venerdì 4 settembre 2015

Parto orgasmico, ritratto (parte 1)

No, non avete capito. Non ho intenzione di offrirvi un ritratto del mio parto orgasmico.                  Al contrario: volevo dire invece che rispetto al parto orgasmico vorrei ritrattare.                                                   E anche rispetto al parto in ospedale.                                                                              Anche per quanto riguarda l'epidurale credo di aver cambiato un po' posizione...    
                                                               
Avevo deciso che questa terza volta volevo vivermi una gravidanza selvaggia, riducendo al minimo controlli, esami e intrusioni varie. Avevo deciso che non avrei mai più partorito in ospedale, che sarei stata se non proprio in un bosco vicino a un ruscello sotto a grande albero, per lo meno a casa. E se non potevo stare completamente da sola in una vasca da bagno illuminata dalla luce delle candele, volevo che fosse presente esclusivamente un'ostetrica a rispettosa distanza e un compagno assorto in preghiera in un'altra stanza per non essere distratto nel suo lavoro meditativo di protezione spirituale. 
Naturalmente avrei accolto il nuovo nato con le mie stesse mani e gli altri si sarebbero accorti del lieto evento solo per via del piccolo vagito che il cucciolo avrebbe emesso nel tempo impiegato per portarmelo amorevolmente al seno. 
Escludendo ogni tipo di ingerenza, invasione e ansia medica esterna, il mio parto sarebbe stato sereno, impegnativo certo, doloroso anche, ma perchè no, anche piacevole. Ci sono infatti fior fior di ricerche scientifiche che dimostrano la concreta possibilità di vivere un parto orgasmico. "Alfred Kinsey (USA) cita tre casi; in Spagna, Serrano Vicens ha trovato un caso; Giovanni Merelo ha trovato nove casi e in Francia il Dr. Schebat della University Hospital di Parigi, in ospedale, ha registrato su un totale di 254 parti, 14 casi di nascita orgasmica. Juan Merelo non cessò mai di insistere sul fatto che è più comune di quanto pensiamo." (fonte: http://www.nascitadolce.it/parto_orgasmico.html). 
I casi risultano pochini e i ricercatori inspiegabilmente maschi. Ma questo non mi ha scoraggiato.
Non ho avuto tempo di leggere il libro di Odent, il quale evidenzia la connessione tra i vari momenti della sessualità: il riflesso di eiezione dello sperma – e dell’orgasmo femminile – il riflesso di eiezione del feto e il riflesso di eiezione del latte. Egli sostiene che “mettendo a confronto i recenti dati della scienza con gli aneddoti riguardanti nascite avvenute in condizioni eccezionalmente rare di privacy e di protezione, e tenendo bene a mente che la liberazione di ossitocina – l’ormone timido – è altamente dipendente dai fattori ambientali, giungiamo alla conclusione che il mammifero umano è stato
programmato per partorire in uno stato estatico/orgasmico.”
Odent, chirurgo e ostetrico, famoso per i suoi libri sulla nascita estatica che, a parer suo, una donna non dovrebbe leggere se vuole davvero godere durante il parto, sostiene che i maschi non dovrebbero essere presenti al parto, nè come medici, nè come ostetrici di supporto (non si può insegnare a una donna come partorire, dal momento che si tratta di un processo involontario! - cit)) nè come padri. Non so bene come conicili questo signore le sue affermazioni con la professione che si è scelto, tuttavia, prima del mio terzo parto ero molto disposta a dargli credito. (vedi il mio trattato sul ruolo degli ormoni nel parto)
Basandomi sui miei primi due parti potevo infatti ipotizzare che il dolore avrebbe potuto essere minore e di conseguenza il piacere maggiore se la prima volta non fossi stata spaventata dal fatto di vivere un'esperienza nuova travolgente che conduce a sentire come è sottile la linea che ci separa dalla perdita di coscienza di sè e quindi anche dalla morte (non solo del Sè, ma anche dalla morte fisica) e se la seconda volta non avessi dovuto litigare con metà ospedale.
(vedi il mio secondo parto)
Per me il parto è prima di tutto un evento sacro, il momento in cui un nuovo essere umano vede la luce, è un passaggio di crescita spirituale per una donna, tanto che in molte culture gli uomini nel tentativo di riprodurre l'intesità di quell'esperienza che mai avrebbero provato hanno ideato rituali di passaggio cruenti e dolorosissimi. Il parto è però anche parte integrante della vita sessuale, in quanto suo più definitivo compimento. Nascita e allattamento hanno in effetti una forte componente erotica e spirituale che la nostra cultura ha cercato di neutralizzare. La spiritualità infatti è stata presa in appalto dalla religione, che nel nostro caso si premura di consacrare l'atto di unione tra uomo e donna con il matrimonio e l'arrivo di un nuovo essere con il battesimo, lasciando fuori il molto più sacro e sconvolgente momento del concepimento e del parto. Il piacere legato al corpo e a zone erogene come il seno e gli organi della riproduzione è considerato invece regno della Sessualità, laddove il sesso sano è solo quello che coinvolge due esseri umani adulti, preferibilmente di differente appartentenza di genere.
Secondo molti ricercatori dunque quello che frena le donne dal confessare le proprie esperienze orgasmiche durante il parto è il pudore e l'educazione castrante cattolica.
Ecco, io vorrei chiamare tutti questi signori al telefono e informarli che il cattolicesimo non c'entra niente. E non è per adeguarmi bigottamente  all'imperativo biblico "partorirai con dolore" che il mio terzo parto è stato tutt'altro che orgasmico. E non è stato nemmeno per il fatto che ero in ospedale, nè per la presenza di una estranea (l'ostetrica) e di un uomo (Ale).

segue...


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