giovedì 28 aprile 2016

Antropolgia spirituale comparata ludico-sperimentale

Questo è il nome tecnico della mia disciplina prediletta:

Antropolgia spirituale comparata ludico-sperimentale

Se non si capisce subito che cosa è non importa, l'importante è che suoni importante, pomposa. Deve creare quel timore reverenziale cattetradico che ti fa sentire ignorante per cui annusci con aria seria e compassata per non far trapelare che non ne hai mai sentito parlare.
Del resto all'Università degli Studi di Trieste hanno aperto una facoltà  - che hanno inventato l'anno prima che mi iscrivessi io e hanno chiuso l'anno dopo che mi sono laureata - che hanno chiamato "Scienze e tecniche dell'Interculturalità". E' un bel nome no? Chi non vorrebbe diventare uno scienzato tecnico dell'interculturalità in questo mondo globalizzato?
Non potevano mica chiamarla "Facoltà di fare qualsiasi esame da qualsiasi altra facoltà di Trieste in qualsiasi ordine inventandosi da soli il piano di studi."
Io mi ci sarei iscritta lo stesso perchè era proprio quello che volevo fare, ma poi ineffetti dirlo in giro non suonava bene.
Tra i vari corsi che potevo scegliere di seguire oppure no, rimpiango ancora di non essere andata a capire che cosa insegnassero a quello di "zoologia applicata ai beni culturali"... forse della relazione morbosa tra i volatili e le opere pubbliche (come canta Elio e le storie tese nell'inno dei servi della gleba planetaria / schiavi della ghiandola mammaria: "Tu sei il mio piccione ed io il tuo monumento").
Insomma, questo era per dire che ora che ho trovato l'ambito per il mio dottorato, se nessuno mi vuole dare una borsa di studio me la prendo io, e ci metto dentro anche una coperta, un tamburo, e un po' di cibo.

Niente libri, perchè lo studio lo faccio a casa su internet o la sera a letto per diletto, invece la borsa la uso per la parte ludico-sperimentale della ricerca.
Ora vi spiego meglio di che cosa si tratta:
1) Si guarda il calendario e si vede quali feste vengono festeggiate nel mese corrente nelle varie culture che in quel momento suscitano la nostra simpatia.
2) Ci si documenta in modo più o meno approfondito in base al tempo a disposizione, al numero di bambini che si hanno in giro per casa e al clima (se c'è un bel sole per esempio lo l'approfondimento sarà opportunamente ridotto al minimo o rimandato a tempi peggiori).
3) Si cerca il modo più bello, più intenso, più divertente o quello che ci attrae di più, per celebrare, da soli o in compagnia, la festa prescelta. Nel caso ce ne siano un paio coincidenti si proceda a mescolarle.
4) Nella preparazione, nella celebrazione o a posteriori ci si interroghi sul perchè ogni ricorrenza viene festeggiata in quel momento dell'anno e in quel modo.
Qui entra in gioco l'antropologia. Perchè è molto interessante raccogliere la risposta che darebbe a questo quesito un soggetto "credente"- ossia appartenente al sistema religioso a cui fa riferimento la festa-, ma è necessario anche ricercare una risposta più ampia, che spieghi cioè perchè alla vita spirituale di quel gruppo umano serve quel modo specifico di celebrare la ricorrenza in questione. Da qui è possibile giungere a chiedersi a quale bisogno universale dell'anima risponde tale usanza tanto da poterla rendere interessante e coinvolgente anche per una persona "foresta" alla cultura a cui fa riferimento la festa.
5) Ci si appresti a sperimentare in prima persona la ricorrenza riproducendo il più fedelmente possibile le tradizioni ad essa associata. Nell'impossibilità di fare proprio tutto uguale, si scelgano solo gli aspetti che ci attirano.
No, non mi dite che questo criterio è poco scientifico.
La nostra anima è molto più saggia di noi, ed è attirata da ciò che le fa bene. (sì, a volte è attratta o distratta anche da cose che magari a noi non fanno bene, ma se lei va in quella direzione è perchè lì c'è qualcosa di importante per noi da imparare).
La scienza ha dimostrato che si verifica un apprendimento a lungo termine solo quando si è motivati, coinvolti emotivamente e rilassati.
Se ci si annoia ci si distrae, se ci si sforza senza comprendere il perchè lo si debba fare, senza provare gioia, solo per paura di una punizione o per ottenere una ricompensa, ciò che si impara va nella memoria a breve termine - vedi secchiatona prima dell'interrogazione di cui due giorni dopo non rimane più traccia.
Lo strumento più potente per apprendere è il gioco. Basta osservare la concentrazione di un bambino di pochi anni mentre gioca per capire che si tratta di un lavoro serissimo.
Se dunque vogliamo che questa antropologia sia comparata in modo sperimentale e non puramente accademico, occorre che essa venga vissuta come un'esperienza spirituale significativa, deve quindi essere nutriente e utile all'anima per evolversi, se no diventa folklore fine a se stesso.
Inoltre non è facile riprodurre l'intensità e l'importanza che viene attribuita a una festa appartenente a un altra cultura, a meno che non la si renda propria godendone in modo genuino. Senza la spinta del "si fa così perchè si è sempre fatto così e quindi va fatto così", il/la ricercatore/ricercatrice deve trovare un altro motore, che potrebbe essere "faccio così perchè hanno sempre fatto così e siccome mi sembra interessante/divertente lo faccio anche io."
Ed è questo il meccanismo che porta gli esseri umani a camminare su due zampe. E' solo il desiderio di imitare ciò che fanno gli altri a farci diventare umani. Se crescessimo in mezzo a un branco di lupi non ci verrebbe mai in mente di alzarci in piedi ma sapremmo catturare una gallina con la bocca.



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