venerdì 22 aprile 2016

5. La lotta contro il Drago delle Tenebre

ovvero... San Giorgio combatte a Livelli

Quella notte, nella casetta ai piedi della collina, Giorgio sognò uno
straniero luminoso che gli offriva una spada fiammeggiante e uno scintillante scudo circolare. D’improvviso apparve un terribile drago grande come una montagna che faceva tremare la terra col suo ringhio.
Il mostro sputava fuoco e incendiava gli alberi intorno a lui, ed era troppo grande per poter ferirlo, Giorgio sapeva che non aveva nessuna possibilità nè di sconfiggerlo nè tanto meno di sfuggirgli.
Come spesso accade nei sogni, Giorgio fece una cosa senza senso, urlò una parola che non aveva mai sentito: “Mi ka el!” e al suo fianco apparve lo straniero luminoso, che era l’Arcangelo Michele. Giorgio sentì una potenza sovraumana scorrergli nel corpo, fece roteare la spada sopra la testa e la scagliò senza sforzo, ma con indicibile forza e precisione, verso il drago, tagliandogli di netto le quattro zampe.


L’indomani mattina Fermo si svegliò alle prime luci dell’alba - aveva dormito sulla panca di legno per offrire il suo giaciglio all’ospite - e rimase di stucco: davanti a lui, appesa al muro, così vera da poterla toccare, riluceva la spada che tante volte gli era apparsa davanti agli occhi, era la Spada di Michele!
In quel momento anche Giorgio si svegliò e Fermo, cercando di controllare l’emozione, tolse l'arma dal muro e la porse al cavaliere, quindi uscì dalla casetta e indicò la strada che portava al castello di Sagliano e proseguiva poi sprofondando dentro la stretta gola del Torrente Crenna.
Giorgio prese la strada per i Buschi, passò davanti alla terrazza dove oggi sorge la Chiesa della Santa Maria Assunta e si incamminò verso il castello. Lo oltrepassò e iniziò a discendere la ripida scarpata verso il torrente Crenna. Stringeva in pugno la spada di luce, ma d’un tratto si rese conto, ripensando al sogno, che non aveva lo scudo… esitò, incerto se tornare indietro. Avrebbe potuto affrontare il drago senza protezione? D’improvviso si sentì vulnerabile e insicuro come non gli era mai capitato, ebbe paura e pensò di abbandonare l’impresa.
“Mi ka el!” ripeté a se stesso come aveva fatto in sogno e subito sentì un’ondata di forza scorrergli nelle vene. Lui non sapeva perchè pronunciare il nome dell’Arcangelo gli infondesse un tale senso di fiducia e sicurezza, ma noi sì. Sappiamo infatti che mi ka el in ebraico significa “Chi è come Dio?”, è una domanda che porta a cercare dentro di sé la risposta, ed è questa risposta inconscia che fa emergere la sua conseguenza logica: se nessuno è come Dio, nessuno può contrastare la sua volontà. Per questo chi compie il suo volere è a sua volta onnipotente.
Giorgio proseguì risoluto, ma lo strapiombo era sempre più ripido, e per timore che il suo cavallo potesse farsi male, scese e proseguirono entrambi ognuno con le proprie gambe. Giunto a pochi metri dal greto del torrente, il cavaliere mise un piede in fallo e scivolò, battendo la testa. Si risvegliò che il solò stava tramontando, qualcuno lo stava scuotendo con forza per un braccio: era una vecchia avvizzita e piegata dagli anni. “Non potrai ucciderlo senza questo” gracchiò la donna e gli indicò una pozza del torrente in cui si rispecchiava il bosco e un minuscolo scampolo di cielo. Giorgio si avvicinò e si accorse che non si trattava di acqua ma di una superficie solida. Era un grande specchio rotondo. Affondò la mano nell'acqua e lo sollevò, dietro aveva le cinghie da legare al braccio, proprio come uno scudo.
Il giovane indossò lo scudo e si girò verso la vecchia per ringraziarla, ma lei gli gridò aspra: “Va' via, non perder tempo, stolto!”
In quel momento si udì il terribile ringhio del drago e Giorgio montò sul cavallo e lo spronò a risalire la sponda opposta a quella da cui era disceso, sentiva che doveva allontanarsi da quella gola per poter recuperare le sue energie. Il drago lo seguiva dimenando la coda, ringhiando e sputando fuoco. Gli alberi si carbonizzavano o venivano strappati dal drago che tentava di farsi largo. Senza le radici degli arbusti, il terreno sabbioso e scosceso franava sulla bestia che non riusciva a raggiungere l'uomo, più agile e leggero.
Quando finalmente Giorgio giunse in cima alla collina da cui si vedeva, oltre la gola del Crenna, la casa di San Fermo alla stessa altezza, si fermò e si preparò ad affrontare il drago che ormai era a poche decine di metri. “Mi ka el!!!” gridò Giorgio e si protesse con lo scudo dalla violenta fiammata del suo avversario. La fiamma colpì lo specchio e ritornò indietro bruciando l'animale che muggì di rabbia, allora il giovane impugnò la spada di luce e urlando nuovamente “Mi ka el!” la scagliò colpendo in pieno e tagliando di netto le zampe del mostro che precipitò lungo il pendio.
Il cavaliere incitò il cavallo ad allontanarsi in fretta, per non rischiare di essere trascinato dalla frana. Si fermò un centinaio di metri più in là, proprio dove oggi sorge il piccolo oratorio di San Giorgio.
Fu lì che, con il cuore ancora in gola, scese dal cavallo, si lasciò cadere in ginocchio e ringraziò l'Arcangelo Michele. Poi, si piegò fino a toccare con la fronte la terra e rimase così a lungo.


Si riscosse dopo un tempo che non avrebbe saputo definire, intorno il cielo stava iniziando a schiarirsi, anche se il sole non era ancora spuntato dietro alla collina di San Fermo. Giorgio alzò il capo e vide dinnanzi a sé una bambina con un vestitino bianco. Una sottilissima luna, ricurva e delicata come un ciglio, era sospesa sopra la sua testa come una corona.intorno era già scuro, alzò il capo e vide dinnanzi a sé una bambina con un vestitino bianco. Una sottilissima luna, ricurva e delicata come un ciglio stava sorgendo da dietro la collina e sembrava appoggiata sulla sua testa come una corona.
“Grazie” disse lei. “Andiamo a dare la buona notizia al paese.”
Il cavaliere seguì la bambina, ridiscesero nella gola del Crenna e passarono davanti alla grotta. “Devo ringraziare la vecchina che mi ha dato lo scudo”
“La vecchina non c'è più” ribattè la bimba senza aggiungere altro.
Così Giorgio conobbe la piccola principessa Luna Maria, che lo condusse al castello di Sagliano.

Nel luogo dove Giorgio si inginocchiò quella sera forse lui stesso costruì in seguito una casetta dove visse per un tempo, prima che venisse eretta qui la chiesetta di  San Giorgio di Livelli.


(San Michele di Nivione e la grotta del Diavolo)
 
(Quando San Fermo si fermò a Sagliano)

3. Il potere delle Tenebre
(Sant'Alberto di Butrio)  

4. La lotta contro il Drago delle Tenebre
(San Giorgio combatte a Livelli)

5. Lo specchio e lo scudo
(La Principessa Maria di Sagliano)

6. Il destino nel nome
 (Selvaggia di Oramala e il Principe Desiderio di Godiasco)

7. D'amore e libertà
 (La Vecchia del Torrente Crenna e Re Artù)

8. Liberi dalla violenza
(Selvaggia di Oramala e San Ponzo)

9. Una spada per amare
(San Martino sul Montemartino)

10. Il volo del drago 
(Martino e Margherita di Staffora)

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