secondo incontro di cosmogonie a Sagliano |
Nel solito spazio di confine tra curiosità e casualità, all fine ci siamo trovati in un bel po' la sera nel salone della Locanda. Il portatore della stravangante proposta non è decisamente il classico guru newage nè il giovincello alternativo al mondo con la barba incolta e il golf bucato, ma uno studioso con tanto di strumentazione futuristicaper rilevare le vibrazioni.

Lo scopo dell'incontro non è quello di produrre qualcosa di artisticamente gradevole (grazie al cielo, così posso lasciare fuori dalla porta i complessi legati al fatto di vivere in un paese dove confluiscono eccezionali complessi musicali, nonchè il mio complesso rapporto con la chitarra e la voce che si sviluppa naturalment quando si convive con una persona dotata di un talento musicale innato e coltivato) anche se quando si va alla ricerca della brillantezza, lasciando perdere ogni virtuosismo, si rischia di approdare a una bellezza che si incontra spesso proprio perchè non la si stava cercando.
Il lavoro proposto è sempre diverso a seconda dell'ora del giorno nel quale ci si incontra, per cui ognuno viene posizionato nella stanza in base ai punti cardinali e allo schema sopramenzionato. Con il ritmo con cui ruota il sole nella stanza illuminando ora l'arpa, ora il tamburo, ora la pentola piena d'acqua, ognuno slitta in senso orario.
Primo incontro: per cominciare ci viene chiesto di sentire come stiamo in questo momento, rievocando emozioni pensieri e avvenimenti che fanno parte dei noi in questo momento (olè! per una volta non devo fare come alle lezioni di yoga che mi viene chiesto di lasciare fuori pensieri, preoccupazioni ed emozioni che sul momento mi sembra siano tutto ciò che sono e che depongo con molta poca convinzione e risultati pessimi come quando cerchi di mettere nella culla il tuo bambino convinta che si sveglierà e piangerà). Si cerca poi di tradurre questa sensazione in un suono, quindi si immagina di produrre questo suono con uno strumento. Si pensi di suonare uno strumento o di emettere un suono ma non lo si faccia.
Non sto a raccontarvi altro, anche perchè raccontato non rende. Vi basti sapere che il percorso continua e che in parallelo la ricerca viene portata avanti in diversi luoghi di Italia.
Io vedo nelle cosmogonie sonore proposte da Fabio Brigidi una serie di ricadute pratiche sulla scoperta di nuovi strumenti per giungere a una maggiore consapevolezza su di sè e sul mondo, da ricercare nella dimensione del cerchio dove i saperi confluiscono e circolano illuminando ogni ora una persona diversa; utilizzando non solo il solito emisfero sinistro, razionale e verbale, ma anche l'altro, grazie al suono che fa da ponte tra la parola di senso compiuto e il verso, espressione dell'anima. Coniugando la ricerca musicale e artistica con la ricerca spirituale, nel terreno fertile che si crea dove viene coltivato il piacere fisico del suono che libera e quello intellettuale delle connessioni tra note colori e culture.
Il tutto impastato con un sano desiderio di divertirsi e di stare bene insieme, che è poi il carburante a buon mercato che usiamo abitualmente in Locanda.
Del resto perchè affannarsi tanto sulla terra, se non per essere più consapevoli di dove siamo e come possiamo stare meglio noi stando meglio con gli altri e viceversa? Il tutto con un unico banale ed eccelso scopo: quello di stare bene.
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