Segue da La guerra educativa e l'orrore per le armi (parte1)
La guerra educativa: superare i conflitti e vivere pienamente (parte 2)
Uno degli obiettivi educativi che mi ero preposta con i giochi partigiani era che i bambini facessero un pezzo di strada da soli nel bosco.
Per essere sicura che non si perdessero, la mattina li ho accompagnati in una perlustrazione (rassicurandoli sul fatto che la mattina i fascisti dormono e che potevano muoversi tranquillamente. I giovani però hanno voluto portarsi dietro i mitra di lego, per sicurezza, e il fato ha voluto che proprio quando stavo invitando Volpe Rossa a prendere appunti su un quaderno per poter poi disegnare una cartina per mostrare a tutti il percorso, il suo mitra, che mi aveva affidato, mi sia sfuggito dalle mani- perchè avevo in braccio il partigano Pam!. Il mitra non si è limitato a rompersi, ma è caduto proprio nell'unica grata che io abbia mai visto a Sagliano, che si situa esattamente davanti al cancello dove sono rinchiusi due grossi maremmani che se ti fermi per troppo tempo nei pressi si gettano con tanta violenza sulla rete che i padroni devono uscire per tenere fermo il cancello. Volpe Rossa, con il quale per altro ho uno stretto legame di parentela, non me l'ha ancora perdonata. Questo solo per dire che proporre giochi educativi ai propri figli a volte è molto impegnativo).
Dopo aver spiegato su quale strada ci sarebbero state le guardie e aver fatto perlustrare una comoda via alternativa, indicando i punti in cui avrebbero trovato sentinelle (ossia uno di noi adulti che quindi avrebbe monitorato a debita distanza l'esperimento di autonomia) e il punto in cui avrebbero trovato i rifornimenti (cose che li avrebbe obbligati a fare l'unica strada sensata per arrivare alla Radura) ho piazzato i miei complici e mi sono diretta alla radura con un bastone che poteva assomigliare a un fucile.
Inutile dire che i partigiani, dopo aver diligentemente disegnato la cartina come io avevo perentoriamente suggerito, decisero di fare tutt'altra strada, circumnavigando l'intera collina e impiegandoci 2 ore a raggiungere la radura, a fronte dei 20 minuti che ci avrebbero impiegato con la "strada alternativa" che avevo cercato di proporre ma in modo non sufficientemente fascista per non rovinare il gioco. Così facendo furono evitati anche gli adulti appostati, che dopo un po' iniziarono a inquietarsi. Fare le sentinelle sapendo che 5 partigiani potrebbero spuntare da un momento all'altro e spararti e non vederli mai arrivare è un'esperienza che logora davvero i nervi. Io sulla cima della collina, mentre il tempo passava, non sapevo più da dove sarebbero venuti fuori, visto che evidentemente non avevano seguito il percorso che avevo immaginato. Se sei un genitore giocatore, preferisci non attribuire la tensione alla simulazione di guerra, è più facile trincerarsi dietro a una razionale preoccupazione per la prole. Io invece ero certa che loro sapessero come arrivare alla radura e posso garantire che quella sensazione di vago disagio era dovuta al pensiero di come sarebbe stata la mia vita se in mezzo ci fosse stata una guerra.
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La guerra educativa: superare i conflitti e vivere pienamente (parte 2)
Uno degli obiettivi educativi che mi ero preposta con i giochi partigiani era che i bambini facessero un pezzo di strada da soli nel bosco.
Per essere sicura che non si perdessero, la mattina li ho accompagnati in una perlustrazione (rassicurandoli sul fatto che la mattina i fascisti dormono e che potevano muoversi tranquillamente. I giovani però hanno voluto portarsi dietro i mitra di lego, per sicurezza, e il fato ha voluto che proprio quando stavo invitando Volpe Rossa a prendere appunti su un quaderno per poter poi disegnare una cartina per mostrare a tutti il percorso, il suo mitra, che mi aveva affidato, mi sia sfuggito dalle mani- perchè avevo in braccio il partigano Pam!. Il mitra non si è limitato a rompersi, ma è caduto proprio nell'unica grata che io abbia mai visto a Sagliano, che si situa esattamente davanti al cancello dove sono rinchiusi due grossi maremmani che se ti fermi per troppo tempo nei pressi si gettano con tanta violenza sulla rete che i padroni devono uscire per tenere fermo il cancello. Volpe Rossa, con il quale per altro ho uno stretto legame di parentela, non me l'ha ancora perdonata. Questo solo per dire che proporre giochi educativi ai propri figli a volte è molto impegnativo).
Dopo aver spiegato su quale strada ci sarebbero state le guardie e aver fatto perlustrare una comoda via alternativa, indicando i punti in cui avrebbero trovato sentinelle (ossia uno di noi adulti che quindi avrebbe monitorato a debita distanza l'esperimento di autonomia) e il punto in cui avrebbero trovato i rifornimenti (cose che li avrebbe obbligati a fare l'unica strada sensata per arrivare alla Radura) ho piazzato i miei complici e mi sono diretta alla radura con un bastone che poteva assomigliare a un fucile.
Inutile dire che i partigiani, dopo aver diligentemente disegnato la cartina come io avevo perentoriamente suggerito, decisero di fare tutt'altra strada, circumnavigando l'intera collina e impiegandoci 2 ore a raggiungere la radura, a fronte dei 20 minuti che ci avrebbero impiegato con la "strada alternativa" che avevo cercato di proporre ma in modo non sufficientemente fascista per non rovinare il gioco. Così facendo furono evitati anche gli adulti appostati, che dopo un po' iniziarono a inquietarsi. Fare le sentinelle sapendo che 5 partigiani potrebbero spuntare da un momento all'altro e spararti e non vederli mai arrivare è un'esperienza che logora davvero i nervi. Io sulla cima della collina, mentre il tempo passava, non sapevo più da dove sarebbero venuti fuori, visto che evidentemente non avevano seguito il percorso che avevo immaginato. Se sei un genitore giocatore, preferisci non attribuire la tensione alla simulazione di guerra, è più facile trincerarsi dietro a una razionale preoccupazione per la prole. Io invece ero certa che loro sapessero come arrivare alla radura e posso garantire che quella sensazione di vago disagio era dovuta al pensiero di come sarebbe stata la mia vita se in mezzo ci fosse stata una guerra.
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