domenica 2 agosto 2015

GLI UOMINI SONO TUTTI UGUALI? (prima parte)

1) Amore Vero, Amore Immaginato

Avevo 18 anni, una ragazza, più grande di me, mi disse in confidenza "gli uomini sono tutti uguali". Si trattava al tempo stesso di una rassegnata considerazione, un ammonimento e una trita ripetizione di un luogo comune sentito chissà quante volte.
Ale e Charo, 1995
Io invece la presi per una buona notizia.
Gli uomini per me erano mio papà, mio fratello, cugini, zii, i miei compagni, bambini e adulti vari ma sopratutto Ale.
Ale era il Mio Fidanzato da quando avevo 14 anni, era il Mio Primo Vero Amore, laddove con "Vero" si intende fatto di carne, concreto, tangibile, presente quotidianamente nella mia vita reale, l'Uomo che con infinita pazienza e dolcezza mi aveva fatto comprendere, senza molte parole, perchè è una bella idea avere un corpo in un tempo in cui lo consideravo solo un contenitore troppo stretto e scomodo.
il galata morente
"Vero" in contrapposizione a "Immaginato" perchè prima di lui c'erano solo stati innamoramenti infantili, ossia un misto di simpatia, affetto, curiosità e fantasia in cui non c'era una grossa differenza tra il compagno di classe appena sbarcato dal Cile, con il suo bagaglio di carisma e sofferenza, il capo della banda di Longeverne del libro "La Guerra dei Bottoni", strafottente e nobile d'animo, il Galata morente, virile e drammatico, e Bon Jovi.
Bon Jovi
Bon Jovi è stato l'unico innamoramento da vera teenager, alle medie non si può essere innamorati di personaggi di fantasia come Robin Hood o delle sculture di Michelangelo (che snob!), bisogna scegliersi un divo, possibilmente nordamericano. Il problema è che a me gli statunitensi non mi piacciono (non dico "americani" perchè solo i mapuche o i maya sono i veri americani per quel che mi risulta e mi sta sulle palle che quell'orda di conquistatori bianchi che si sono installati nel Nord America siano diventati gli americani per antonomasia), quindi per poter concedergli cittadinanza nei miei sogni rosa (non erano ancora a luci rosse) avevo dovuto portarlo indietro di qualche centinaio di anni, mettergli addosso un mantello e farlo scavalcare notte tempo il cancello che cingeva il giardino di ulivi, argentei sotto la luna, su cui si affacciava la mia finestra, basandomi su un'ambientazione di clandestinità alla Romeo e Giulietta.
Anche nelle vesti del giovane ribelle che si arrampica sul balcone di marmo affacciandosi alla mia camera con letto a baldacchino, l'incontro con questo perfetto sconosciuto mi lasciava un po' titubante, per me l'amore non solo doveva durare per sempre, ma doveva pure essere esistito da sempre, la storia dei colpi di fulmine non mi ha mai convinta. Per potermi abbandonare tra le sue braccia era necessario tutto un flashback in cui eravamo stati compagni di giochi nell'infanzia, segretamente innamorati fin dalla culla.
E' un po' come la storia di quel tizio che non vuole sposarsi perchè pensa: mio padre si è sposato con mia madre, mio nonno con mia nonna, mio zio con mia zia, e perchè io dovrei sposarmi con una sconosciuta?
Ecco perchè era indispensabile per me che l'Uomo della Mia Vita con cui costruire una famiglia fosse un amore se non di infanzia per lo meno di adolescenza.
Ale, 2000

Con Ale ho vissuto cinque anni di fidanzamento "vero", laddove con vero si intende che davvero, anche senza dichiararselo, si immaginava oltre un lontano orizzonte qualcosa di simile a una famiglia, con tanto di bambini ed orto finchè morte non ci separi.
Da qualche parte sentivo che però non avrei potuto stare con lui tutta la vita, in un contesto culturale in cui l'amore eterno è più un eccezione che una regola, senza avere raccolto abbastanza informazioni da poter essere sicura che stavo facendo una scelta consapevole. Se tutti gli uomini sono uguali, come le donne continuano a ripetere, e se con il primo capitato mi era andata così bene, pensavo che avrebbero potuto anche essercene altri altrettanto validi, non volevo essere còlta dal dubbio verso i trenta o quarant'anni con mutuo, prole e amici comuni da spartirsi, quando una lecita curiosità avrebbe comportato costi elevati.
In verità non riuscivo a immaginare una famiglia con qualcuno che non fosse Ale, ma come potevo essere certa che non si trattasse di una carenza di fantasia? Sapevo anche che andandomene via rischiavo di perdere il posto all'osteria. Ma la mia sconfinata fiducia nell'universo mi diceva che se davvero eravamo destinati a stare insieme tutto il resto della vita, al momento giusto ci saremmo ritrovati.
Non è stato per niente bello nè facile lasciarsi e non sapevo spiegarmi perchè senza preavviso, e senza essermi annoiata o aver smesso di amarlo, sentivo come urgente e giusto fare un pezzo di strada da sola, trovare il mio centro, stare da sola senza un abbraccio in cui sprofondare senza pensare più a niente e diventare una persona capace di amare non per bisogno di essere amata ma per desiderio di condividere e mettersi in gioco.

continua...
2) Uomini Ideali e Uomini Reali
3) L'Uomo della Mia Vita
4) Gli uomini NON sono tutti uguali

Nessun commento: