Non volevo rispondere così.
Non credevo di pensare ciò che ho detto.
Non volevo mettermi nella condizione di dover spiegare ai miei figli che se qualcuno decidesse d'un tratto di voler difendere la razza italica e stabilisse per esempio che tutti gli stranieri (e i figli degli stranieri) non possono possedere case e terreni, non possono sposarsi con "italici", non possono insegnare nè frequentare la scuola, non possono frequentare luoghi pubblici e devono andarsene dall'Italia, tra gli stranieri potrebbero esserci anche gli ebrei.
E poco conta se il loro nonno non si sente poi tanto ebreo e la loro mamma si sente ebrea
solo a settembre quando festeggia da sola i 10 giorni capodanno ebraico.
Il mio cognome mi rende genitore di razza ebraica.
Chi è nato ed è cresciuto in un paese, da genitori che hanno vissuto e magari sono nati in quel paese, crede che quello sia in qualche modo la sua patria, perchè frequenta gente che si sente a casa propria, si sente simile a loro, di quel paese parla la lingua, mangia i cibi, ascolta la musica, studia la cultura. Non ha un altro paese.
Non se lo aspettavano gli ebrei russi alla fine dell'Ottocento e ai primi del Novecento che avrebbero dovuto fuggire dalla terra dove erano nati e cresciuti per non essere uccisi nelle loro case a bastonate. Non se lo aspettavano gli ebrei tedeschi, che amavano la Germania e la sua cultura così raffinata. Non se lo aspettavano gli ebrei italiani, come mio nonno che era un fascista convinto. Non se la sarebbero presa con lui che si era tesserato fin dall'inizio, che aveva partecipato all'assalto dell'Avanti!
Non gli sono bastate le leggi razziali per capire che doveva andarsene. Anche quando ha iniziato a indagare sulle ingiustizie ai danni dei lavoratori nelle colonie africane e ne ha reso conto al Regime, non si è subito reso conto che qualcosa non stava andando per il verso giusto. Eppure l'ordine degli avvocati lo aveva "avvertito" che avrebbe dovuto astenersi dal prendersi la briga di fare causa ogni volta che si imbatteva in un'ingiustizia (Lui se lo era scritto sul biglietto da visita: Avvocato Franco Segrè - Avvrtito).
Aveva scritto una lettera dall'Africa che iniziava con "Se in questi tempi iniqui esiste ancora la giustizia..." Era stato richiamato immediatamente in Italia e costretto a lasciare a metà le sue ricerche sui diritti violati. Era stato convocato in questura dove se l'era cavata spiegando che il termine "tempi iniqui" era un riferimento alle "inique sanzioni" di cui aveva parlato il Duce rispetto alle ingiuste decisioni prese nei confronti dell'Italia dalla Società delle Nazioni. Tornato a casa aveva fatto i preparativi per salpare verso il Cile, non poteva contare sulla protezione di nessuno, a differenza di suo fratello medico che era stato nascosto dai pazienti. Era avvocato d'ufficio: i suoi clienti erano ladri e prostitute.
Sono venuti a cercarlo tre giorni dopo la sua partenza.
No, io non credo che qualcuno possa prendersela con gli ebrei oggi.
In Italia oggi si preferisce prendersela coi musulmani. Che sono tutti fondamentalisti kamikaze e vogliono distruggere l'Occidente. Tutti i marocchini e quelli con la pelle un po' scura sono musulmani. Anche i negri sono tutti musulmani. Tutti criminali, stupratori, spacciatori. Profughi scansafatiche che si inventano tragedie. O con gli zingari che sono sporchi, chiedono l'elemosina e rubano. O coi sudamericani che si ubriacano e fanno le risse.
Noi col cognome ebraico e la pelle chiara possiamo stare tranquilli. Se se la devono prendere con qualcuno se la prenderanno con loro.
Noi viviamo in un paese evoluto, certe cose non succedono, nella nostra Patria.
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
B. Brecht
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