martedì 7 ottobre 2014

Un rosario, coraggiosamente.

Oggi è il giorno della Madonna del Rosario, lo so perchè mia nonna mi ha avvisata che siccome mi chiamo Charo, che è diminutivo di Rosario, questo è il mio onomastico.
Fino a poco tempo fa non ho mai avuto una grande simpatia per le rose (mi sembrano altezzose e presuntuose, perfino sfacciate, escluse le rose canine), non ho mai compreso la pratica noiosa della litania del rosario, e la figura della Vergine mi mette un po’ a disagio perchè non mi mai è andato giù il fatto che l’unica figura femminile presente nel cristianesimo non faccia parte della trinità, pur essendo madre (e moglie) di Dio, e che per essere considerata santa è stato stabilito che fosse vergine come se il fatto di compiere l’atto sessuale rendesse la donna impura.
A rendermi poco gradita la celebrazione del mio onomastico si aggiunge il fatto che questa data è stata stabilita nel glorioso giorno della battaglia di Lepanto (1571) nella quale la Lega Cattolica ha sgominato i turchi infedeli dopo un combattimento sanguinoso grazie all’intercessione della Madonna del Rosario. A me festeggiare la morte di palate di esseri umani, Mori o Biondi che siano, non mi piace per niente.

Quest'anno però, in linea con la mia ricerca interculturale sulle festività tradizionali di tutte le religioni, ho ritenuto che almeno per coerenza avrei potuto soffermarmi un pochino su questa data cercando di coglierne il messaggio universale che sono così brava a trovare nelle celebrazioni più strampalate celtiche o sumere ma che fatico tanto a rintracciare in quelle della religione di stato del Bel Paese nel quale ho scelto di nascere.

Mi sono dunque connessa e rivolta al mio oracolo privilegiato nonchè fonte di grande ispirazione e saggezza: wikipedia. Ivi ho appreso che l'iconografia della Madonna del Rosario è ripresa da quella più antica della Madonna dell Cintola (allora forse il rosario in origine non era una collanina ma una cintura, come quella della feritilità che indossano le donne africane? Questo spiegherebbe anche l'ingiustificata etimologia della parola rosario connessa con il fiore più sensuale e più simile agli organi genitali femminili che mi venga in mente...).
Cercando informazioni sulla Sacra Cintola (una cintura di lana verde che pare Maria abbia dato a San Tommaso quando è stata assunta in cielo con tutto il corpo - non a sedere alla destra del padre, del figlio, del marito e dello spirito santo, ma un gradino sotto, appena una spanna sopra al pantheon dei santi) ho scoperto che essa viene anche definita "Sacro Cingolo", parola che a me evoca solo trattori e carriarmati. 
Apprendo invece che in anatomia è definito "cingolo pelvico" l'insieme di ossa che costituiscono il bacino, e che comprendono tutte le ossa attraverso cui passa il neonato quando nasce.
Il bacino è distinto in Grande e Piccolo, la linea che li separa viene definita "innominata"- un modo intrigante oltre che assurdo di nominare una parte del corpo. Anche il termine "osso sacro" mi ha sempre colpito (specialmente dopo che il mio è stato colpito da una caduta in bicicletta e mi hanno spiegato che in realtà la sua estremità, il coccige, è considerato vestigiale, ossia un inutile orpello avanzato dai tempi in cui avevamo la coda.) Il signor Google riferisce che l'aggettivo sacro provenga da un'errata traduzione dal greco "ieros" - che significa "sacro" ma  anche "grande" . Insomma, ditemi quello che volete ma secondo me lì qualcosa di sacro c'è (tutto ciò che è sacro è grande, per definizione)- quando ce lo si frattura questo risulta molto evidente. 
Osservando poi il dipinto che raffigura la Sacra Cintola venerata nella chiesa di Prato, non riesco a non pensare che quella cintura verde assomigli incredibilmente a una pelle di serpente. Serpente che in altri tempi veniva messo vivo nelle mani delle dee forse come simbolo di trasformazione e rinascita e che nel cristianesimo rappresenta il demonio che insidierà il calcagno della donna e che lei schiaccerà.
E se invece il serpente che spinge Eva ad assaggiare il frutto della conoscenza del bene e del male, fosse proprio quella forza serpentiforme che secondo le tradizioni orientali sonnecchia alla base del sacro e che può essere risvegliato e risalire per tutta la colonna portando l'energia che arriva dalla terra (energia vitale o sessuale che dir si voglia) fino alla sommità del capo collegandoci con il divino?
In sansascrito viene chiamata kundalini, ma anche in Egitto veniva raffigurata sulla testa dei faraoni proprio per rappresentarne la saggezza. 
D'altra parte, il "cingolo", che viene usato anche dai frati francescani, ricorda molto anche il cordone ombelicale e certo San Francesco- il santo che mi sta più simpatico di tutti anche senza reinventarmi di sana pianta tutta la sua storia- ha proprio fatto un lavoro di riconessione e ricollegamento con l'orgine del messaggio, con il grembo materno della Parola. Sempre dai viaggi nella rete vengo a sapere che nella liturgia cattolica il sacerdote recita queste parole mentre si cinge i fianchi: "Cingimi, Signore, con il cingolo della purezza e liberami dalle passioni della libidine, affinché rimanga sempre in me la virtù della continenza e della castità". Ed ecco che ci ritroviamo al punto di inizio: la castità e la verginità, valori che alla mia generazione- o ai coetanei che frequento-  creano disagio forse perchè la generazione dei nostri genitori ha cercato di rifiutarli e sminuirli in ogni modo.
Ma visto che oggi è il giorno della Madonna del Rosario, e io porto il suo nome, forse potrei provare a riconciliarmi con lei e a scoprire che cosa mi vuole dire invitandomi a cingermi i fianchi con il cordone ombelicale e a portare l'attenzione sul sacro cingolo, la zuppiera di legno che culla gli organi che danno la vita, dove sonnecchia il serpente che può ergersi fino a raggiungere il Cielo o trattenermi in basso nel buio della non-consapevolezza.
Vorrei modellare con la creta la farfalla del bacino per sapere bene dove si radicano le mie radici; vorrei riscoprire la parola "verginità" che forse non indica solo il fatto di avere l'imene intatto ma rappresenta quel tipo di purezza e la freschezza di nascere nuova ogni giorno; vorrei celebrare la virtù della castità che non è solo un'invenzione maschile per controllare la donna o una prudente educazione per evitare gravidanze fuori dal matrimonio, ma consiste nella scelta di non utilizzare il sesso come mezzo solo per ottenere piacere (o potere) ma come incontro sacro tra due esseri che si amano e si accolgono per unire le rispettive energie con il fine di dare vita a qualcosa di nuovo, che può essere un figlio di carne o un nuovo livello di consapevolezza.
Potrei questa sera inventarmi un modo per celebrare questo rosario, dopo aver mescolato cento stimoli diversi... oppure forse potrei imitare Maria e affidarmi alla saggezza antica che la cultura in cui sono cresciuta ha portato fino a me e potrei coraggiosamente provare a fare l'ultima cosa che avevo pensato di fare domani per celebrare il plenilunio con tanto di eclissi totale di luna: potrei provare a rinunciare al mio bisogno di produrre per forza elevati pensieri, e compiere un gesto inaudito di umiltà, ripetendo le stesse parole che da millenni migliaia di donne e di uomini recitano sempre uguali... con un rosario in mano.

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