mercoledì 23 giugno 2010

rivelazione sì ma quale

aprile 2010



come premessa e a mia discolpa aggiungo
che tutto questo sogno così lungo
l'ho scritto in questo modo ricercato
non per vezzo
ma perchè provaci te
in una settimana a leggere 1153
pagine di poesia del Novecento
alla ricerca di qualche poesia
da ficcare in un'antologia
che adolescenti e prof faccia contento




Tutta la mia famiglia o quasi
quella di prima, mamma papà nonna parenti vari
-non quella di oggi dove sono io la mamma-
un ristorante su un grattacielo forse
io distratta, i grandi parlano in piedi
con dei signori, là, della cucina
stranieri, la cordialità si muta in sdegno
io non capisco, come spesso in sogno
non è chiaro ciò che avviene e si fa
-del resto è chiaro forse nella realtà?
Mio padre dice no non se ne parla
andiamocene svelti via di qua
Volevano sposarti a un loro figlio
cose dell'altro mondo, andiamo, è meglio
Indiani, di nobile casato, sorpresi offesi
che abbiamo rifiutato un così nobile partito.

Si va a mangiare da qualche altra parte,
io porto un piatto di purè alla nonna,
solo seduta mi accorgo che
è davvero troppo poco quel purè.
Vado io, nonna, salgo al sesto piano,
ti riempio il piatto, faccio in un baleno
Non farla andare, se incontra quell'indiano?
Ma noi siamo civilizzati
non ci incastriamo in matrimoni combinati
Parlando allo specchio in ascensore,
ai miei capelli a zazzera, i pantaloni
stropicciati sporchi con stupore
perchè potrà volere me un indiano
non mite femminile ed elegante
come in India ce n'è tante?
Salgo le scale con il piatto in mano
ma sui gradini quasi al sesto piano
c'è un guerriero, morto o assai ferito
con una maschera di legno africana
strano vestito d'altri luoghi o tempi
io mi avvicino sento che respira
poi il sogno parte in mille fotogrammi
viaggiamo in africa tra le tribù
si ammatassa l'intreccio sempre più.
Era lui che mi voleva sposare
non perchè io, ma perchè occidentale
come unica possibilità
per sfuggire alla sua realtà
aveva amato forse un giovane africano,
o un'antenata era di quella terra
alla famiglia non poteva far guerra
l'unica via era andar lontano
così viaggiammo insieme lungamente
lui ragazzetto in cerca di radici
io curiosa di altri luoghi e gente
come fratello e sorella felici
lui fece un misterioso rito di passaggio
che da bambino lo divenne uomo
era questo il senso del suo viaggio
e dopo ripartimmo di nuovo.

Eravamo poi in una balera, una stanzona
forse in Guatemala, musica di quella zona
Adolescenti break dance e lenti
lui mi diceva dài balla con me
ero seduta da adulta li guardavo
ma sì che male c'è?
Prima però una stringa mi allacciavo.
Inizia un lento una bachata o jovanotti
cercherò di non esser io a guidare
una ragazza mi dà uno strano oggetto
un telecomando, un marchingegno nero
mi lascio andare stretta alle sue braccia
mi guida mi conduce mi trasporta
non tocco quasi coi piedi per terra
che beatitudine... affondo la faccia
nella maglietta lui mi tiene stretta
(questo sogno me lo voglio ricordare
quando mi sveglio glielo dico ad Ale
che mi deve portare a ballare)
mi guardo nello specchio: mi somiglio
capelli neri, pelle scura, tratti maya
mi hanno truccata per fare questa parte.
esco dal bagno rendo il congegno
tecnologico, poi ritorno come è logico
a cercare il cavaliere per continuare il sogno
...ma dove si sarà cacciato?
Son qua, vuoi ancora ballare?
È un ragazzino magro a parlare,
con la maglietta bianca e pulita...
…sei tu? Non ti ho riconosciuto....
tentiamo un giro di danze io stupita
dove è finita quell'emozione,
ebrezza leggerezza stordimento?
Non aspetto che finisca la canzone
torno a sedermi confusa con sgomento
Era quell'oggetto di tecnologia
a creare l'incredibile magia
una cosa comune tra i ragazzi
ma per me assurda, da pazzi!
Lui mi prega di ricominciare
ma era una sentimento artificiale!
Mica profondo, come io e Ale,
non nato coltivato conquistato
lui insiste si offende si dispera
poi mi invita con la barca in mare
con l'esplosivo ci vuol far morire
ma sei scemo? per un finto amore?
Ma certo capisco a quell'età
tutto è totale, tragico, si sa.
Che abominio poco educativo
fremiti e languori con un pulsante
ma che idea si fa dell'amore la gente?
Però mi resta anche a me lo struggimento
il desiderio di provare ancora
quella sensazione dolce ancora
la rivivo con la mente
col corpo vorrei averla presente.

il viaggio come ogni cosa finiva
per salutarsi era l'ultimo giorno
io lo cercavo intorno lui andava
con amici in moto non mi salutava





rivelazione sì ma quale?
del perchè si resta incastrati in certi amori?
o forse è per lo svezzamento
della mia bimba che diventa uomo
e quell'altro che va in bicicletta
gli spaghetti con la forchetta
pipì in piedi nel gabinnetto
-preventiva nostalgia di madre
che sente i suoi figli maturare via
e sa che non ritorneranno
soffici satolli molli di sonno
in braccio sulla pancia
guancia contro guancia?

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