martedì 5 marzo 2013

La regina contadina

Questa mattina mi è tornato in mente un sogno che avevo fatto forse 7 anni fa, quando ancora non sapevo se avrei realizzato il mio sogno di vivere con Ale e fare dei bambini con lui in una grande casa in mezzo alla natura circondati da amici bambini e animali.


Mio padre convocava me e mio fratello a tavola perchè doveva dirci qualcosa di molto importante. Dopo un lungo preambolo in cui presentava il nostro albero genealogico fino ai cugini di quinto grado, dei quali egli stesso aveva ignorato l'esistenza, ci annuncia che secondo questi studi, lui è il consaguineo più vicino del Re di Silea, deceduto da pochi giorni, ragione per cui gli è stato offerto il trono.
Mio padre estrae un atlante e ci mostra un fazzoletto di terra a est, verso la Russia. Il territorio è prevalentemente montuoso, quasi interamente coperto dai boschi, la popolazione è composta principalmente da contadini e artigiani. Si tratta di un paese molto povero, esserne re non implica nessun vantaggio economico, ma solo la responsabilità di coordinare economia e giustizia.

“Io ho sessant'anni, ormai sono in pensione, ho il mio studio dove faccio ancora qualche lavoretto di grafica e scrivo, questa è la mia casa, questa è la mia vita, io sono io perchè la mia gatta mi riconosce. Non so niente di questo popolo, non ne conosco la lingua, non ho la capacità nè il desiderio di mettermi a governare, mi piace lavorare da solo ed essere padrone di me stesso. Non ho nessuna intenzione di accettare il trono. Ho gia' fatto le pratiche per rinunciare all'eredita', e dovete farle anche voi, per evitare di avere casini."
"Ma che cosa succedera' se noi rinunciamo al trono?"
"Pare che ci sia qualche multinazionale interessata a comprare tutto il regno per coltivare in modo intensivo non so che prodotto, intende radere al suolo i boschi e distruggere le casupole sparse per creare un aggregato urbano dove potranno risiedere gli abitanti che sono disposti a lavorare per loro.”
“Ma papà, non puoi lasciare che succeda questo! Non si può fare qualcosa?”
"Mi spiace molto per loro, ma noi cosa possiamo fare? Non abbiamo le competenze per un simile compito. Comunque c'e' ancora un po' di tempo per pensarci perchè la legislazione prevede che ci siano alcuni anni di transizione prima che si insedi il nuovo re. Rifletteteci bene pero', perche' e' una responsabilità molto grande, io se fossi in voi non lo farei, del resto non si può pensare di risolvere i problemi di tutti, le ingiustizie ci sono sempre state e ci saranno sempre.”
Mio fratello, che è stato zitto per tutto il tempo, dice: “no, io non me la sento, non saprei da dove cominciare, voglio fare la scuola di cinema, non voglio andare via da qui.”
“Io da sola non me la sentirei... prendere decisioni per un popolo di cui non si conosce la lingua e la  cultura... Non si può creare un gruppo che lo gestisca insieme? Potrei magari coinvolgere degli amici...”
“Formalmente il trono spetta a un discendente e al suo consorte.”
C'è anche Ale a tavola con noi, lo guardo. Mi ha detto ieri che non sa se vuole stare con me, non sa se vuole vivere con me. Gli prendo una mano sotto al tavolo. “Se Ale vuole venire con me io ci posso pensare”. Ale mi stringe la mano. “Dobbiamo prima andare a vedere il posto, capire meglio.” “Certo, se decidiamo di provarci dobbiamo partire subito, dobbiamo conoscere bene il territorio e la gente, dobbiamo vivere insieme a loro, come loro, nessuno deve sapere che siamo dei potenziali eredi al trono, anche perchè ancora non sappiamo se lo prenderemo. Magari ci accorgiamo che la situazione è troppo complessa, che non saremmo in grado di essere utili, magari alla gente non piaceremo perchè siamo troppo diversi da loro. Però accettando almeno formalmente li salveremo dallo sfruttamento della multinazionale e avranno del tempo per trovare un modo di organizzasi, magari sceglierenno una forma di governo un po' meno assurda... Di sicuro non possiamo governare a distanza, e non si possono prendere decisioni per gente che non si conosce. Ci vestiremo da contadini, prenderemo un piccolo pezzo di terra, esattamente come gli altri, e scopriremo in prima persona che cosa significhi essere un abitante della Silea. E quando arriverà il tempo di prendere il regno loro ci conosceranno e potranno decidere se vogliono darci il potere per aiutarli verso la creazione di un paese più libero, oppure se vogliono costituire un governo da soli, con o senza il nostro appoggio.

Sì, è arrivato il momento di ripetere a voce alta quello che in realtà ho sempre avuto chiaro: amo la vita che abbiamo scelto, ma come contadina non valgo un cacchio, come casalinga sono mediocre, come cuoca sono pessima, come madre sono buona solo a piccole dosi.
Ho imparato un sacco di cose stordendomi di allattamenti, pannolini lavabili, pulizie e sporadici slanci di autoproduzione con risultati deludenti. Adesso però il periodo di transizione si è concluso, ed è il caso che prenda in mano il mio scettro ricamato dai tarli e mi assuma le mie responsabilità. Devo utilizzare in modo giusto il potere che mi è stato affidato dal cielo.

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