domenica 2 agosto 2015

GLI UOMINI SONO TUTTI UGUALI? (terza parte)

segue da 1) Amore Vero, Amore Immaginato
2) Uomini Ideale, Uomini Reali

3) L'Uomo della Mia Vita
A 24 anni mi ero stufata della vita da giovane del 2000, di quella prolungatissima adolescenza di chi si può permettere di sguazzare nel potrei fare tutto, potrei diventare qualsiasi cosa, potrei andare dovunque, potrei conoscere chiunque, sono libera di fare tutto ciò che voglio ma in verità non so cosa voglio nè so se poi ci riuscirò, o se poi mi piacerà.
Insomma, avevo deciso di passare alla seconda fase della vita, quella in cui si sceglie una strada e la si imbocca, anche assumendosi il rischio di fare scelte irreversibili. Sono pochissime le cose davvero irreversibili, direi che lo sono principalmente la morte e la vita. I figli sono un buon esempio di scelta irreversibile.
Ecco, ero pronta per una famiglia e dei figli, una strada che fino a cinquantanni fa sarebbe stata pressochè obbligata e non imboccarla volontariamente avrebbe richiesto una gran dose di coraggio e determinazione, mentre oggi rappresenta solo una delle possibili opzioni, considerate per altro ad altissimo rischio di fallimento, garanzia di grande sbattimento e irrimediabile riduzione di libertà.
A quel punto dichiarai chiusa la stagione degli esperimenti e decisi che avrei investito le mie energie solo nel costruirmi il lavoro dei miei sogni e nel coltivare una relazione con il futuro padre dei miei figli. Avevo un'idea piuttosto precisa delle caratteristiche che doveva avere l'Uomo della Mia Vita: prima di tutto doveva piacermi da matti, con una propulsione tale da non rischiare di spegnersi durante il lungo tragitto fino alla vecchiaia - e la cosa doveva per forza essere reciproca, e poi doveva essere una persona che condividesse i miei ideali, i miei sogni di vita bucolica con tanti bambini in una grande comunità solidale. Uno che avesse però anche un gran senso pratico e la voglia di sbattersi e impegnarsi senza cedere alla prima difficoltà. Insomma, dovevo trovare un uomo tipo Ale.
In quei cinque anni di separazione mi ero abituata a pensare al mio fidanzamento con Ale come a una fase della vita di cui continuavo a conservare un ricordo intenso e luminoso, ma che apparteneva al passato. Certo, se ci trovavamo a meno di 10 centimetri di distanza avevo la sensazione piuttosto intensa che ci fossero ancora delle cose interessanti che avremmo potuto fare insieme, ma la attribuivo a qualche forma di abitudine dura a morire e alla nostalgia per la fanciullezza passata.
Quindi dovevo trovare qualcuno tipo Ale, ma per quanto cercassi, non trovavo nessuno tipo Ale.
A un certo punto ebbi una folgorazione: l'unica persona uguale ad Ale è Ale!

Mi presi il tempo per essere ben sicura di quello che stavo desiderando e riuscii a percepire con chiarezza quell'istante in cui stai per "cadere in amore", come direbbero gli inglesi, ma potresti ancora ritrovare il tuo equilibrio, e l'istante successivo in cui sai bene che potresti anche farti un gran male eppure decidi di lasciarti cadere irrimediabilmente perchè senti che non avrebbe senso vivere diversamente da così.
Sapevo bene che non potevo permettermi di tirare in mezzo Ale per vedere come andava per poi cambiare idea più avanti. Sapevo che avrei dovuto investire un sacco di energie per convincerlo a fidarsi di nuovo di me e non era detto che ci sarei riuscita. Sapevo che o ero disposta a scommettere tutto o non era nemmeno il caso di mettermici.
Sapevo anche che con la rincorsa che stavo prendendo rischiavo di beccarmi una grossima botta sul naso, perchè ormai qualsiasi altra alternativa a stare con lui mi sembrava terribilmente triste e senza senso. Decisi però che se era nel mio destino che qualcuno mi spezzasse il cuore, era giusto che fosse Ale (e forse era anche l'unico che aveva possibilità di riuscirci), così almeno saremmo stati pari, visto che al primo giro ero stata io ad andarmene e a farlo il più velocemente e duramente possibile proprio perchè ritenevo che fosse la cosa più rispettosa da fare: un taglio netto è più facile da suturare.
Quando mi sentii certa che ero pronta ad amare Ale anche senza nessuna garanzia che diventasse migliore di ciò che era, ma anzi con la possibilità che invecchiando peggiorasse e diventasse grasso e pelato, andai da lui e senza troppi giri di parole gli dissi che avevo deciso di corteggiarlo perchè volevo fare una famiglia con lui.
Lui rimase un po' perplesso. "Cioè tu vuoi sposarmi? E me lo dici così?" "Così come?" "Così... senza nemmeno... delle rose..."
Sì, beh in effetti non gli stavo chiedendo di sposarmi, semplicemnete mi sembrava corretto avvisarlo, lui era libero di rifiutare il mio corteggiamento e di sottrarsi al mio progetto, o di accettare il corteggiamento e rifiutare il mio progetto, bastava che fosse ben informato sulla mia posizione.
Per lasciargli il tempo di rifletterci su, di laurearsi con calma, di viversi ancora qualche spensierata storiella prematrimoniale oppure di incontrare la vera donna della sua vita o anche di scappare in Giamaica per sicurezza, io avevo già deciso che sarei partita per il Guatemala da sola. Volevo fare almeno un Grande Viaggio prima di figliare, volevo vivere per un po' di mesi in una comunità maya, per vedere come è la vita per chi non nasce col sedere al caldo, per scoprire che cosa significa essere "stranieri" dal momento che volevo lavorare con gli "stranieri", ma sopratutto volevo dimostrare se non altro a me stessa che ero in grado di stare da sola senza fare esperimenti, ed essere proprio sicura che avrei continuato a sognare di sposare Ale anche da lontano, prima di iniziare seriamente il corteggiamento.

Continua... 4) Gli uomini NON sono tutti uguali

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