giovedì 18 dicembre 2014

L'amara storia del Cioccolato

Scritto da Anna Masini e Charo Segrè nel secondo millennio, all'interno di un ampio progetto di storielle illustrate legate alle diverse fasi dell'anno. Scegliendo un taglio non religioso - principalmente per questioni di marketing - avevamo scelto di considerare la pasqua essenzialmente come la festa delle uova di cioccolato. Ci eravamo così messe a fare ricerche sulle origini del cioccolato, scoprendo anche lì leggende di divinità bianche e barbute che se ne vanno promettendo di ritornare (così simile a quella divinità che avevamo deciso di ignorare al momento). Naturalmente la filastrocca buffa - che non poteva rinunciare all'equivoco del cioccolato fuso confuso con la cacca - arricchita di ricerche su storia, mitologia e sociologia atzeca, alla fine si è trasformata in una ferma denuncia alle aberrazioni della conquista spagnola del sud america. 
Questa è una prima bozza, le rime zoppicano e mancava la conclusione. 
Oggi in onore della pasqua ho composto l'ultima strofa, non so se piacerà alla Ferrero...



Oggi nel bosco ho trovato un uovo
Voi mi direte: che c'è di nuovo?
E' un uovo grande e colorato,
da quale nido sarà cascato?

Struzzo, aquila o coccodrillo?
dinosauro, rana oppure uccello?
Chissà poi che pulcino gigante!
E se invece fosse un serpente?

Una cosa la so, sulle uova:
non si schiudono se non le si cova...
"Lo metterò sotto una gallina
e tornerò domani mattina"


Ma la gallina all'alba gridò:
"Chi è quel villano che mi imbrattò?
Sei stata tu, ammettilo, vacca,
che m'hai fatto addosso la cacca!"
E la mucca: "Gallina cocciuta!
Mai fidarsi di una pennuta!"

Ma il bimbo esclama:"Eh no, annusate!
Non puzza mica, voi vi sbagliate!"
Questa notte la gallina ha covato
un grande uovo di cioccolato:
tra le piume si è tutto sciolto,
quel che ne resta, non è più molto...

E quello chi è? Laggiù...guardate!
Quante squame! e che piume colorate!
"Se state zitti, mi presenterei:
voi non mi conoscete, direi:
Quetzalcoatl, serpente piumato.
Ero nell'uovo di cioccolato.
Gli Aztechi mi chiamano divinità
è un onore per voi avermi qua."

"Chezzal che cosa, e azze a chi?
Ma che lingua parla questo qui?"
"Come osi, bambino impertinente?
Tu di storia non sia proprio niente!"

Gli Aztechi, in America Centrale,
avevano un impero colossale.
Quetzalcoatl è il nome mio,
Tezcatlipoca è un altro dio...
Differenti, per quanto gemelli,
anche se entrambi siam molto belli,
io ho la barba,e sono bianco.
Lui è nero, e di guerre mai stanco.

Sono il dio della luce, un dio buono,
e agli uomini feci un dono.
Gli diedi un frutto ovale e grosso
dura la buccia, e tutto rosso.
Tostate i semi, e macinate,
poi con acqua calda ben mescolate."
"Che cos'era? una pozione incantata?"
"Sì piccolino, era cioccolata!

Mio fratello, che era cattivo
pensò ad un piano vendicativo
"Siam fratelli, ma ti maledirei!
Doni cacao, il cibo degli dei!"
E mi inseguiva mostrandomi i denti.
Fuggii, su una zattera di serpenti.
Agli uomini dissi: ritornerò!
dovete solo aspettare un po'...


E da quel mare su cui io salpai
secoli dopo arrivarono guai:
Lucente nel sole la sua armatura
sembrava il serpente che fa paura.
 Portava piume sul suo cappello
e da lontano pareva un uccello.
Era Cortez, il gran condottiero
un uomo astuto e poco sincero.

Dalla Spagna per conquistare
disposto a tutto, anche ammazzare
ma venne accolto come un dio
perchè pensavano che fossi io.
Ai feroci guerrieri spagnoli
gli aztechi lieti portavan regali.
E Cortez furbo: sì, sono io
esattamente quel vostro dio...

A lui si prostrò re Montezuma:
"Divino serpente con la piuma
tuoi sono i campi che erano miei
piante di cacao, cibo degli dei!"
Hernàn Cortéz allora capì
che il cacao era prezioso lì:
se qualcosa volevi comprare,
con quei semi dovevi pagare.

Il re offrì a Cortez una cioccolata,
lui per poco non l'ha sputata."
"La bevanda non gli è piaciuta?
io tutta quanta l'avrei bevuta!"
"Quella era amara, e pure piccante,
pepe, e peperoncino abbondante!
Il sapore non era eccellente,
ma a berla diventavi potente".

Gli spagnoli come divinità
non si distinsero per la bontà.
Con gli atzechi non furono buoni
e si comportarono da padroni.
Oro e cacao, senza ringraziare
portarono in Europa per mare.
Così si ricambia l'ospitalità?
Rubando e uccidendo senza pietà?

La bevanda al cacao divenne famosa
ma ancora mancava un non so cosa...
Un po' per sbaglio e un po' per caso
un giorno una vecchia con un gran naso
ci aggiunse zucchero, e poi vaniglia:
com'era buona, che meraviglia!

Quel beverone amaro e schifoso
divenne dolce e assai goloso.
Di tutte le forme, dai vari sapori
oggi è una cosa da intenditori.
Al latte, amaro, o pralinato,
col marzapane, e perfino il gelato!

Oggi con gioia ce lo sbafiamo
ma siamo in pochi che ci ricordiamo
che questa leccornia così zuccherina
un tempo fu amara e portò alla rovina
il popolo che ce lo diede in dono
puliamo la bocca e chiediamo perdono.








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