sono tutte le funzioni nello stesso ordine in cui le ha elencate Propp!” gridò sfogliando febbrilmente Morfologia della fiaba. “Quindi questo è il momento della Lotta!” E si gettò su Celeste tempestandolo di pugni e calci. Nello scontro in cui tutti e tre si trovarono aggrovigliati per terra, la sigaretta accesa di Celeste cadde nella scollatura di Cenerentola, bruciandola.
“Questa è la Marchiatura - ansimò Cenerentola cercando di rovesciare Celeste per metterlo schiena a terra - significa che adesso è il turno della funzione numero 18: la Vittoria!” A sentire queste parole, Celeste si arrese e smise di lottare per tenere distante Cenerentola, che, non incontrando più resitenza, gli rovinò addosso.
“Toglietevi di dosso, streghe che non siete altro, e andate alla malora!”
Si alzò e, zoppicando, se ne andò.
“Bene - disse Cenerentola, rialzandosi e cercando di ricomporsi - ora dovrebbe esserci la Rimozione, per cui viene posto rimedio al danno iniziale e si risolve la mancanza.”
“E quindi noi due torniamo a vivere insieme come ai vecchi tempi e non mi chiuderai più nello sgabuzzino?” Chiese Fenice speranzosa. “Esatto!!” esclamò Cenerentola abbracciandola “E adesso siamo al numero 20: il Ritorno. Torniamo a casa.”
“E questo sarebbe il Lieto Fine, giusto?” domandò Fenice, esitando.
“Beh, tecnicamente ci sarebbero ancora una decina di funzioni, prima del Lieto Fine.”
“Ah, cavoli, e qual’è la prossima?”
“La Persecuzione.”
“Oh, no! E chi verrà perseguitato? Potremmo perseguitare quell’orribile donna che ha sposato papà e le sue stupide figlie?”
“Hem…beh… veramente dovrebbe essere l’eroe ad essere perseguitato, stando a quello che dice il libro…”
“E chi è l’eroe in questa storia? Sono io o sei tu?”
“Intendi dire l’Eroina...boh… non saprei, ma io credo che sia tu, tu sei bella e ribelle, sei perfetta per fare l’eroina”
“Ma no Cenerentola, sei tu la protagonista, credo che dovrai essere perseguitata tu, mi dispiace, la storia è dedicata a te.”
“No, ti sbagli, la storia è dedicata a Propp.”
“Va beh, insomma, ma dobbiamo proprio farle tutte queste funzioni?”
“Sì, per forza, abbiamo sempre sognato che la nostra vita fosse come una fiaba e adesso ce la dobbiamo beccare tutta.”
“Ma non possiamo passare direttamente al Lieto Fine?”
“No.”
“Ma il Lieto Fine giustifica i mezzi?”
“Sì”.
“Ok, allora procediamo.”
Insomma, come potete immaginare, le due ragazze tornarono a casa, Cenerentola riprese la sua vita perseguitata dalla matrigna e dalle sorellastre e Fenice venne perseguitata ancora di più, se possibile, perchè la sua bellezza e il suo spirito libero facevano schiattare di invidia le tre donne.
Ma le due ragazze tenevano duro perchè sapevano che la funzione seguente sarebbe stata quella del Salvataggio. Intrise come erano di educazione fiabesca non pensarono minimamente che avrebbero potuto salvarsi da sole semplicemente andandosene, perchè in questo modo avrebbero perso l’occasione di farsi salvare dal necessario Principe Azzurro  che prima o poi si sarebbe fatto vivo.
Una sera Cenerentola si lasciò convincere da Fenice ad andare con lei a un rave party.
Cenerentola rimase affascinata da un giovane con una cresta rosso fuoco che ballava come un indemoniato. Le ricordava terribilmente qualcuno ma non riusciva a capire chi. Dopo un lungo tempo di appostamento riuscì ad avvicinarsi a lui e a parlargli, anche se lui era talmente ubriaco che si faceva fatica a capire che cosa dicesse. Lei capì che lui si chiamava - o si faceva chiamare - Scarletto O’Hara.
Si sa che gli opposti si attraggono, Cenerentola è già innamorata persa, ma lui sembra invece attratto da Fenice, che balla senza freni con chiunque le capiti a tiro. Fenice non sembra disdegnare la sua corte, ma quando Cenerentola esce in lacrime, la sorella se ne accorge e va chiederle che cosa le succede. Cenerentola le confessa il suo colpo di fulmine per Scarletto, Fenice la rassicura dicendole che a lei quel ragazzo non interessa, lo aveva notato solo perchè le ricordava Celeste di cui in verità lei è ancora innamorata.
Cenerentola allora rintraccia Celeste e gli dice che Fenice lo ama ancora. Celeste però non vuole saperne più niente di quella pazza. “Sai quale è la donna che fa per me?” Chiese Celeste a Cenerentola guardandola negli occhi: “Sei tu”. Cenerentola arrossì e lui pensò di aver fatto breccia nel suo cuore, ma non era così.
Cenerentola fuggì via e si precipitò da Fenice. Le raccontò tutto e poi estrasse il libro di Propp. “Guarda qui, adesso avrebbe dovuto esserci il Salvataggio, però i nostri rispettivi principi sono confusi, il mio vuole te e il tuo vuole me. Ma sai qual è la prossima funzione? L’Arrivo in incognito!! Abbiamo la soluzione” “La soluzione?” chiese Fenice perplessa.
“Ma certo, tu ti travestirai da me, io mi travestirò da te e andremo in incognito all’appuntamento con i nostri amati!” Le due ragazze si abbracciarono ridendo e subito si spogliarono e si scambiarono i vestiti. Ma non funzionava. Cenerentola, anche con il vestitino svolazzante di Fenice, non le assomigliava per niente. E del resto Fenice, nonostante la felpa e i jeans, era assolutamente riconoscibile. “Ho un’idea! - esclamò Fenice - per imparare a sembrare l’altra, facciamo che oggi tu passi tutto il giorno con me e cerchi di imitarmi il più possibile, nella postura, nel parlare… ti dirò tutto quello che amo fare e tu proverai come è essere me. E domani io imiterò te e tu mi spiegherai tutti i tuoi segreti per essere così buona e servizievole.”
Cenerentola si divertì come mai aveva fatto in vita sua a vivere come Fenice, e anche Fenice scoprì la gioia di prendersi cura con amore della casa, di cucinare con gusto, di pulire mettendo in ordine contemporaneamente anche dentro di sè e spazzando via con la polvere  brutti pensieri e paranoie.
Quando si sentirono pronte, chiamarono ognuna i rispettivi uomini e si prepararono a conquistarli. “Scusa un attimo Cenerentola - disse Fenice, prima di uscire di casa - ma dopo l’Arrivo in incognito (che siamo noi due che ci travestiamo) ci dovrebbe essere la funzione “Pretese infondate” per cui un falso eroe cerca di pretenedere il posto di quello vero. Chi sarà questo falso eroe?”
“Ma siamo sempre noi, Fenice, io sono la tua falsa eroina e tu sei la mia falsa eroina.”
“E la Prova quale sarà?” “ Semplice, la prova è conquistare i nostri Principi Azzurri!”
Il piano funzionò, Cenerentola, travestita da Fenice, partì per un viaggio in camper con Scarletto, mentre Fenice, travestita da Cenerentola, andò a convivere con Celeste nel suo monolocale. Era il Superamento della Prova.
Inizialmente fu meraviglioso, ma ben presto Cenerentola si stancò di tutta quella baldoria e quei viaggi, tanto più che Scarletto non era poi così tanto ribelle e divertente come le era sembrato, anzi, era un precisino insopportabile e si innervosiva quando lei (facendo uno sforzo immane) lasciava i vestiti per terra per seguir alla lettera i dettami di Fenice. E così Cenerentola si trovò a pulire il camper, a lavare e stirare i vestiti e a fare tutte quelle cose che Fenice le aveva raccomandato di non fare mai.
Al tempo stesso, Fenice, travestita da Cenerentola, non ce la faceva più a fare la parte della mogliettina ordinata, tanto più che Celeste, per essere un principe azzurro era terribilmente disordinato e non sembrava amare così tanto quella vita monotona, sembrava terribilmente annoiato.
Una sera Scarletto si infastidì molto perchè la finta Fenice, quando aveva appena finito di lavare i piatti, aveva risposto al telefono e non aveva quindi asciugato il lavandino lasciando delle gocce d’acqua. Cenerentola, che stava molto attenta a queste cose e certo avrebbe asciugato il lavandino di lì a poco, sentì per la prima volta in vita sua che non aveva più intenzione di subire le sfuriate di tutti e gli rispose per le rime. Lui stava per reagire infuriato quando l’occhio gli cadde sulla scollatura di Cenerentola, impallidì ed esclamò:
“Ma tu non sei Fenice, sei Cenerentola!!! Quella è la cicatrice che ti ho fatto con la mia sigaretta durante la funzione della Lotta!”
Cenerentola sul momento rimase impietrita per essere stata scoperta, poi le sue pupille si restrinsero e si avvicinò a Scarletto guardandolo dritto negli occhi: “La bruciatura con la sigaretta me l’ha fatta Celeste… tu come fai a saperlo? Tu non sei Scarletto! Sei Celeste!!”
Il ragazzo arrossì e abbassò gli occhi. “Sì, io in realtà sono Celeste, quando mi sono innamorato di Fenice ho fatto di tutto per essere un perfetto principe azzurro e così ho scacciato da casa il mio fratello gemello Scarletto, inaffidabile e sempre pronto a fare casino.
Quando ho scoperto che Fenice si era innamorata di lui ho pensato di impazzire, finchè lui non mi ha proposto di cambiarci di posto, lui ha finto di essere me per sperimentare una vita tranquilla accanto a Cenerentola, io ho cercato di essere come lui per conquistare Fenice…. Ma tu non sei Fenice, tu sei Cenerentola! Ecco perchè quando usciamo a ballare io mi annoio a morte con te!” “Sono io che mi annoio a morte con te, Celeste! Mi sembrava strano che Scarletto potesse essere così terribilmente pignolo e moscio!” I due stavano per ricominciare a litigare, ma Cenerentola disse: “Dobbiamo avvisare la vera Fenice e il vero Scarletto!”
Nel frattempo Fenice si era decisamente rotta di fare la parte di Cenerentola ed era pronta ad andarsene di nuovo, ma decise di giocare un’ultima carta: invitò fuori Celeste e gli offrì da bere, pur sapendo che lui era astemio. Con sua grande sorpresa Celeste accettò e nel giro di poche ore erano entrambi completamente ubriachi e ridevano come matti. “Celeste, ma io non sapevo che tu fossi così divertente! - esclamò Fenice - perchè non ci facciamo un viaggio insieme?” In quel momento qualcuno toccò la spalla di Fenice, che si voltò e rimase a bocca aperta vedendo la vera Cenerentola insieme a un altro Celeste. “Cenerentola! Che cavolo ci fai qui?” Urlò la finta Ceneretola con gli occhi fuori dalle orbite. “E chi è questo? Chi è il vero Celeste? Sei tu?” Disse puntando un dito contro il petto del nuovo venuto. “Lo sapevo che non eri Celeste!” gridò poi all’altro (finto) Celeste che stava attonito inchiodato alla sua seggiola. Allora il finto Celeste si alzò in piedi e prese per il bavero il vero Celeste “Credevo di potermi fidare di te, infame!”
Ci volle un po’ di tempo perchè tutti riuscissero a spiegarsi. Quando gli animi si furono raffreddati, Cenerentola estrasse dalla borsa la sua copia di Morfologia della fiaba e declamò: “Ora che grazie al marchio della bruciatura c’è stata l’Identificazione e che c’ è stato lo Smascheramento anche dei falsi eroi maschili, siamo pronti per la Trasfigurazione.
Ognuno si può vestire come preferisce per diventare bellissimo.
Celeste si tolse con gran sollievo i jeans strappati di Scarletto e si mise una bella camicia stirata, mentre Scarletto si metteva soddisfatto la sua giacca di pelle. Fenice si tolse quella felpa sformata e rimase con un minuscolo top senza reggiseno. Cenerentola si rimise con gioia le sue comode scarpe da ginnastica, disfandosi finalmente di quelle insopportabili scarpe di cristallo tacco dodici che aveva dovuto mettere all’inizio delle sue peripezie.
“Bene, adesso manca la penultima funzione: la Punizione dell’antagonista. Ma chi è che sarebbe l’antagonista?” chiese Cenerentola.
Fenice rispose: “Gli antagonisti sono i maschi che volevano ingannarci.”
“Le antagoniste siete voi donne che ci avete fatto impazzire e ci avete ingannati” ribattè Scarletto.
Stavano per ricominciare a litigare tutti e quattro, ma Celeste disse: “Io credo che in questa storia tutti siano stati gli antagonisti di tutti. Io sono stato antagonista di mio fratello cacciandolo di casa e lo stesso ha fatto Cenerentola con sua sorella. Poi sono stato antagonista di Fenice quando ho cercato di obbligarla a stare con me. E lo stesso vale per tutti voi. Ma io credo che abbiamo tutti sofferto abbastanza e che già questa è stata la nostra punizione e non rincarerei la dose. Secondo me possiamo passare all’ultima funzione, la numero 31. Siccome questa è una fiaba moderna non si può trattare di un’Incoronazione, quindi ci deve essere per forza un Matrimonio. Allora io mi sposo con Fenice e Cenerentola si sposa con Scarletto, ok?” “Eh no! - disse Scarletto, gli estremi si attraggono ma poi non si sopportano. Secondo me è meglio se ci si sposa tra simili, Celeste deve sposarsi con Cenerentola e io mi sposo con Fenice.”
Allora intervenne Fenice: “Scusate, ma questa non è una buona soluzione, la vita tra simili è davvero noiosa, mentre tra opposti è ingestibile. E poi questa è una fiaba moderna, il matrimonio nella nostra società non coincide più con la realizzazione del’individuo. La realizzazione dell’individuo consiste nell’acquisire consapevolezza di sè ed essere completi e armonici.”
“E quindi quale è il nostro Lieto Fine?” chiese Celeste.
“Ma Propp parla chiaro, lui dice proprio Matrimonio” osservò Cenerentola controllando per l’ennesima volta il suo testo sacro.
“Ecco quale è la mia soluzione - disse Fenice, con gli occhi che luccicavano - io mi sposerò con Cenerentola, faremo insieme le pulizie in casa e insieme andremo a viaggiare e a ballare. E voi due, Celeste e Scareletto, farete lo stesso: vi sposerete tra di voi, sarete maestri l’uno per l’altro e imparerete ad amarvi.
Ma ciò non toglie che poi noi quattro potremmo sempre fare delle belle cose tutti insieme...” aggiunse poi facendo l’occhiolino.












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