venerdì 5 settembre 2014

Il lato oscuro della Valle Staffora e le grotte di San Ponzo

Il 5 settembre è compleanno della Mimmi, per questo ieri siamo andati a fare una gita alle grotte di San Ponzo, che sono a 10 minuti da Sagliano, ma dall'altra parte dello Staffora, sul lato oscuro della montagna.
Ci siamo andati perchè abbiamo scoperto che San Ponzo, che doveva essere senz'altro cicciottino- lo si capisce dal nome, come ha osservato Jonas-, era un legionario romano. E siccome il nostro San Fermo era un centurione, è praticamente sicuro che si siano conosciuti mentre combattevano nell'Esercito Romano. La leggenda in verità narra soltanto che questo santo viveva in una grotta, nutrendosi di ciò che gli offriva il bosco e dell'uovo che ogni giorno una gallina deponeva per lui. Poi naturalmente, da buon cristiano, è stato martirizzato, lo hanno decapitato e si narra che avessero cercato di portare la sua testa alla parrocchia di Montalto, ma che essa fosse divenuta pesantissima proprio mentre il carro dei buoi con la preziosa reliquia stava passando per il paese di Fortunago, dove Ponzo da giovane aveva fatto il garzone e aveva fatto scaturire una fonte d'acqua per abbeverare i buoi di cui si occupava.

Anche di San Fermo si sa poco o niente se non che fu martirizzato pure lui o forse morì di fame (però questo ai miei figli non glielo ho ancora raccontato, non sono pronta). Con un po' di spirito investigativo e quattro secchielli di fantasia per noi è comunque evidente che Fermo era stato chiamato così invano dai suoi genitori, che l'avevano appunto fatto arruolare nell'esercito sperando che si desse una calmata. Quando era centurione non era per niente santo, anzi, era un violento impulsivo che non sapeva nè obbedire agli ordini dei suoi superiori nè impartire ordini sensati ai suoi uomini e li obbligava a compiere misfatti inutili ed efferati. (vedi la nostra storia "Quando san Fermo si fermò")
E il povero Ponzo, cicciottino e di buon cuore, figlio di contadini, per un pezzo non trovò il modo di sottrarsi alle umiliazioni e agli ordini ingiusti che riceveva, finchè un giorno esasperato decise di fuggire dall'esercito e si nascose nei boschi. Promise a se stesso che non avrebbe mai più obbedito a nessuno e non avrebbe più avuto padroni. Essendo povero, l'unica possibilità che aveva era quella di vivere di ciò che la natura gli offriva. Deve essere stato in questo momento della sua vita che ha conosciuto la buona novella. La Mimmi è sicura che lui abbia incontrato come noi la Madonna dei Buschi nella grotta rosa e dorata che si trova davanti a casa nostra. E' molto probabile in effetti. Forse Ponzo era venuto fino ai Buschi perchè aveva sentito parlare di San Fermo. Anche lui infatti aveva lasciato l'esercito (o forse l'avevano cacciato, chissà se a quei tempi le forze dell'ordine che compivano abusi di potere venivano punite o se non si usava neanche allora), però inizialmente Fermo aveva continuato a comportarsi come al solito. Se voleva qualcosa se la prendeva, viveva come un brigante, anche lui non obbediva a nessuno, ma al contrario di Ponzo non aveva rispetto per niente e per nessuno. Come, da digraziato quale era, Fermo sia divenuto santo, è una storia lunga. Sta di fatto che quando i due commilitoni si rincontrano sono entrambi molto cambiati: l'uno è diventato immobile e calmo come una collina, l'altro scattante e attento come un cervo delle foreste.
Fermo non parla più da anni, la sua lingua ha insultato e bestemmiato tanto che non ha più niente da dire, ma i suoi occhi raccontano tutto, specialmente a chi ha imparato ad ascoltare storie dagli alberi e dalle rocce e da anni non sente più voce umana.
Ponzo abbraccia con lo sguardo la collina illuminata dalla luna di notte e dal sole di giorno e sente la quiete che essa emana. Seguendo lo sguardo dell'ex-centurione intuisce il pericolo che si trova nella gola profonda del Crenna, il respiro del Drago delle Tenebre si può quasi percepire. Ponzo capisce che Fermo non può lottare contro il drago, perchè se impugnasse la spada e abbandonasse la sua calma per colpire un nemico perderebbe tutto il suo potere. Tutta la sua forza è racchiusa nell'immobilità e nel silenzio. Neanche Ponzo può affrontare il Drago direttamente, ha scelto di non usare armi e di non fare mai più male a nessun essere vivente, non vuole abbattere nemmeno un albero per costruirsi una casa.
Dopo una giovinezza passata a seguire il potere delle Tenebre, Fermo ha scelto la Luce e la Pace. Ponzo invece sceglie di affrontare le Tenebre, a modo suo. Si trasferisce a vivere nel lato oscuro della valle Staffora, sceglie una grotta esposta a nord in una foresta di castagni piena di ricci accuminati che si conficcano nei suoi piedi nudi. Ma dentro a quell'involucro di spine c'è un frutto nutriente che lo tiene in vita per tutto l'inverno.
Forse è proprio a causa del rifiuto di avere un capo che a San Ponzo è stato mozzato il capo? Forse per questo la sua testa è diventata pesante come un macigno e si trova a Fortunago, mentre il suo corpo è rimasto a Semola, vicino alla grotta?
Eravamo curiosi di sapere come continuava la storia, per questo siamo andati a vedere le grotte. Per la strada la Mimmi ci spiega che Ponzo conosceva senza dubbio la pricipessa Selvaggia di Oramala.
Il castello di Oramala (che un tempo si chiamava Auramala) si vede molto bene dalla chiesetta di San Fermo, si trova alle sue spalle, dalla parte opposta rispetto al Crenna. Che ci abitasse una principessa di nome Selvaggia pare sia un dato storico, che lei fosse nientepopodimeno che la sorella di Fermo invece fa parte dei gossip che la Principessa di Sagliano ha rivelato alla Mimmi una notte che si sono incontrate nel bosco insieme ad Enea.
Del resto mettetevi nei panni dei genitori di Fermo: dopo aver dato questo nome al figlio e aver scoperto che il figlio era l'esatto contrario di ciò che loro gli auguravano, provarono a fare il gioco inverso con la figlia. Sperando che essa diventasse assennata e colta, la chiamarono Selvaggia. Pare anche per i primi anni l'escamotage abbia funzionato: la bimba era docile e beneducata. Poi però quando giunse il momento di sposarsi, la ragazza si rifiutò. L'unica alternativa al matrimonio ai tempi era il convento, ma Selvaggia a quel punto aveva ritrovato il senso profondo del proprio nome ed era fuggita nei boschi. Anche lei aveva imparato come nutrirsi di bacche e radici. Secondo le insinuazioni del nostro giovane amico Diego, lei e Ponzo se la intedevano...ma questo non ci è dato saperlo.
Mentre cerchiamo di distinguere sommariamente i dati storici dai pettegolezzi e le ipotesi plausibili dai voli pindarici, ci stiamo avvicinando alle grotte di San Ponzo. Mancano pochi metri, ma la Mimmi d'un tratto dice che vuole tornare a casa e che ha paura. Insisto per arrivare almeno fino alle grotte.
Eccoci arivati! Nella fenditura della roccia è stato costruito un piccolo oratorio in pietra. Il bosco è silenzioso in modo inquietante. La Mimmi comincia a piangere.
"Cos'è quello?!" dice Diego di scatto indicando qualcosa di bianco e piccolo in un angolo scuro della grotta sgocciolante. Ci avviciniamo molto cautamente "è solo una madonnina bianca, non c'è niente di cui avere paura." dico io cercando di essere rassicurante. La Mimmi piange disperata "voglio tornare a casa!", la prendo in braccio, vorrei almeno andare a vedere l'altra grotta, più piccola e più difficile da raggiungere, dove probabilmente il santo dormiva al riparo dalle bestie e dall'umido. E' stata messa una corda per aiutare la scalata, Jonas e Diego vorrebbero provare, la Mimmi non mi stacca le braccia dal collo e continua a gridare "no, non andate, sono preoccupata!".
I ragazzi decidono che magari alla grotta ci andranno un'altra volta. Dicono che a loro non ha fatto paura per niente, ma che per oggi possiamo anche tornare a casa.
Suonano le campane. La Mimmi dice "E' mezzogiorno". La gita con pic nic è stata molto rapida. Torniamo giù di buon passo. La piccola si tranquillizza un po', ma quando Diego indica un albero e dice "guarda: sembra una donna... o un uomo. Senza testa." lei mi prende la mano e inizia a scendere ancora più rapidamente.
In Guatemala la gente dice che non bisognerebbe trovarsi in posti isolati a mezzanotte e a mezzogiorno. Io sono molto stupita. Era da molti anni che non mi capitava di provare sensazioni di paura in un luogo naturale. A Sagliano vado in giro nel bosco la notte da sola senza nessun timore.
Cosa può essere successo in quel bosco di così terribile? Forse San Ponzo è stato decapitato proprio lì davanti alla sua grotta? Forse in quel bosco vivevano selvagge anche altre donne che conoscevano e curavano e non si piegavano alle regole della società? A Varzi c'è una torre, chiamata della Strìa, dove dicono che venissero rinchiuse le streghe nel medioevo, prima di essere bruciate. E' proprio vero allora che San Ponzo ha scelto di addentrarsi nelle Tenebre, nell'oscurità dell'ignoranza e della cattiveria umana...

Ecco perchè non mi va di raccontare le storie dei martiri ai miei figli, ecco perchè non racconto quello che so sui processi alle streghe e non voglio dettagli su ciò che succedeva nei campi di concentramento. Ecco perchè non me la sento di raccontare la storia di un uomo che muore crocifisso, ucciso da altri esseri umani.
Vorrei poter raccontare ai miei figli che tanto tanto tempo fa la gente era molto ignorante e spaventata e per farsi forza sceglieva persone più fragili e indifese e le definiva cattive e sbagliate. Vorrei raccontare ai miei figli che è stato necessario che l'umanità passasse questa fase vergognosa e che grazie alla consapevolezza di tutto il male che è stato compiuto, essa è oggi in grado di scegliere liberamente il bene e la verità, sapendo che non coincidono con un'appartenenza etnica, una religione o uno stile di vita.
Forse il senso del male è più complesso, o più semplice. Io voglio solo che i miei figli abbiano fiducia nell'Essere Umano.





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