segue da Lotto marzo anch'io -1
Altra bellissima iniziativa promossa per L(')otto marzo da Macao è quella di SuLeGonne, che propone di compiere collettivamente un gesto legato ai culti arcaici della Dea, considerato di buon augurio per la fertilità dei campi nella cultura greca, capace di placare il mare in tempesta secondo le donne della Licia e di fermare gli eserciti nella cultura cinese, ma noto anche in India e in Giappone, dove si racconta che Ama-no-Uzume lo utilizzò in una danza sfrenata con il fine di convincere la dea del sole Amaterasu ad uscire dalla grotta dove si era rifugiata offesa, negando alla terra la sua luce e il suo calore.
Lo stesso gesto lo troviamo nell'analogo mito greco che spiega l'origine dell'alternarsi delle stagioni con la depressione della Dea della fertilità Demetra, sconvolta a causa del rapimento della figlia Persefone: pare che l'unica creatura che fu in grado di far tornare il sorriso alla dea fu Baubo, buffo essere con occhi al posto dei seni e bocca al posto della vulva.
Sto parlando del rito dell'Anasyrma,
che consiste nel sollevare la gonna per mostrare l'intimità femminile.
E' inutile che vi scandalizziate tanto, dal momento che perfino nella
beneducatissima Milano era esposta su una delle porte appartenti al
tracciato medioevale delle mura una donna con la gonna sollevata
nell'atto di radersi il pube (ora il bassorilievo si trova al Castello
Sforzesco).
Trovo divertente la proposta di utilizzare in modo imprevisto il corpo in un luogo pubblico come atto sovversivo, anche se non credo che quest'anno mi metterò a farlo a Varzi, non solo per non mettere a repentaglio la mia fama di buona madre di famiglia, ma anche per un'altra considerazione: l'anasyrma nasce come atto sacro, in cui una donna espone la parte del suo corpo potenzialmente più vulnerabile, che è però al tempo stesso e principalmente sede del suo più grande potere, quello di dare la vita.
Esporre il proprio sesso è quindi una dimostrazione di coraggio e di fiducia nella vita, è un modo per ricordare prima di tutto a noi stesse che abbiamo una grande e meravigliosa responsabilità: tutti gli esseri umani per scendere sulla terra devono infatti passare attraverso un utero.
Se guardiamo ai miti in cui compare l'anasyrma possiamo notare che si tratta sempre di un gesto di pace - che placa il mare, che arresta l'attacco nemico - di abbondanza - che fa germogliare la natura, che riporta il sole, e di gioia, che fa ridere gli dei spazzando via tristezza e rabbia.
Brandire un fallo potrebbe teoricamente essere un modo per intidimidire, ma mostrare una vulva non può essere fatto con un intento aggressivo.
Per questo mi sento a disagio quando a simboli femminili viene accostato un linguaggio aggressivo, così tipico di quel modello patriarcale che si vorrebbe combattere.
Ecco perchè l'8 marzo accolgo volentieri la proposta di manifestare la mia femminilità non indossando niente sotto a una gonna lunga, ma invece di sollevarla davanti al pirellone come sfida e provocazione alla Fallocrazia, credo che andrò a fare una passeggiat nel bosco, per lasciar respirare, guardare e parlare la mia bocca di sotto.
Altra bellissima iniziativa promossa per L(')otto marzo da Macao è quella di SuLeGonne, che propone di compiere collettivamente un gesto legato ai culti arcaici della Dea, considerato di buon augurio per la fertilità dei campi nella cultura greca, capace di placare il mare in tempesta secondo le donne della Licia e di fermare gli eserciti nella cultura cinese, ma noto anche in India e in Giappone, dove si racconta che Ama-no-Uzume lo utilizzò in una danza sfrenata con il fine di convincere la dea del sole Amaterasu ad uscire dalla grotta dove si era rifugiata offesa, negando alla terra la sua luce e il suo calore.
Lo stesso gesto lo troviamo nell'analogo mito greco che spiega l'origine dell'alternarsi delle stagioni con la depressione della Dea della fertilità Demetra, sconvolta a causa del rapimento della figlia Persefone: pare che l'unica creatura che fu in grado di far tornare il sorriso alla dea fu Baubo, buffo essere con occhi al posto dei seni e bocca al posto della vulva.
La tosa (o meglio tonsa) |
Trovo divertente la proposta di utilizzare in modo imprevisto il corpo in un luogo pubblico come atto sovversivo, anche se non credo che quest'anno mi metterò a farlo a Varzi, non solo per non mettere a repentaglio la mia fama di buona madre di famiglia, ma anche per un'altra considerazione: l'anasyrma nasce come atto sacro, in cui una donna espone la parte del suo corpo potenzialmente più vulnerabile, che è però al tempo stesso e principalmente sede del suo più grande potere, quello di dare la vita.
"Io non sono uscita da una tua costola..." |
Se guardiamo ai miti in cui compare l'anasyrma possiamo notare che si tratta sempre di un gesto di pace - che placa il mare, che arresta l'attacco nemico - di abbondanza - che fa germogliare la natura, che riporta il sole, e di gioia, che fa ridere gli dei spazzando via tristezza e rabbia.
Brandire un fallo potrebbe teoricamente essere un modo per intidimidire, ma mostrare una vulva non può essere fatto con un intento aggressivo.
Per questo mi sento a disagio quando a simboli femminili viene accostato un linguaggio aggressivo, così tipico di quel modello patriarcale che si vorrebbe combattere.
Ecco perchè l'8 marzo accolgo volentieri la proposta di manifestare la mia femminilità non indossando niente sotto a una gonna lunga, ma invece di sollevarla davanti al pirellone come sfida e provocazione alla Fallocrazia, credo che andrò a fare una passeggiat nel bosco, per lasciar respirare, guardare e parlare la mia bocca di sotto.
Vedi anche:La violenza DELLE donne (2013)
Regole antifemministe per Uomini Troppo Buoni
Gli uomini che ci piacciono - Canzone di Rosa Zaragoza
Gli uomini che ci piacciono - Canzone di Rosa Zaragoza
Qui puoi seguire le fasi di evoluzione di una figlia di femminista:
La venere della lavatrice (2013)
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