lunedì 29 ottobre 2012

Nostalgia e anelito

Mi sono sempre chiesta come facessero tutte le persone che non posseggono nella propria lingua la parola “nostalgia”. E come facessimo prima noi italiani se è vero, come mi risulta, questo termine sia stato inventato nell'Ottocento. Ho visto ragazzini stranieri illuminarsi scoprendo che in italiano esisteva una parola per descrivere il loro sentimento verso il paese di origine. Poter nominare qualcosa aiuta molto.
La nostalgia è qualcosa che credevo fosse endemico in me, in modo vago e non precisato. Certo non ho mai avuto desiderio di tornare indietro nel tempo, di ritornare bambina pur avendo avuto un'infanzia meravigliosa. Forse qualche trauma migratorio dei miei predecessori, il cile di mio papà, l'italia di mio nonno quando era in cile, la campagna cilena della mia nonna, la calabria dell'altro nonno o la yugoslavia dell'altra nonna ancora....Ma la mia sensazione era che ci fosse come un rimpianto e un desiderio di tornare a qualcosa che c'era prima della mia nascita. Forse la sensazione provata nel grembo materno? Forse nello spazio tra una vita e l'altra? Forse all'origine dell'Universo quando tutto era Uno?
Certo ho sempre pensato che tutto sarebbe poi tornato all'Uno, ma la strada mi sembrava così lunga, come quando ti dicono che il sole tra qualche miliardo di anni si spegnerà. E sentivo molto più vicina e raggiungibile quel tipo di fusione regressiva che spinge ad annullarsi nell'Altro per rivivere quella sensazione di Unità.
E' stato quasi all'improvviso, quasi per miracolo e illuminazione non istantanea ma dolcemente svelata, che mi sono trovata dapprima a pensare che forse quel tempo non è poi così lontano, poi a sentirlo a un passo e infine a riconoscere con stupore e meraviglia che quel tempo è Adesso. Che l'Uno da cui proveniamo è più lontano dell'Uno a cui perveniamo. Perchè il tempo è una furba illusione, che serve a noi umani per mettere le cose in ordine, così come la dualità, la separatezza, la frammentazione, sono tutti strumenti che aiutano nel cammino verso la consapevolezza.
Ma godiamoceli, godiamoceli ancora, come il bambino pur sapendo che il suo cavallo è un pezzo di legno e la sua nave un tronco, non smette di divertirsi, di crescere e imparare giocando. Ci sono ancora tanti giochi da fare. Il mondo non finisce, il mondo si schiude alla consapevolezza che tutto va fatto come un gioco, ma niente per gioco. Godiamoci questa meravigliosa illusione di essere separati, lontani, per poter gioire nell'incontrarci e abbracciarci. Ma non limitiamoci nell'aspettare che questo incontro si realizzi sul piano fisico. Abitiamo tutti nello stesso posto, del resto.


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