martedì 2 maggio 2017

4. La guerra educativa: la competizione è naturale?


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Possiamo allora sostenere che attraverso a giochi di guerra si possono insegnare valori come la cooperazione, il pacifismo e la risoluzione pacifica dei conflitti (per lo meno all'interno della Brigata)?
E' un po' quello che si dice dello sport. Si tratta di giochi competitivi ma siccome si gioca in squadra favoriscono la capacità di collaborare.
E' un po' come quell'americano "insieme vinceremo", sbandierato spesso nei cartoni animati, che suona molto cooperativo ma in realtà rientra sempre in una logica di competizione, perchè c'è sempre qualcuno che perde.
Allora è vero che siamo animali competitivi e che homo homini lupus e che la selezione darwiniana e che è un istinto naturale cercare di vincere a scapito degli altri, eccetera, eccetera?
Io non ne sono così convinta.

Quando ho vissuto in Guatemala in una comunità maya ho provato a proporre ai bambini uno dei quei giochi di squadra in cui lo scopo è quello di prendere qualcosa prima degli altri, e loro non riuscivano a capire. Perchè alcuni dovevano impedire ad altri di fare ciò che in fondo tutti volevano fare? Perchè sprecare energie per fermare gli altri quando si poteva insieme raggiungere con facilità l'obiettivo senza conflitti? Ovviamente non hanno trovato il gioco molto divertente.

E' stato lì che mi sono chiesta se l'essere umano sia competitivo per natura oppure no.
In una cultura contadina è sensato essere competitivi? Gareggiare a chi a chi ha più terra, a chi ha lavorato e prodotto di più, a chi ha guadagnato più soldi?
Forse in un contesto in cui la terra a disposizione è poca, o se ci sono poche femmine e se le aggiudica chi ha uno status sociale più alto...
Nella cultura maya tutto questo non esiste. O meglio, non esisterebbe se non fossero arrivati fattori esterni a rompere equilibri millenari. Nei paesini di montagna che non sono stati devastati dalla pulizia etnica dell'esercito che sparava sulla popolazione inerme con l'obbiettivo dichiarato di prevenire la guerriglia, si può osservare come viene organizzata la vita comunitaria: ogni famiglia possiede la quantità di terra di cui necessita per vivere. Ogni famiglia si occupa inoltre di coltivare un terreno comunitario i cui prodotti verranno utilizzati per nutrire orfani e vedove o come assicurazione collettiva in caso di carestie o problemi coi raccolti.
L'energia in più viene quindi sempre reinvestita nella comunità perchè la comunità è l'unica forma di garanzia economica di questo tipo di società.
Anche nella vita contadina che ancora si può annusare in alcune pieghe dell'Oltrepò, si direbbe che la solidarietà e il mutuo aiuto, anche senza tirare in mezzo l'altruismo e la generosità, siano state sempre indispensabili per la sopravvivenza individuale e collettiva. Se vogliamo possiamo anche dire che è per puro egoismo e spirito di sopravvivenza che le culture legate alla terra sono cooperative.
E allora perchè invece oggi sembra che la competizione sia cosa giusta e naturale?
Perchè il nostro concetto di sviluppo si basa su un modello economico che richiede che alcuni, più capaci, più furbi o semplicemente ricchi di partenza, facciano investimenti economici pagando altre persone meno di quello che viene guadagnato dal loro lavoro affinchè ci siano utili da reinvestire per poter produrre di più e assumere ancora più persone e avere ancora più gente che guadagna soldi e quindi può spenderli e poter quindi produrre ancora di più e vendere ancora di più e guadagnare ancora di più, in un'escalation di benessere diffuso, libertà e pace.
[Se questo modello per un certo tempo si è dimostrato funzionare (a partire dal dopoguerra in Italia ha funzionato piuttosto bene), ora sembra essersi un po' inceppato. Forse perchè in natura niente può crescere a dismisura senza mai conoscere un'apogeo e poi un declino?]
Nella comunità maya in cui ho vissuto, erano evidenti i meccanismi sociali messi in atto per controbilanciare il rischio che qualcuno potesse sopravanzare gli altri. Se per esempio qualcuno andava a fare il bracciante presso un latifondo o emigrava negli Usa e tornava con dei soldi, e magari gli veniva l'idea di pagare delle persone che andassero a lavorare la terra al posto suo, o si comprava uno stereo nuovo, oppure se ad uno veniva affidato un ruolo di responsabilità che avrebbe potuto comportare qualche privilegio, nel giro di poco tempo gli "succedeva" qualcosa. Lui o qualcuno della sua famiglia iniziava a stare male. Era colpa dell'invidia, era una diretta conseguenza del fatto di essere guardati di "malocchio" dagli altri. L'unica soluzione in quei casi è andare da uno che "fa i lavori" per farsi togliere "il lavoro". Generalmente la cura consiste nello spendere tutti i soldi in eccesso per potersi liberare delle influenze maligne e ritornare come gli altri.
Questo spiega perchè è inutile cercare di proporre ai maya il nostro modello economico, primo perchè la loro cultura non prevede l'accumulo di capitale e l'arricchimento di pochi grazie allo sfruttamento dei molti, secondo perchè il nostro modello forse ha qualche piccola falla.

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