sabato 18 luglio 2015

Contrazioni

Tzimtzum è una parola ebraica che significa "contrazione". Un rabbino ebreo vissuto nella Spagna del Quattrocento, Isaac Luria, l'ha usata per risolvere il dilemma posto da questa lecita domanda: "Ma se è Dio è perfetto ed è ovunque, come ha fatto a crearsi uno spazio dove potesse esistere la Creazione? Se Dio è Tutto come può esistere qualcosa di altro da Dio? Come può essere stato creato il mondo dal nulla se il nulla non esiste?".

Per consentire questo miracolo, Dio ha dovuto ritrarsi, in modo da lasciare uno Spazio Vuoto dove potesse germogliare la libertà della sua Creatura. Per i mistici ebrei che stavano vivendo il dilaniante dramma dell'espulsione dalla Spagna (patria che amavano) e le persecuzioni della Santa Inquisizione, questo spiegava il senso profondo dell'Esilio. In fondo anche il Creatore aveva dovuto autoesiliarsi perchè potesse compiersi il suo progetto, allo stesso modo il suo popolo doveva dispedersi nella diaspora, andando in giro per il mondo a raccogliere le scintille di luce rimaste incastrate nei cocci dei vasi che erano stati posti nello Spazio Libero per contenere la luce divina ma che si erano spezzati per l'eccessso di Splendore e che alla fine dei tempi verranno Riparati ritornando alla perfezione e unità iniziale.


Io personalmente ho iniziato a comprendere il concetto di Tzimztum durante la mia prima gravidanza. Avevo sempre pensato che amare volesse dire esserci, offrire, donare se stessi, invece il più grande gesto d'amore è forse proprio quel lasciare spazio, mettere da parte stomaco intestino, fegato, vizi e notti a ballare per permettere a una nuova vita di accomodarsi dentro di te. Se vuoi occuparti del tuo piccolo in gravidanza, devi solo prenderti cura di te stessa, del tuo corpo, delle tue emozioni, rimettere in ordine priorità e creare il contesto migliore per quando uscirà alla luce, ossia il contesto che sia il migliore per te, perchè un figlio è sereno se lo sono i genitori. Insomma devi essere egoista. E allora forse la madre perfetta non è quella sempre presente e sollecita, che si immola, ricoprendo il figlio di premure, soddisfando ogni suo desiderio prima che prenda forma ed evitandogli ogni possibile occasione di dolore o delusione. Forse è più importante che una madre sappia occuparsi in modo equilibrato di sè e che lasci man mano spazio alla libertà della sua prole perchè possa sperimentarsi e crescere con l'esempio di una persona che si ama e che ama senza intralciare.

Ora, alla mia terza gravidanza mi colpisce invece il significato letterale di Tzimtzum: "contrazione". Si contraggono le malattie (si contrae anche la gravidanza? Beh, qualche con-tagio deve esserci, anche se gli uomini, come capita spesso per le malattie veneree, sono portatori sani). Si contraggono gli accordi (certo con la nuova creatura bisognerà scendere a patti, oltre che con il suo papà, con il lavoro, con la propria vita e con il girovita...).
Masaccio, la cacciata
Ma sopratutto l'atto della nascita avviene attraverso le contrazioni: l'utero inizia a contrarsi e a spremere fuori l'inquilino fattosi troppo ingombrante. Alla faccia dell'amore materno e del dono della vita, per la creatura deve essere qualcosa di simile a una cacciata dal paradiso.
Jonas poche ore dopo il parto, ancora contrariato
Lo sguardo che Jonas mi ha lanciato appena mi è stato deposto violaceo e rugoso sulla pancia dopo un'ora di spinte violente, aveva tutta l'aria di un rimprovero: ha sollevato la testa per guardami negli occhi con aria severa come se volesse vedere in faccia la colpevole di tutto quello che aveva appena vissuto, tanto che mi è venuto da rispondergli: "Guarda che è stata dura anche per me!".

Lo tzimztum che si vive durante il travaglio è come l'esame finale del corso intensivo di nove mesi in cui la madre impara questo nuovo lavoro. Ed è una prova degna di quei classici paradossi zen:
all'inzio la contrazione si manifesta come un dolore di intensità crescente, tu sai che sta arrivando e che crescerà fino a un picco che ogni volta potrebbe essere più alto, ti verrebbe da "contrarti", contrarre i muscoli e trattenere il fiato per sentire meno male come quando sta per arrivarti una bastonata. E invece devi fare il contrario. Quel dolore non è una disgrazia ma una benedizione, il collo dell'utero si sta aprendo, sta stavolgendo la sua natura, che è quella di conservare e tenere ben al riparo il bambino dentro alla sua cuccia, si sta dilatando per consentire a una nuova vita di vedere la luce. E allora "contrarre" in questo caso significa rilassare.
Poi arriva il momento dell'espulsione, il momento della cacciata, l'ostetrica con grabo ti suggerisce di spingere come se... come se stesse andando di corpo, signora. Questo è il Dono della Vita: cagare fuori un umano. Quando la testa è "impegnata" e sta per uscire, la madre sente che il suo corpo sta per spaccarsi, le ossa si aprono, i tessuti sono tesi all'inverosimile.
Allora si presume che la madre sia "impegnata" a spingere con tutte le proprie forze, contraendo tutti i muscoli nello sforzo. Sbagliato! L'impegno più grande non è quello di compiere un'azione di forza, ma di lasciare andare, di affidarsi al Maestro Dolore, che detta il ritmo, e rilassare tutti i muscoli interni, volontari e involontari. E per trovare il coraggio di spingere nonostante il corpo gridi "Basta! non ce la faccio più! Morirò!", c'è solo una forza a cui ci può appellare, come ci insegnano Ken Shiro e Finardi: è la forza dell'Amore. Va bene, figlio mio, per te io sono pronta a tutto, anche a spaccarmi in due.
E allora io che mi ero ripromessa che mai mi sarei "sacrificata" per i miei figli, convinta che fosse un brutto insegnamento da passare a delle creature, mi trovo a ricredermi. Una madre per la sua stessa natura non può che sacrificarsi per i figli, è iscritto nelle leggi della natura. Ma ancora una volta è l'etimologia a illuminare il senso profondo del sacri-ficio: faccio sacro. Io rendo sacra la vita, mettendomi al suo servizio.


Chissà come sarebbe il mondo se i guerrieri e i soldati di tutti i tempi che hanno cambiato il corso della storia, cancellando popoli per imporre il proprio dominio, avessero sperimentato nella carne che cosa significa mettere al mondo un essere umano e quanto sia miracoloso e sacro ogni figlio d'uomo.




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