martedì 8 aprile 2014

San Giorgio e il drago del Crenna (capitolo 2)

Da quando San Fermo si era fermato a Sagliano, qualcosa stava cambiando: dalla semplice casetta visibile da tutto il paese, il santo non faceva altro che restare fermo e zitto, eppure la sua quiete era così potente da creare una protezione luminosa contro l'influenza del Drago delle Tenebre. Così che tutti lavoravano volentieri ed erano di buon umore; rabbia, rancori, egoismo, indifferenza e sfiducia non riuscivano ad attecchire nel cuore delle persone e i bambini crescevano sereni e sorridenti.
Il Drago non tardò ad accorgersi che da Sagliano si stava espandendo una bolla di luce che rischiava di contagiare tutti i paesi limitrofi, la luce era già arrivata fino a Livelli, paesino fratello che si trova allo stesso livello di Sagliano e da cui si può vedere la collina di San Fermo. Dalle profondità del Regno delle Tenebre, il Drago cercò dunque l'accesso più vicino alla collina di Fermo illuminata dall'alba al tramonto, ma la Valle Staffora era aperta e soleggiata, non c'era un luogo protetto dagli insopportabili raggi del sole e della luna. Il Drago allora risucchiò il terreno tra Sagliano e Livelli creando un'oscura gola scoscesa. E' stato allora che le persone che abitavano al vecchio paese di Altrecase si sono spostate lungo la strada per paura di precipitare nell'abisso del Crenna.*
Durante il giorno però il Drago non poteva uscire per via del sole che splendeva su Sagliano anche quando la valle sottostante era immersa nelle nuvole e di notte il paese era protetto dal manto latteo della luna. Solo quando l'ultima ciglia di luna scomparve dal cielo, il drago potò uscire dal suo nascondiglio e risalire lungo la strada sinuosa che da Altrecase porta a Sagliano. Dove passava le piante morivano, il legno si inceneriva e le pietre si sgretolavano. Quando finalmente il drago trovò una fanciulla, la prese e scomparve nel Crenna.
Il mese seguente il drago risalì ancora lungo la strada finchè non trovò la seconda giovinetta e sprofondò nuovamente nelle tenebre lasciandosi dietro una scia di devastrazione e terrore.
Sì capì quindi che l'unico modo per evitare la furia del drago era sacrificare una fanciulla al mese, ma a Sagliano in quei tempi c'erano solo dodici ragazze che non erano più bambine e non erano ancora maritate. Una di queste era la figlia del re, la principessa Luna.
Luna amava il suo paese ed era pronta a fare qualsiasi cosa per salvarlo, disse a suo padre che era disposta a morire pur di salvare Sagliano dal drago. Ma il padre, turbato, le rispose: "il castello è nel punto del paese, ci sono ancora altre 10 fanciulle che verranno mangiate prima di te, se tu ti sacrifichi ora non risolverai nulla, perchè tra un mese saremo daccapo. Bisogna risolvere il problema altrimenti. Ci vuole un cavaliere valente. Tu sta' buona a casa che al resto ci penso io."
Alcuni uomini si offrirono di combattere il drago, ma quando la luce della luna cominciava ad affievolirsi e si avvicinava la luna nera, il coraggio veniva meno, l'egosimo e la sfiducia prendevano il sopravvento e le forze scemavano. La gente si chiudeva in casa spaventata e arrabbiata con gli altri codardi e con il re che non si decideva a fare qualcosa.
La principessa la notte di luna piena del terzo mese uscì di nascosto e andò a tovare San Fermo.
"Sei l'unico che non chiude la porta e rimane fermo e tranquillo anche nelle notti di luna nera. - gli disse- Se il drago non ti fa paura perchè non lo uccidi?"
San Fermo fece un grande respiro e chiuse gli occhi. Come poteva spiegarle che la sua forza stava nell'immobilità? Che grazie alla sua fermezza proteggeva il paese per 27 giorni, ma il ventottesimo senza il sostegno del sole e della luna non poteva contrastare le tenebre. Che se avesse liberato la sua rabbia verso il drago e l'avesse attaccato sarebbe ricaduto sotto al suo potere, sarebbe tornato schiavo della violenza come da giovane.
Senza dire una parola Fermo entrò in casa e ne uscì con uno specchio circolare. La principessa non ne aveva mai visto uno. Lui lo posizionò in modo che la luna vi si riflettesse. Lo splendore lunare moltiplicò la sua intensità illuminando il volto delicato della fanciulla. Il vecchio volse quindi lo specchio verso di lei. Luna vide un volto bellissimo ritratto e chiese chi fosse. Quando si rese conto che quella era la sua immagine rimase senza parole. Non sapeva di essere così bella.
Prese lo specchio e senza smettere di ammirarsi si incamminò lentamente verso il castello. Si era dimenticata i suoi propositi di salvare il paese. Si guardava e piangeva pensando che era troppo bella per morire giovane. Meritava di vivere e di essere amata.
Per i nove mesi seguenti si chiuse nel castello a guardarsi nello specchio e piangere.
Le altre fanciulle vennero divorate tutte, rimaneva solo lei. La notte prima che la luna sparisse, quando si avvicinava inesorabile la sua ora, la principessa si asciugò le lacrime, si mise il vestito e i gioielli più belli, prese lo specchio circolare e se lo legò al braccio con la sua lunga cintura di seta, uscì dal castello e diresse verso il Crenna. Aveva deciso di mostrare tutta la sua bellezza al drago, era sicura che lui non avrebbe avuto cuore di ucciderla. Man mano che si innoltrava nel bosco però il suo cuore cominciò a vacillare, sentiva le forze venirle meno, le gambe erano pesanti. Si guardò le mani e trattenne a stento un grido di orrore: la sua pelle era grinzosa e flaccida. Si toccò una guancia e la trovò rinsecchita e rugosa, lo specchio le restituì l'immagine di una vecchia brutta e bavosa.


Giorgio era un cavaliere partito in cerca di fortuna.
Quando arrivava in un paese, i bambini correvano fuori dalle case per sbirciarlo, la gente faceva a gara per avere l'onore di poterlo ospitare, non solo per le monete che probabilmente avrebbe lasciato come ringraziamento, ma sopratutto per il piacere di avere notizie fresche da un viaggiatore, in un tempo in cui le voci non potevano andare più in fretta dei cavalli.
Ma quella sera, giunto al paesino contadino sul confine tra i boschi scoscesi e i campi coltivati, Giorgio non trovò nessuno ad accoglierlo. Sembrava anzi che le porte e le finestre si sbarrassero al suo passaggio e a nulla valeva bussare. Neanche le voci dei bambini si udivano, nessuno rincasava dalla campagna.
Solo una porta era aperta e davanti c'era un uomo con la barba lunga, fermo, che guardava verso di lui. La casetta era separata dal paese, vicino a una collinetta dolce. Come un avamposto a sporgersi sulla grande valle del fiume sottostante, essa teneva sollevato un lembo di terreno creando un piccolo avvallamento appena sotto al paese, il suo naturale luogo di incontro, di feste e giochi che in quel momento sembrava abbandonato.
Il vecchio Fermo si fece da parte per fare entrare il giovane, senza una parola lo fece sedere e gli portò una zuppa calda, quindi gli offrì un giaciglio semplice come il suo.
Quella notte Giorgio fece un sogno: uno straniero luminoso gli veniva incontro e gli diceva: “Devi sconfiggere il drago che con il suo alito di morte uccide la fiducia e la gioia di questa gente. Eccoti la mia spada di luce e il mio scudo. Quando il drago ti assalirà e quando sarà il momento di colpirlo, chiama il mio nome e sarò con te. Io sono l'Arcangelo Michele.”
La mattina seguente, Giorgio si alzò e notò che il vecchio era seduto nella medesima posizione in cui l'aveva visto la sera prima e guardava intensamente qualcosa sulla parete di fronte a lui. Una spada di luce, la stessa che per anni era apparsa nella mente di Fermo, la stessa che Giorgio aveva visto nel sogno, fiammeggiava davanti ai loro occhi, così vera da poterla toccare.
Il vecchio tolse l'arma dal muro a cui era appesa e la porse al giovane, quindi uscì dalla casetta e indicò la strada che portava al castello di Sagliano e proseguiva poi sprofondando dentro la stretta gola del Torrente Crenna.
Scendendo per il sentiero, lo stesso che aveva percorso la principessa, anche il cavaliere sentì la fatica e la disperazione che prendevano il sopravvento. A un certo punto mise un piede in fallo e scivolò per qualche metro trovandosi all'imboccatura di una grotta naturale. Si stava rialzando dolorante quando sentì una mano afferrarlo da dietro per un braccio. Era una vecchia avvizzita e piegata dagli anni eppure la stretta sul braccio era forte. “Non potrai ucciderlo senza questo” gracchiò la donna e gli indicò una pozza del torrente in cui si rispecchiava il bosco e un minuscolo scampolo di cielo. Giorgio si avvicinò e si accorse che non si trattava di acqua ma di una superficie solida. Era un grande specchio rotondo. Affondò la mano nell'acqua e lo sollevò, dietro aveva le cinghie da legare al braccio, proprio come uno scudo.
Il giovane indossò lo scudo e si girò verso la vecchia per ringraziarla, ma lei gli gridò aspra: “Va' via, non perder tempo, stolto!”

In quel momento si udì il terribile ringhio del drago e Giorgio si mise a correre risalendo la sponda opposta a quella da cui era disceso, sentiva che doveva allontanarsi da quella gola per poter recuperare le sue energie. Il drago lo seguiva dimenando la coda e ringhiando e sputando fuoco. Gli alberi si carbonizzavano o venivano strappati dal drago che tentava di farsi largo. Senza le radici degli arbusti, il terreno sabbioso e scosceso franava sulla bestia che non riusciva a raggiungere l'uomo, più agile e leggero.
Quando finalmente Giorgio giunse in cima alla collina da cui si vedeva, oltre la gola del Crenna, la casa di San Fermo alla stessa altezza, si fermò e si preparò ad affrontare il drago che ormai era a poche decine di metri. “Michele!!!” gridò Giorgio e si protesse con lo scudo dalla violenta fiammata del suo avversario. La fiamma colpì lo specchio e ritornò indietro bruciando l'animale che muggì di rabbia, allora il giovane impugnò la spada di luce e al grido “Michele!” la scagliò colpendo in pieno il bersaglio che precipitò lungo il pendio di sabbia e sassi che si riversarono sul suo corpo, seppellendolo.
Il cavaliere, ancora ansimante si lasciò cadere in ginocchio e ringraziò l'Arcangelo Michele.
Poi, si piegò fino a toccare con la fronte la terra e rimase così a lungo.
Si riscosse dopo un tempo che non avrebbe saputo definire, intorno era già scuro, alzò il capo e vide dinnanzi a sé una bambina con un vestitino bianco. Una sottilissima luna, ricurva e delicata come una ciglia stava sorgendo da dietro la collina e sembrava appoggiata sulla sua testa come una corona.
“Grazie” disse lei. “Andiamo a dare la buona notizia al paese.”
Il cavaliere seguì la bambina, ridiscesero nella gola del Crenna e passarono davanti alla grotta. “Devo ringraziare la vecchina che mi ha dato lo scudo”
“La vecchina non c'è più.” ribattè la bimba senza aggiunge altro.
Quando arrivarono al castello le luci erano tutte accese. In tutto il paese le finestre erano illuminate e aperte per fare entrare il fresco della sera, tutto era tornato vivo come sempre, come se fosse sempre stato così.
La gente non si era resa conto che la causa dei malumori, della sfiducia e della rabbia era il drago e ora non si rendeva conto che la causa della ritrovata serenità era la sua uccisione.
La bambina provò a raccontare che cosa aveva fatto Giorgio, ma la gente, anche il Re e la Regina, sorridevano e dicevano “Oh, che fantasia questa piccola principessa!” e poi offrivano un bicchiere di vino al forestiero.
Solo San Fermo aveva visto tutto e sapeva. Solo lui abbracciò il valoroso cavaliere e lo ringraziò.
Giorgio condivise per un tempo il tetto e lo stile di vita con il vecchio eremita.
Poi decise di costruirsi una casetta sulla collina al di là del Crenna, dove aveva combattuto con il drago e dove ancora oggi si può vedere la frana provocata dalla caduta della bestia. La Chiesetta di San Giorgio che spicca contro il cielo e che si scambia occhiate di intesa con la Chiesetta di San Fermo vicino a Sagliano è stata costruita proprio dove il cavaliere aveva stabilito la sua dimora.

* pare che"crenna" in alcuni dialetti indichi una fessura tra le pareti rocciose, alcuni storici sostengono che significhi "trincea naturale atta alla difesa."
(tra parentesi: in milanese "crenna" indica la fessura femminile per antonomasia.)
La frazione Altrecase è stata effettivamente abbandonata qualche decennio fa a causa del rischio frane e i suoi abitanti sono spostati sulla strada che sale da Ponte Crenna a Sagliano, portandosi dietro il nome privo di fantasia, o forse colmo di ironia, Altrecase.


Avventura coi bambini
Sulle tracce del drago



















Nessun commento: