segue da "La guerra educativa (parte 1)"
24 aprile, ultima scena del gioco Resistenza ai Buschi
"Compagni, è molto pericoloso quello che sta succedendo, ve ne accorgete? Sapete che molti partigiani sono morti per mano di altri partigiani?"
I bambini sbarrano gli occhi. "Davvero? E perchè?"
"Perchè anche a loro è capitato quello che è successo a voi, si sono messi a litigare invece di restare uniti."
Dopo un attimo di silenzio denso, il Comandante Nemo accetta di mettere da parte la sua rabbia nei confronti di Cristallo Blu, che si era messa a urlare a squarciagola perchè il comandante, nel tentativo di impossessarsi prima di lei della mappa del Rifugio partigiano, l'aveva un po' spintonata.
I due si sono stretti la mano e così tutti uniti hanno potuto prendere possesso dello Spazio Minori Autogestito.
25 aprile, alba.
"Oggi che è il 25 aprile facciamo ancora il gioco dei partigiani nel bosco come l'anno scorso (vedi: (Noi non siamo mai stati fascisti), ma questa volta vogliamo portarci anche le nostre armi e vogliamo sparare anche noi."
In verità, dopo la commemorazione partigiana a Oramala (vedi L'orrore per le armi) e la caccia al tesoro saglianese conclusasi con la conquista del rifugio partigiano (vedi la resistenza dei Buschi), noi adulti saremmo anche stati sazi.
Al massimo avremmo proposto un nascondino itinerante per farli arrivare fino alla radura per il pic nic. Ma i ragazzi giustamente non volevano solo dover fuggire dai fascisti, volevano sfoggiare i loro mitra di lego e usarli per difendersi.
"Cerchiamo però di non ucciderli i fascisti, ma di sparare solo in aria per spaventarli, perchè se no poi loro fanno le rappresaglie sui civili e noi non vogliamo che fare male ai civili" A parlare così è il saggio Comandante Nemo, che va in seconda media ed è uno còlto, è abbonato a Internazionale.
Questo ci rassicura un po', perchè l'idea di giocare alle sentinelle fasciste isolati in mezzo al bosco in balia di un'orda di partigiani minorenni molto agguerriti non ci lasciava così tranquilli.
Si stabilisce che per colpire una persona bisogna vederla, urlare il suo nome seguito da "tatatatatata!", durante la raffica ci si deve nascondere perchè se si viene colpiti più di 3 volte si muore.
"Ok, allora ognuno ha tre vite"
"No, ognuno ha una vita sola, però la prima volta viene colpito a un braccio, la seconda a una gambe e la terza al cuore. I compagni che lo sanno cercheranno di proteggere i feriti, e chi non è mai stato colpito andrà in avanscoperta visto che rischia meno. Tutti devono sapere come stanno gli altri della brigata e bisogna sempre stare uniti." (Trovo orribilmente diseducativo il concetto videogamoso di "avere tante vite". Per quanto non escluda la trasmigrazione o reincarnazione che dir si voglia, credo si debba vivere ogni vita come se fosse l'unica. E' un gioco anche questo in fondo. A volte è rilassante pensare che questa è solo una piccola parentesi vissuta dalla nostra anima, ma non per questo vale la pena impegnarsi di meno. E' come se un giocatore di calcio pensasse. "beh, ma se perdiamo questa partita ne vinceremo altre, chissenefrega." io lo penso, in verità, quando faccio giochi sportivi di squadra. Sarà per questo che sono una schiappa?).
Ecco come siamo arrivati a proporre giochi guerreschi con tanto di mitra, pur essendo dei ferventi pacifisti e avendo orrore delle armi.
segue...
24 aprile, ultima scena del gioco Resistenza ai Buschi
"Compagni, è molto pericoloso quello che sta succedendo, ve ne accorgete? Sapete che molti partigiani sono morti per mano di altri partigiani?"
I bambini sbarrano gli occhi. "Davvero? E perchè?"
"Perchè anche a loro è capitato quello che è successo a voi, si sono messi a litigare invece di restare uniti."
Dopo un attimo di silenzio denso, il Comandante Nemo accetta di mettere da parte la sua rabbia nei confronti di Cristallo Blu, che si era messa a urlare a squarciagola perchè il comandante, nel tentativo di impossessarsi prima di lei della mappa del Rifugio partigiano, l'aveva un po' spintonata.
I due si sono stretti la mano e così tutti uniti hanno potuto prendere possesso dello Spazio Minori Autogestito.
25 aprile, alba.
"Oggi che è il 25 aprile facciamo ancora il gioco dei partigiani nel bosco come l'anno scorso (vedi: (Noi non siamo mai stati fascisti), ma questa volta vogliamo portarci anche le nostre armi e vogliamo sparare anche noi."
In verità, dopo la commemorazione partigiana a Oramala (vedi L'orrore per le armi) e la caccia al tesoro saglianese conclusasi con la conquista del rifugio partigiano (vedi la resistenza dei Buschi), noi adulti saremmo anche stati sazi.
Al massimo avremmo proposto un nascondino itinerante per farli arrivare fino alla radura per il pic nic. Ma i ragazzi giustamente non volevano solo dover fuggire dai fascisti, volevano sfoggiare i loro mitra di lego e usarli per difendersi.
"Cerchiamo però di non ucciderli i fascisti, ma di sparare solo in aria per spaventarli, perchè se no poi loro fanno le rappresaglie sui civili e noi non vogliamo che fare male ai civili" A parlare così è il saggio Comandante Nemo, che va in seconda media ed è uno còlto, è abbonato a Internazionale.
Questo ci rassicura un po', perchè l'idea di giocare alle sentinelle fasciste isolati in mezzo al bosco in balia di un'orda di partigiani minorenni molto agguerriti non ci lasciava così tranquilli.
Si stabilisce che per colpire una persona bisogna vederla, urlare il suo nome seguito da "tatatatatata!", durante la raffica ci si deve nascondere perchè se si viene colpiti più di 3 volte si muore.
"Ok, allora ognuno ha tre vite"
"No, ognuno ha una vita sola, però la prima volta viene colpito a un braccio, la seconda a una gambe e la terza al cuore. I compagni che lo sanno cercheranno di proteggere i feriti, e chi non è mai stato colpito andrà in avanscoperta visto che rischia meno. Tutti devono sapere come stanno gli altri della brigata e bisogna sempre stare uniti." (Trovo orribilmente diseducativo il concetto videogamoso di "avere tante vite". Per quanto non escluda la trasmigrazione o reincarnazione che dir si voglia, credo si debba vivere ogni vita come se fosse l'unica. E' un gioco anche questo in fondo. A volte è rilassante pensare che questa è solo una piccola parentesi vissuta dalla nostra anima, ma non per questo vale la pena impegnarsi di meno. E' come se un giocatore di calcio pensasse. "beh, ma se perdiamo questa partita ne vinceremo altre, chissenefrega." io lo penso, in verità, quando faccio giochi sportivi di squadra. Sarà per questo che sono una schiappa?).
Ecco come siamo arrivati a proporre giochi guerreschi con tanto di mitra, pur essendo dei ferventi pacifisti e avendo orrore delle armi.
segue...
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