venerdì 29 aprile 2016

Pasticceria a cavallo

A volte avere molte appartenenze culturali e religiose può essere impegnativo.
Se volessi essere fedele solo ad una di esse, escludendo le altre, la mia vita sarebbe molto triste, credo che ne soffrirei molto.
Se invece cercassi di essere fedele a tutte contemporaneamente la mia vita sarebbe un gran casino.

Ok, potrei volgere questa affermazione all'indicativo:
Dal momento che mi piace dare il giusto spazio a tutte le mie identità, la mia vita è un gran casino.
Un gran allegro casino.

E a chi mi dice che il mio modo di pescare di qua e di là tra le diverse tradizioni, mescolandole e pasticciandole tra loro, rischia di creare confusione e di essere anche superficiale, rispondo: è vero!
Ringrazio tutte le persone che negli scorsi millenni si sono dedicate con passione e serietà - e assoluta fedeltà - a mantere intatte tradizioni, saperi e pratiche, facendole arrivare fino a me oggi.
Senza di loro io sarei ancora appesa a un ramo ad assaggiare tutti i frutti per scoprire quali siano commestibili e quali mortali.
Mi tolgo il cappello e mi inginocchio sulle tombe di chi ci si rivolta dentro vedendo come accosto con disinvoltura quelle che loro considerano "verità sacre" - le loro - con "superstizioni" e "blasfemie" - le credenze degli Altri.
Vi assicuro che la mia non è mancanza di rispetto, è solo voglia di giocare, voglia creare nuove ricette con ingredienti sani e nutrienti.

Ho l'onore di vivere a cavallo tra due millenni. Questo è il tempo di voltarsi indietro e raccogliere con cura tutte le perle che abbiamo ereditato. Ma questo è anche il tempo buono per liberarci di tutto ciò che non serve più. Non si può caricare troppo questo povero cavallo!
Non possiamo portarci una libereria per ogni cultura importante che ci lasciamo alle spalle - e del resto di quale cultura si può dire che non sia importante?
Allora prendiamo solo l'essenza, solo una coppia di animali per ogni specie.
Allora allentiamo un po' di più la corda e caliamola nel pozzo delle conoscienze per attingere al fondo, al nucelo profondo di ogni cultura a cui abbiamo la possibilità di affacciarci. Prendiamo quello che ci dice qualcosa, oggi. Certo lasceremo indietro cose molto preziose, ma se non sappiamo cosa farcene è inutile caricarle, ci sarebbero solo di impiccio.
Io non sono un entomologa, non mi interessa classificare ogni farfalla inchiodandone il cadavere sotto al cartellino corrispondente. Non mi interessano merendine confezionate di folklore spendibile commerciamente.

Leggo, chiedo, lascio che le immagini si accostino tra loro, che i vasi comunichino tra loro. E poi provo, per vedere come ci si sente a dire un rosario dall'inizio alla fine, come ci si sente a passare una giornata di preghiera ed espiazione a Yom Kippur in un tempio dove si legge solo in ebraico e si attende con le lacrime agli occhi il suono dello shofar per sapere se D-o ci ha scritto nel libro della vita o della morte.
E dentro di me tutto si incontra, non posso evitarlo, dentro - come si dice a
chi storce il naso davanti a strani accostamenti di cibi - si mescola tutto.
Lo mettereste lo zucchero sugli spaghetti, o il caffè nell'insalata?
Beh, l'avete fatto milioni di volte dentro di voi!
Solo che io lo faccio anche fuori da me, e preparo per me, per i miei figli  e per chi ha fame, ma non vuole mangiare al fast food della spiritualità allevata in gabbia, golosi pasticcini mistici.


vedi anche:
Antropologia culturale comparata ludico-sperimentale
Liberazione dal comfort


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