Nella ricerca che sto conducendo sulle tracce della mia autogenealogia, dopo aver approfondito i vari contesti storici e culturali in cui si dipana il racconto, quando cerco di entrare nel vivo di ciò che è stata la vita dei miei lontani e sconosciuti antenati, mi ritrovo a raccontare un susseguirsi di storie d’amore o di incontri tra uomini e donne.
Forse, o forse non solo.
Che cos’è, in fondo, la genealogia di ognuno se non un susseguirsi si storie di amore o, se non sempre di amore, di congiungimenti tra uomini e donne?
Nessun umano (a parte qualche rara eccezione divinoide) può avere accesso al nostro pianeta senza essere scoccato dall’incontro intimo tra due esseri che si fondono (volenti, nolenti, con piacere o meno).
A nessun umano è concesso (finchè scienza non ci superi) di venire al mondo senza essere stato lungo tempo nelle viscere di una donna. Nessuno può sopravvivere alla disabilità della propria infanzia senza che un altro essere se ne sia preso quotidianamente cura, portandogli alla bocca il nutrimento con infinita e necessaria pazienza. Nessuno può arrivare all’età adulta se nel primo anno di vita - fosse anche solo per qualche settimana consecutiva - fosse stato lasciato solo a se stesso. Non di solo pane vive l’Uomo, diceva il Figlio per antonomasia, che parafrasato potrebbe anche suonare “Non di sola fame muore l’uomo, ma anche di mancanza di amore.”.
A nessun umano è concesso (finchè scienza non ci superi) di venire al mondo senza essere stato lungo tempo nelle viscere di una donna. Nessuno può sopravvivere alla disabilità della propria infanzia senza che un altro essere se ne sia preso quotidianamente cura, portandogli alla bocca il nutrimento con infinita e necessaria pazienza. Nessuno può arrivare all’età adulta se nel primo anno di vita - fosse anche solo per qualche settimana consecutiva - fosse stato lasciato solo a se stesso. Non di solo pane vive l’Uomo, diceva il Figlio per antonomasia, che parafrasato potrebbe anche suonare “Non di sola fame muore l’uomo, ma anche di mancanza di amore.”.
Adamo Eva, Caino e Abele - Cornelius van Haarlem |
Con fantasia diversa per ogni specie, la Natura si è organizzata inventando diversi escamotage per spingere gli umani ad accoppiarsi e poi, con ancora più ingegno ed estro, a mettere in atto strategie che portino i genitori o il nucleo accudente a restare uniti per sostenere la madre resa anch’essa disabile dalla maternità di una creatura incapace di tutto fuorchè gridare, poppare e cacare.
Pregnant woman - Valèrie Pirlot |
Nell’essere umano sono state inserite emozioni che, mantenute nel tempo, prendono la forma di sentimenti. A differenza degli istinti innati come la paura che predispone alla fuga, la rabbia che prepara all’attacco o il desiderio che spinge verso il cibo e verso l’altro sesso, i quali innescano uno slancio che si spegne una volta risolto il "problema", i sentimenti tendono ad essere persistenti nel tempo.
Karl Bruillov - Madre svegliata dal pianto del suo bambino |
Nessuna altro animale vanta neonati tanto inabili ed esigenti, del resto se vogliamo compensare la nostra debolezza fisica con l’intelligenza e la postura eretta che ci libera le mani, dobbiamo accettare che dal bacino femminile non possa uscire un umano con la dimensione del cranio sviluppata quanto sarebbe necessario. E per questo che partoriamo, dopo 9 mesi, figli prematuri, che per poter arrivare ad avere competenze fisiche paragonabili a quelle di un cavallino o di un cagnolino appena nato ha bisogno di altrettanti 9 mesi di esogestazione, più o meno come i canguri, che con tutti quei salti buttano fuori i loro feti con grande anticipo e poi se li rinfilano nella pancia per nutrirli e proteggerli, ma senza averceli incastrati in mezzo alle viscere.
Del resto se la gravidanza durasse qualche giorno e non fosse tanto impegnativa, ci verrebbe naturale fermarci il tempo di buttare fuori l’intruso per poi seguire la nostra vita come fanno le tartarughe o gli scarafaggi.
Invece dopo tutto quel tempo e lo sforzo micidiale di estrarre il corpo estraneo, vedi quel fagottino di carne come qualcosa di profondamente tuo, come se ti trovassi tra le mani il tuo cuore pulsante e spettasse a te la scelta se prendertene cura affinchè continui a battere oppure no.
Quel pianto, quegli arti in miniatura, quegli occhi abissali persi nell’inconoscibile e quella piccola bocca schiusa toccano tutti dei tasti interni che spingono la madre a riavvicinare a sè ciò di cui si è appena liberata e a provare una grande pace quando il minuscolo alieno, attaccato al seno, si addormenta, ritornato angelo tra gli angeli. Col passare dei giorni le richieste si fanno pressanti e imperiose e non capisco perchè ci si stupisca tanto quando si sente di madri che uccidono i propri figli. Dovremmo invece stupirci, guardando ogni essere umano, del fatto che è figlio di una madre che non solo non lo ha soppresso alla nascita, ma non lo ho nemmeno abbandonato a se stesso.
Invece dopo tutto quel tempo e lo sforzo micidiale di estrarre il corpo estraneo, vedi quel fagottino di carne come qualcosa di profondamente tuo, come se ti trovassi tra le mani il tuo cuore pulsante e spettasse a te la scelta se prendertene cura affinchè continui a battere oppure no.
Quel pianto, quegli arti in miniatura, quegli occhi abissali persi nell’inconoscibile e quella piccola bocca schiusa toccano tutti dei tasti interni che spingono la madre a riavvicinare a sè ciò di cui si è appena liberata e a provare una grande pace quando il minuscolo alieno, attaccato al seno, si addormenta, ritornato angelo tra gli angeli. Col passare dei giorni le richieste si fanno pressanti e imperiose e non capisco perchè ci si stupisca tanto quando si sente di madri che uccidono i propri figli. Dovremmo invece stupirci, guardando ogni essere umano, del fatto che è figlio di una madre che non solo non lo ha soppresso alla nascita, ma non lo ho nemmeno abbandonato a se stesso.
Dovremmo quindi annoverare tra gli istinti primordiali preposti alla sopravvivenza, oltre alla paura, la fame, la rabbia e il desiderio sessuale, anche la tenerezza.
La tenerezza prolungata genera quell'affetto che lega inizialmente la madre al figlio e successivamente anche il figlio alla madre. E' da questo sentimento ancestrale che deve essersi sviluppato quello strano cocktail di ormoni, bisogni, desideri, emozioni e pulsioni che noi chiamiamo amore.
La tenerezza prolungata genera quell'affetto che lega inizialmente la madre al figlio e successivamente anche il figlio alla madre. E' da questo sentimento ancestrale che deve essersi sviluppato quello strano cocktail di ormoni, bisogni, desideri, emozioni e pulsioni che noi chiamiamo amore.
Prima ancora di avere istinti sessuali rivolti alla riproduzione, il giovane essere umano cerca nel contatto con i propri simili quella sensazione di pienezza e sicurezza vissuta nei primi anni di vita nella fusione necessaria con la madre. Quando al bisogno della tenerezza si somma anche l’istinto sessuale, la trappola è pronta a scattare.
Ancora oggi, che siamo tanto lontani dalle imposizioni della natura, liberi dai vincoli della morale e della religione, protetti da dispositivi che rendono possibile la soddisfazione dei bisogni sessuali senza il rischio di compromettersi mettendo al mondo altri esseri umani, scatta qualcosa nell’assidua frequentazione fisica con un altro umano che non si può negare. I più cinici, sciupafemmine, mangiauomini, stitici emotivi ed emancipati affettivi mi dimostrino il contrario.
Ancora oggi, che siamo tanto lontani dalle imposizioni della natura, liberi dai vincoli della morale e della religione, protetti da dispositivi che rendono possibile la soddisfazione dei bisogni sessuali senza il rischio di compromettersi mettendo al mondo altri esseri umani, scatta qualcosa nell’assidua frequentazione fisica con un altro umano che non si può negare. I più cinici, sciupafemmine, mangiauomini, stitici emotivi ed emancipati affettivi mi dimostrino il contrario.
Possiamo quindi leggere la sublime abnegazione della madre, l’eroica fedeltà nella coppia dopo anni di convivenza e i cocciuti struggimenti amorosi dell’adolescenza come meccanismi fisiologici che nulla hanno di poetico, guidati come sono da ormoni, geni e istinti naturali. Oppure possiamo meravigliarci e gioire del fatto che la Natura - o chi per essa - ci abbia fatto dono, nel plasmarci, di una vasta gamma di emozioni e sentimenti che rendono la nostra vita degna di essere chiamata tale.
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