(continuazione del post sullo stato si grazia, di assedio, etc...)
“morosa” non mi è mai piaciuto non so perchè, sarà l'assonanza con “morbosa”, la rima con gelosa. Morosa è una ingenua fanciulla che si lascia offrire gelati, pizze, peluches e gioielli senza sapere che non si tratta di regali, ma di pagamenti e mentre lei arrossisce e accetta e ricambia con bigliettini, regalini e messaggini, non sa che quando finalmente pagherà sarà sempre troppo tardi e dovrà pagare una mora salatissima e inesauribile in camicie da stirare, pranzi e cene da cucinare, lavatrici, pavimenti, pargoli, nonché offrendo il suo corpo come anti-stress.
Alcuni dicono “tipa”. Lasciamo perdere l'assonanza con topa e l'insulto “tipo” (“quella è un tipo” non è quasi mai riferito a un seducente e femminilissimo travestito, ma è riservato alle donne di cui non si vuol dire che siano brutte).
La tipa non è quasi mai una con cui ci si sposa o si fanno dei figli. In alcuni casi non è nemmeno una che si ama. Chiunque è una tipa, anche quella a cui chiedi una sigaretta per strada. E poi che cosa vuol dire? Io non sono certo quel tipo di donna.
La ragazza di, la donna di...domani vengono Asdrubale e la sua donna. Per una volta che hai l'onore di essere definita “donna” , lo sei solo in riferimento a un uomo. Ok, io sono la figlia di, la sorella di, la mamma di, ma in quanto donna non sono di qualcuno in particolare, a meno che non si voglia mettere l'accento sul fatto che c'è un uomo che ha il diritto e l'accesso ad alcune parti del mio corpo precluse ad altri...ma non mi sembra una cosa fine da far notare! Allora sarebbe più adeguato utilizzare una perifrasi: “Asdrubale viene con la donna la quale gli offre in esclusiva ….” ma sarebbe un po' contorto e poi magari sull'esclusività qualcuno ridacchia. Tanto vale a questo punto dire la verità : “viene con la sua topa e tutta quella tipa che ci ha trovato intorno”
Quando ci si sposa poi si diventa “coniugi” che letteralmente indica proprio il portare il giogo insieme e, anche se l'immagine è molto azzeccata, non mi sembra il caso di sottolinearlo con questo vocabolo che infatti è usato in ambito legale perchè mette l'accento sul peso della responsabilità.
Se non ci si sposa ma si fanno figli o si vuole indicare che la cosa dura da un po'di decenni o che si ha una certa età o una certa serietà, ci si può definire compagni.
Il rischio di passare per comunisti è alto (infatti chi non lo è di solito evita questo termine). Non è bruttissimo, infondo, evoca i compagni di giochi, i compagni di scuola, i compagni partigiani, appunto, la compagnia di amici, gli animali da compagnia... di fatto sì, ci si accompagna e ci si fa compagnia. Non so perchè mi metta a disagio, forse perchè si usa quando si vuole dire che se non ci si è sposati è per motivi ideologici, perchè si ritiene che il matrimonio sia la tomba dell'amore mentre la compagnia no.
La versione atea e apolitica, oltre che legale, di questo tipo di unione senza matrimonio è “convivenza”, che io associo alla “civile convivenza” e alla tolleranza, quella virtù che si deve esercitare quando la vita si è intrecciata un quella di un altro e ti tocca sopportarlo. Non so se è per questo motivo che Ale preferisce usare il termine “coinquilini”, o perchè gli evoca l'immagine della spensierata vita universitaria quando i coinquilini possono diventare concubini ma in maniera ancora reversibile. (certo a volte a furia di concubare si corre il rischio di incubare piccoli incubi strillanti, i co-incubini...)
Fidanzata invece è un termine che uso, se proprio sono costretta, lo trovo buffo così demodè (chi mai celebra il rito del fidanzamento al giorno d'oggi?). Mi piace l'idea che qualcuno si fidi di me, mi piace la “danza” che c'è dentro, quell'allegria dei corpi in movimento che poi diventa un po' più “grave” con la gravidanza.
Mi piace pensare che un giorno forse ci si potrebbe anche sposare, se si riesce a capire che significato dargli.
Mi spaventa però l'etimologia di “fedeltà” che c'è in questa parola, la fedeltà mi sa di obbligo, la parte prepotente del piacevole dovere coniugale. La fedeltà è una cosa meravigliosa e pericolosa. Rimanere fedeli a se stessi quando tutto cambia è una forma di suicidio lento. Contare sulla fedeltà dell'altro una volta che è stato incastrato (con anelli, progenie o altro tipo di vincoli) è sì rassicurante ma si rischia anche di dare per scontato il rapporto. A me piace pensare che potrei potenzialmente fare l'amore con chiunque e mi emoziono quando, dopo attente analisi, scopro che non mi interesserebbe nemmeno un pochetto perchè con nessuno può crearsi qualcosa di più intenso di ciò che esiste tra un uomo e una donna che si sono visti crescere, che hanno scelto di costruire un futuro insieme, che hanno visto il loro amore prendere carne e diventare altri esseri, che hanno atteso e si sono amati dopo che il corpo è stato attraversato dalla vita ne ha assaggiato il mistero attraverso il dolore....
Insomma fino ad adesso ho sempre mantenuta la definizione di fidanzato (Ale poi è stato il mio primo Fidanzato e dentro di me l'ho sempre definito così, anche negli anni in cui non lo era e altri avrebbero potuto rientrare in questa definizione)
Da oggi però vorrei sostituire questo termine con quello utilizzato da Jonas che qualche tempo fa ha detto:
“la mamma è diventata con il papà”
Solo un bambino poteva descrivere una relazione in modo così illuminante.
Quando l'ha detto ho sentito che è proprio così. Io sono diventata con Ale.
Sono diventata mamma, ma sono anche diventata più cosciente di me, dei miei limiti, dei miei bisogni, sono diventata abile a riassumere qualsiasi discussione osservazione o informazione in tre frasi per schivare l'accusa di rompiballe che cade su chi si rivolge a lui per più di 2 minuti parlando di questioni pratiche o sentimentali, sono diventata meno arrogante e presuntuosa (nei limiti del possibile), sono diventata più stabile, meno severa, meno inquieta, più sicura di me e più umile.
Insieme siamo diventati grandi, ma soprattutto siamo diventati.
E continuiamo a diventare.
(per un uso pratico del vocabolo: si può dire “è la diventata di...” ma il termine preciso anche logicamente è “lei è diventata con...” perchè è più una questione di stare con, piuttosto che di possesso.
Se però si usa al plurale si può dire “noi siamo - o loro sono- diventati” però si fotografa una situazione statica solo fino a quel punto, tecnicamente due diventati potrebbero anche non stare più insieme e non amarsi più. La forma corretta dovrebbe dunque essere “noi diventiamo”, che se vogliamo giocare sulle assonanze ricorda “noi ci divertiamo” e credo che questo sia un aspetto che -se anche non permea ogni singolo momento della vita di coppia- è pur sempre un grande motore che va alimentato.)
“morosa” non mi è mai piaciuto non so perchè, sarà l'assonanza con “morbosa”, la rima con gelosa. Morosa è una ingenua fanciulla che si lascia offrire gelati, pizze, peluches e gioielli senza sapere che non si tratta di regali, ma di pagamenti e mentre lei arrossisce e accetta e ricambia con bigliettini, regalini e messaggini, non sa che quando finalmente pagherà sarà sempre troppo tardi e dovrà pagare una mora salatissima e inesauribile in camicie da stirare, pranzi e cene da cucinare, lavatrici, pavimenti, pargoli, nonché offrendo il suo corpo come anti-stress.
Alcuni dicono “tipa”. Lasciamo perdere l'assonanza con topa e l'insulto “tipo” (“quella è un tipo” non è quasi mai riferito a un seducente e femminilissimo travestito, ma è riservato alle donne di cui non si vuol dire che siano brutte).
La tipa non è quasi mai una con cui ci si sposa o si fanno dei figli. In alcuni casi non è nemmeno una che si ama. Chiunque è una tipa, anche quella a cui chiedi una sigaretta per strada. E poi che cosa vuol dire? Io non sono certo quel tipo di donna.
La ragazza di, la donna di...domani vengono Asdrubale e la sua donna. Per una volta che hai l'onore di essere definita “donna” , lo sei solo in riferimento a un uomo. Ok, io sono la figlia di, la sorella di, la mamma di, ma in quanto donna non sono di qualcuno in particolare, a meno che non si voglia mettere l'accento sul fatto che c'è un uomo che ha il diritto e l'accesso ad alcune parti del mio corpo precluse ad altri...ma non mi sembra una cosa fine da far notare! Allora sarebbe più adeguato utilizzare una perifrasi: “Asdrubale viene con la donna la quale gli offre in esclusiva ….” ma sarebbe un po' contorto e poi magari sull'esclusività qualcuno ridacchia. Tanto vale a questo punto dire la verità : “viene con la sua topa e tutta quella tipa che ci ha trovato intorno”
Quando ci si sposa poi si diventa “coniugi” che letteralmente indica proprio il portare il giogo insieme e, anche se l'immagine è molto azzeccata, non mi sembra il caso di sottolinearlo con questo vocabolo che infatti è usato in ambito legale perchè mette l'accento sul peso della responsabilità.
Se non ci si sposa ma si fanno figli o si vuole indicare che la cosa dura da un po'di decenni o che si ha una certa età o una certa serietà, ci si può definire compagni.
Il rischio di passare per comunisti è alto (infatti chi non lo è di solito evita questo termine). Non è bruttissimo, infondo, evoca i compagni di giochi, i compagni di scuola, i compagni partigiani, appunto, la compagnia di amici, gli animali da compagnia... di fatto sì, ci si accompagna e ci si fa compagnia. Non so perchè mi metta a disagio, forse perchè si usa quando si vuole dire che se non ci si è sposati è per motivi ideologici, perchè si ritiene che il matrimonio sia la tomba dell'amore mentre la compagnia no.
La versione atea e apolitica, oltre che legale, di questo tipo di unione senza matrimonio è “convivenza”, che io associo alla “civile convivenza” e alla tolleranza, quella virtù che si deve esercitare quando la vita si è intrecciata un quella di un altro e ti tocca sopportarlo. Non so se è per questo motivo che Ale preferisce usare il termine “coinquilini”, o perchè gli evoca l'immagine della spensierata vita universitaria quando i coinquilini possono diventare concubini ma in maniera ancora reversibile. (certo a volte a furia di concubare si corre il rischio di incubare piccoli incubi strillanti, i co-incubini...)
Fidanzata invece è un termine che uso, se proprio sono costretta, lo trovo buffo così demodè (chi mai celebra il rito del fidanzamento al giorno d'oggi?). Mi piace l'idea che qualcuno si fidi di me, mi piace la “danza” che c'è dentro, quell'allegria dei corpi in movimento che poi diventa un po' più “grave” con la gravidanza.
Mi piace pensare che un giorno forse ci si potrebbe anche sposare, se si riesce a capire che significato dargli.
Mi spaventa però l'etimologia di “fedeltà” che c'è in questa parola, la fedeltà mi sa di obbligo, la parte prepotente del piacevole dovere coniugale. La fedeltà è una cosa meravigliosa e pericolosa. Rimanere fedeli a se stessi quando tutto cambia è una forma di suicidio lento. Contare sulla fedeltà dell'altro una volta che è stato incastrato (con anelli, progenie o altro tipo di vincoli) è sì rassicurante ma si rischia anche di dare per scontato il rapporto. A me piace pensare che potrei potenzialmente fare l'amore con chiunque e mi emoziono quando, dopo attente analisi, scopro che non mi interesserebbe nemmeno un pochetto perchè con nessuno può crearsi qualcosa di più intenso di ciò che esiste tra un uomo e una donna che si sono visti crescere, che hanno scelto di costruire un futuro insieme, che hanno visto il loro amore prendere carne e diventare altri esseri, che hanno atteso e si sono amati dopo che il corpo è stato attraversato dalla vita ne ha assaggiato il mistero attraverso il dolore....
Insomma fino ad adesso ho sempre mantenuta la definizione di fidanzato (Ale poi è stato il mio primo Fidanzato e dentro di me l'ho sempre definito così, anche negli anni in cui non lo era e altri avrebbero potuto rientrare in questa definizione)
Da oggi però vorrei sostituire questo termine con quello utilizzato da Jonas che qualche tempo fa ha detto:
“la mamma è diventata con il papà”
Solo un bambino poteva descrivere una relazione in modo così illuminante.
Quando l'ha detto ho sentito che è proprio così. Io sono diventata con Ale.
Sono diventata mamma, ma sono anche diventata più cosciente di me, dei miei limiti, dei miei bisogni, sono diventata abile a riassumere qualsiasi discussione osservazione o informazione in tre frasi per schivare l'accusa di rompiballe che cade su chi si rivolge a lui per più di 2 minuti parlando di questioni pratiche o sentimentali, sono diventata meno arrogante e presuntuosa (nei limiti del possibile), sono diventata più stabile, meno severa, meno inquieta, più sicura di me e più umile.
Insieme siamo diventati grandi, ma soprattutto siamo diventati.
E continuiamo a diventare.
(per un uso pratico del vocabolo: si può dire “è la diventata di...” ma il termine preciso anche logicamente è “lei è diventata con...” perchè è più una questione di stare con, piuttosto che di possesso.
Se però si usa al plurale si può dire “noi siamo - o loro sono- diventati” però si fotografa una situazione statica solo fino a quel punto, tecnicamente due diventati potrebbero anche non stare più insieme e non amarsi più. La forma corretta dovrebbe dunque essere “noi diventiamo”, che se vogliamo giocare sulle assonanze ricorda “noi ci divertiamo” e credo che questo sia un aspetto che -se anche non permea ogni singolo momento della vita di coppia- è pur sempre un grande motore che va alimentato.)
2 commenti:
Come sempre: Bravissima!
spero di lggere al più presto un tuo libro.
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